4. Che cosa strana

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Erik:

Ero al timone e guardavo i miei pirati indaffarati a svolgere i loro compiti. In quei momenti di tranquillità mi piaceva navigare nei miei pensieri.
Il viaggio era stancate sotto il sole cocente e la lettera di Derek era il mio chiodo fisso. Non gli avrei permesso, per niente al mondo, di sopraffarmi o di portarmi via Ruby.
Guardai per bene il ponte: la sua chioma rosso rame non spiccava tra i bucanieri e il suo esile corpicino non si muoveva aggraziato tra quella banda di mascalzoni. Insolito...
Sembrava essersi ripresa bene da quel giorno, era tutta pimpante e pronta per interrogare la corvina; ormai si era impuntata su quel compito e niente sembrava distrarla. La sera passata, prima di addormentarsi, mi aveva fatto il resoconto di tutte le sue ipotesi, ma non l'avevo ascoltata più di tanto. La mia attenzione era rivolta alla prigioniera; ero quasi sicuro che fosse lei la ragazza in possesso della mappa.

Mi risvegliai dai miei pensieri, disturbato dalle voci dei miei uomini intenti a intonare, anche se sarebbe stato meglio dire stonare, delle canzoni.
«Romeno, prendi il mio posto!»
Gridai ad alta voce, per farmi sentire. Tutti si voltarono verso di me, per pochi secondi, zittendosi. La mia voce non era risultata molto amichevole e il mio sguardo cupo non aiutava. Ruby diceva che avvolte i miei occhi si scurivano e la mia espressione, fredda e distaccata, era terrificante. Romeno mi raggiunse il più velocemente possibile e gli feci cenno di prendere il timone. Fatto ciò, andai nella stiva, con calma, senza affrettare il passo e sopprimendo il desiderio di rivedere quei due zaffiri: sembravano, letteralmente, due pietre preziose.

«Dannazione, smettila di controbattere!»
La luce era poca, così spostai la benda sull'occhio destro e vidi più chiaramente. A pochi passi da me c'era la figura minuta e poco formosa di Ruby. Guardava la prigioniera arrabbiata e se lei aveva perso le staffe con la prigioniera, figuriamoci io!
«Ruby» entrambe le donzelle si voltarono «Prenditi una pausa, ci provo io»
Lei indugiò, ma l'idea di un meritato riposo l'allettava troppo. Mi sorrise e, annuendo, mi passò di fianco; ma prima che si potesse allontanare troppo, le arruffai giocosamente i capelli. Con uno sbuffo a metà tra lo scocciato e il divertito, risalì sul ponte. Era una ragazza speciale, mi faceva sorridere e mi aveva insegnato a ristabilire dei rapporti più umani con gli altri; almeno, ci stava ancora lavorando.
«Qual è il tuo nome?»
«Ancora questa domanda? Lo avete capito che non vi rispondo!»
Affermò sbuffando e sedendosi a terra. Quel giorno era iniziato bene, non me lo sarei fatto rovinare così.
«È da un po' di giorni che non mangi e non bevi. Con questo caldo rischierai di morire, se non parli»
La corvina non rispose ed io sorrisi compiaciuto. Aprii un vecchio baule ed estrassi del pane, un po' duro ma pur sempre commestibile, e una borraccia di vino. Gli occhi azzurri della prigioniera mi scrutavano curiosi e sentii un brontolio, aveva fame, ne ero sicuro.

Ragazza senza nome:

Fantastico, stupida pancia del cavolo!
Il moro si avvicinò alla mia cella, aveva un piano per provare a farmi parlare. Povero illuso. Non avevo molta fame, avevo mangiato alle prime luci dell'alba, mi ero sgranchita le ossa con una nuotata notturna ed ero tornata nella mia cella, poco prima che Ruby entrasse.
«Allora, facciamo così: se mi darai delle informazioni su di te, io ti darò un pezzo di pane e del vino»
Annuii mite. Vedremo se ci riuscirai, caro capitano.
«Da dove vieni?»
Sorrisi, sarebbe stato più facile del previsto prenderlo in giro. Aprii la bocca e iniziai a parlare con un tono cadenzato e melodioso, non stavo propriamente rispondendo alla sua domanda, mettevo solamente una parola dietro all'altra senza un vero filo logico a unirle. Lo guardavo negli occhi e lui si perse nei miei: lo stavo amaliando.
Allungai la mano sorridendo dolcemente ed Erik, come previsto, mi diede un pezzo di pane. Non lo mangiai, lo poggiai a terra senza distogliere lo sguardo.
«Come mai vuoi sapere tante cose su di me?»
Chiesi tranquilla, sicura che ormai pendesse dalla mie labbra. Era divertente giocare con i capitani quando provavano a estrapolarmi informazioni.
«Le domande le faccio io, arpia»
Sorprendente lui scappò al mio controllo e con un rapido movimento mi prese il mento facendomi sbattere contro le sbarre. Dire che ero sorpresa era poco, non aveva ceduto alla mia persuasione.
I suoi occhi diventarono scuri mentre mi guardava minaccioso, ma poi mi spinse all'indietro e rischiai di cadere.
«Se non ti deciderai a parlare vedremo di trovare qualcuno a cui venderti, non ci servi e sospetto che tu sia una fattucchiera»
Lui se ne andò lasciadomi spiazzata. Non potevo permettere che mi vendesse o avesse dei sospetti, non prima di aver trovato le parole giuste. Mi avvicinai velocemente alle sbarre metalliche e sbattei le punte dei piedi una contro l'altra per due volte. Poi schioccai le dita e portai le mani alla testa. Avevo attirato l'attenzione di Erik, si era avvicinato e chiedeva a gran voce cosa stessi facendo.
Lo sentì sussultare e quando io aprii gli occhi indietreggiò. Orma era troppo tardi, i suoi ricordi mutarono e tutto ciò che aveva detto si modificò.
«Troverò il modo di farti parlare, stanne certa donna!»
E con questa esclamazione se ne andò furioso, lasciandomi sola. Quando chiuse la botola con un tonfo sospirai di sollievo. Come avrà fatto a non cedere al mio potere? È una cosa impossibile! Deve avere una volontà di ferro, però, se così fosse, non sarei riuscita a modificargli i ricordi.
Sbuffai sedendomi a terra e poggiando la testa sulle sbarre. Che cosa strana...
Allungai una mano e presi la borraccia che aveva abbandonato a terra. La aprii: era vino. Avevo bevuto sempre pochi liquori, rum e cose simili, non mi piacevano.
«Beh, concediamoci un pisolino. Forse riesco a vedere cosa succederà in futuro»
Richiusi la borraccia e mi lasciai scivolare a terra. Il buio mi aiutò ad assopirmi e presto fui catapultata nel mondo dei sogni.

Ruby:

Vidi Erik uscire con un'espressione cupa e poco rassicurante e, sistemandomi il capello enorme sulla testa, e gli corsi incontro sorridendo. Solo che, arrivata a pochi passi da lui, rimasi imbambolata a fissarlo, senza sapere che più che dire. Lui rise piano ed io inarcai le sopracciglia confusa.
«Cosa c'è, Ruby?»
I suoi occhi tornarono normali e le sue labbra si curvarono, anche se poco, all'insù. Non gli risposi, continuai a guardarlo. Per lo meno è tornato a sorridere.
«No, non ho scoperto niente, se è questo ciò che mi volevi chiedere. Ora va a servire le razioni di cibo, tra poco si mangeranno da soli... oh, e poi manda Romeo da me»
Annuii sorridente e lui si abbassò per stamparmi un bacio sulla fronte.
«Ti sta proprio bene la collana»
Balbettai un grazie e corsi via evitando di scontrare i corpi sudati e puzzolenti degli altri pirati. Tenni gli occhi semi chiusi e sentivo le guance andare a fuoco. Ma non potevo, non potevo proprio dichiararmi.

Angolo autrice:

Sto scrivendo tantissimo, sia avanti che indietro XD, ma con tutto il tempo libero che ho è un bene.
Allora? Nuove impressioni sui personaggi? Da 1 a 10 quanto vi piace Ruby?

Una Goccia di MareOn viuen les histories. Descobreix ara