19. Comando io

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Ignis(corpo):

Sollevai il corpo di Fantasy e lo caricai su una spalla, con poca attenzione. Sbuffai contrariato, avrei preferito eliminarla, non averla attaccata al collo ventiquattro ore su ventiquattro. Odiavo collaborare, era molto meglio fare da solo. Ma che ci potevo fare? Secondo Saturn, sarebbe servita.
Camminai nel buio più totale per diversi minuti, era tutto così monotono... alberi, alberi e solo alberi! Il silenzio era pericoloso, l'oscurità della notte ancora di più. Non avevo paura, quello mai, ma sentivo tanto freddo e vuoto dentro di me. Sapevo cosa mancava: la dolce, e succulenta, vendetta. Solo così, vedendolo esalare il suo l'ultimo respiro, sarei stato soddisfatto. Ne ero convinto.

***

Arrivai all'entrata di una vecchia miniera abbandonata, non fu difficile capire che la biondina ci avesse vissuto. Tutt'intorno era pieno di tracce magiche e, dentro, c'erano anche alcuni mobili invecchiati e malmessi.
Lasciai cadere il corpo di Fantasy, senza nessuna grazia, e mi sedetti a terra, a gambe incrociate davanti all'ingresso. Mi sentivo troppo pigro per degnarmi di accendere la lampada a olio e lasciai che il freddo e l'umido mi avvolgesse. Ridacchia tra me e me: anche se non ero un licantropo avevo una temperatura corporea più alta; il freddo non mi infastidiva. Guardai di sottecchi il corpo di Fantasy: il catrame, piano piano, stava tornando a ricoprire il buco che le avevo lasciato nel petto e, solo al mattino presto, riprese a muoversi.
Non ricordo se quella notte dormii. Forse chiusi gli occhi o forse rimasti a contemplare il vuoto, non avrei saputo dirlo tanto ero distratto.

***

Sentii dei fruscii, ma non mi voltai. Probabilmente la nuova Fantasy cercava di orientarsi e capire cosa era, dove era e quale era il suo compito. La sensazione della cupa morte e della lucente rinascita l'avevo sperimentata sul mio corpo; non era una bella sensazione, almeno, io pensavo che non lo fosse.
«Muoviti rammollito, abbiamo del lavoro da svolgere!»
Sbraitò lei. Alla faccia dello stordimento....
«Non rivolgerti così a me, tu devi stare ai miei ordini!»
Mi alzai e la fulminai con gli occhi, fronte contro fronte. Già odiavo collaborare, figuriamoci farmi comandare da una bambinetta viziata.
«E chi l'ha detto? Saturn forse?»
Digrignai i denti e la spintonai, ma lei non era minimante intimorita dalla mia aggressività.
«Ti ho già ucciso una volta mocciosetta, non mi sarà difficile metterti al tuo posto»
«Sono diventata più forte con la trasformazione, no?» sorrise strafottente «Largo ai giovani vecchietto»
Provò a colpirmi con una ginocchiata, prontamente la evitai. Lei guadagnava terreno mentre mi attaccava, io invece indietreggiavo sempre di più. Merda! Così non va bene.
Schivai il suo diretto inclinandomi in avanti e facendole lo sgambetto. Lei, avendo previsto la mia mossa, saltò. Ma così riuscii a colpirla, con un montante, allo stomaco. Fantasy ringhiò furibonda e, in men che non si dica, ripresa ad attaccare. Eravamo un turbinio di sguardi furiosi, di pugni e calci, di sgambetti e morsi.
«Sei tu la rammollita, femmina!»
Mi diede una spallata e cademmo entrambi; mi dibattei per liberarmi, ma non era così semplice.
«Sarò pure una ragazza, ma sto combattendo meglio di te!»
Prima che lei caricasse un pugno, ci bloccammo entrambi. Sicuramente per la stessa ragione. La mancanza di fiato, il cuore che sembrava aver smesso di battere, la sensazione di essere stritolati. Saturn ci stava punendo per aver litigato. Mi era già successo in passato, era una sensazione bruttissima. Sembrava che una valanga mi avesse travolto, sembrava di affogare in un torrente in piena, sembrava... sembrava, era una sensazione bruttissima, fine.
«Smettetela di fare i bambini, non abbiamo tempo da perdere. Ignis, al comando ci sei tu. Fantasy, hai capito?»
Sorrisi trionfante mentre la biondina annuì seccata. C'era ancora discordia tra di noi, ma riuscimmo a collaborare senza troppi problemi.

Una Goccia di MareOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz