Epilogo

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Erik guardava il sole tramontare, agitato come non mai; lo stava per fare veramente, ancora non ci credeva. Erano passati tre anni da quando lui e la sua amata Sirenity erano arrivati nel Mondo delle Sirene e in quel periodo ne avevano passate tante. Era diventato l'apprendista di Uran e stava imparando a usare i suoi poteri; ma non riusciva ancora ad abituarsi e a sentirsi parte di quella realtà. 'Derek, Ruby, siete qui con me?' Si chiese il neo Creatore vedendo due stelle brillare in alto nel cielo.
Il brusio di sottofondo cessò improvvisamente, tutti i presenti si voltarono incantati dalla bellezza della nuova arrivata. Una corona di fiori dai colori tenui si posava sulla sua testa, un corpetto bianco latte dallo scollo a cuore la fasciava magnificamente e la gonna a sirena con numerosi veli lasciati svolazzare richiamava la sua natura. Era semplicemente incantevole: i lunghi capelli neri come l'ebano acconciati meticolosamente in morbide onde, gli occhi azzurri e scintillanti dall'emozione erano messi in risalto da un leggerissimo strato di trucco e in mano aveva un bouquet a cascata di rose rosa, margherite, garofani bianchi e altri fiori.
Sirenity passò in mezzo agli invitati, seguendo il cammino fatto appositamente per lei di pietroline chiare e petali sparsi qua e là. Erik la guardava estasiato, impaziente; avrebbe voluto mandare tutto a quel paese, corrergli incontro e baciarla come se fosse la prima volta, assaporare le sue dolci labbra, stringerla e inebriarsi del suo profumo delicato.
'Ti immagino lì in prima fila, Fantasy, a piangere come una fontana dall'emozione.' Pensò Sirenity lasciando che un lampo di malinconia e amore la cogliesse. In quei tre anni aveva pianto così tanto... le mancava moltissimo e le sarebbe mancata per sempre, ma in quel momento doveva pensare un pochino a sé: dopotutto era il suo giorno speciale.
Salì sul piccolo altare affiancando Erik vestito di un semplice, ma elegante, smoking nero; si guardarono con amore, perdendosi l'una negli occhi del altro.
Uran, colui che era incaricato di celebrare le nozze, guardava la sua piccola Guardiana e il nuovo Creatore, sorridente. Era contento di essere stato scelto per l'occasione e non vedeva l'ora di pronunciare le tanto attese parole per unire in matrimonio i due promessi. Scoccò una rapida occhiata ad Aer, seduto in prima fila con il suo odioso faccino; c'era qualcosa di strano in lui, non che fosse molto normale a sua opinione, ma era, come dire, più stano del solito. Sapeva di averlo in pugno, sapeva che non lo avrebbe mai tradito, eppure c'era un minuscolo dettaglio che lo faceva sospettare: era gemellato e la sua metà era molto distante da lui. Aveva sperato, e sperava tuttora, che la lontananza avesse rotto la loro unione mai giustamente celebrata, ma non poteva averne la certezza: sui legami tra Pietre Gemelle c'erano ancora molte cose da scoprire.
Aer notò la bruciante occhiataccia del Creatore e sospirò internamente continuando a non capire il motivo di tanta malevolenza. Aveva fatto di tutto per lui, non aveva mia discusso i suoi piani e si era dimostrato più e più volte degno della sua fiducia. Scacciò via i dubbi, svuotandosi completamente di qualsiasi emozione e concentrandosi sull'apparire felice durante il matrimonio della "sua" sirenetta. Non capiva perché da un giorno o l'altro aveva smesso di provare qualcosa per lei, pensava di amarla sul serio ma forse si era solo auto convinto.
Nel bel mezzo delle promesse, nella sua mente si ripeté una specie di filastrocca; non ricordava quando e come l'avesse imparata, ma era particolarmente orecchiabile e non gli dispiaceva ripeterla e provare a cercare un improbabile significato.
«Puoi baciare la sposa»
Scoppiò un coro di grida e applausi e i due sposi, emozionati, si baciarono davanti a tutti. Uran e Aer applaudirono, sentendo gli angoli della bocca fare male da quanto stavano sorridendo e i nuovi coniugi si strinsero, fronte contro fronte, naso contro naso; risero felici e non si preoccuparono della minaccia che ancora incombeva sulle loro teste.

***

Il Guardiano dell'Albero di Fuoco correva a perdifiato nel bosco, sporco di terriccio, ceneri e sangue secco. Era decisamente soddisfatto di quello che aveva fatto e, nella sua mente, rimbombavano ancora le grida di terrore e disperazione del villaggio umano a cui aveva dato fuoco.
Avevano provato a difenderla e a farla scappare, ma nulla gli aveva impedito di raggiungere il suo obbiettivo. Ancora non ci credeva, pensava fosse una cosa impossibile per un Guardiano, eppure era successo...
Era furioso con se stesso, con Saturn e con quel piccolo fagotto silenzioso; non aveva emesso un suono da quando lo aveva strappato dalle braccia della madre, non si era neppure mosso. Di tanto in tanto si fermava per controllarlo, ma quell'esserino non faceva null'altro che guardarlo intimorito.
Non sapeva che farsene: l'aveva rapito solo perché per metà, il bimbo, era una creatura magica e non poteva lasciarlo nelle mani di umani inesperti. Forse era il caso di portarlo in una qualche dimensione e abbandonalo lì, nessuno avrebbe saputo che era figlio di un Guardiano, di lui per giunta. Non gli interessava la sorte di quel mostriciattolo, l'importante era sbarazzarsene al più presto.
«Ignis»
Una voce profonda, e lievemente arrochita, lo fece voltare di scatto e inchinare. Il pargoletto piagnucolò piano, giusto per far sentire la propria presenza; poi si zittì e rimase a osservare i due adulti impaurito e disorientato. Saturn guardò di sfuggita il piccolo e si chiese quali poteri potesse avere. Scosse la testa come a cacciar via i pensieri, non aveva raggiunto il Guardiano per discutere di quella faccenda.
«Siediti, devo parlarti»
Ignis fece come chiesto, sedendosi a gambe incrociata sull'erba fresca e aspettando in silenzio.
«So che ti sei sentito diverso dopo aver incontrato Aer, so che alcuni dubbi ti frullano ancora in testa e so anche che i vostri occhi, quando eravate piccoli e vi guardavate, brillavano innaturalmente»
Il Guardiano rimase sconcertato, incredulo di ciò che gli sentiva dire. Non avevano mai detto a nessuno del loro piccolo e magico segreto. Provò ad aprir bocca, ma Saturn lo precedete immaginando già le sue domande.
«E penso che sia giunto il momento di dirti che tra voi due esiste un legame molto simile a quello delle, così chiamate, "anime gemelle". Non c'è un motivo, non esiste un perché, semplicemente due Guardiani sentono la chiusura di un lucchetto e da allora in poi i loro occhi brillano di una luce innaturale. Alcuni si odiano a morte, altri si amano come fratelli o come compagni di vita. Insieme sono distruttivi e, avvenuta la cerimonia, non possono fare a meno dell'altro, diventano una cosa sola: sentono i reciprochi pensieri, vedono l'uno con gli occhi dell'altro, possono condividere e padroneggiare le specialità. Aer è la tua debolezza e al tempo stesso la tua più grande forza, stando con lui perdi il mio controllo, ma non m'importa perché grazie a questo legame lui si unirà a noi»
Saturn ridacchiò tra sé e sé, soddisfatto di come stavano andando le cose. Non si sentiva un eroe o colui che avrebbe cambiato tutto; aveva causato troppo dolore e morti tra gli innocenti, ma sapeva di combattere per ciò che era legittimo. Lui si sentiva nel giusto e avrebbe fatto capire a tutti le sue ragioni. Era intelligente, forte, ed era venuto a conoscenza di intrighi, profezie e magie perse nel tempo. Tutto stava girando per il verso giusto e il vento della sua ascesa stava iniziando a soffiare. Omnia tempus habet, ogni cosa ha il suo tempo, si ripeteva come a ricordarsi che se anche avesse perso qualche battaglia, la guerra era già sua.
Sarebbe stato inarrestabile, letale, coloro che lo avevano emarginato avevano soltanto fatto in modo che la sua profezie si avverasse: si erano messi all'angolo con le loro stesse mani.

"Avete agito alle mie spalle, cambiando l'ordine che avevo stabilito e innalzando le vostre figure al mio livello. Tutti voi sarete puniti con l'arrivo di un bambino, nato per distruggere ciò che avete creato. Avrà gli occhi neri come l'inferno per farvi ricordare il luogo dove marcirete in eterno. Sarà la vostra fine, sarà colui che darà il via alla vostra decadenza. Non provate a fargli del male, è protetto da magie che non potete governare. Polaris, avete fatto troppi danni, avete ignorato i miei avvertimenti: ormai non posso più tacere."
II. Profezia della Forza della Vita

Una Goccia di MareOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz