10. Sta tornando! Sta tornando!

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Erik:

Correvo per le strade nascondendomi furtivo tra le ombre notturne, ero sicuro di me. Non mi era difficile costringere le persone a fare ciò che volevo e, intrufolarmi di nascosto, era il mio forte. Avevo ordinato a Sirenity di rimanere sul galeone, in un certo senso mi dispiaceva: era rimasta molto angosciata dalla mia scelta. Non l'aveva ammesso, certo, ma ero riuscito a scorgere una nota di paura nei suoi bei occhi color zaffiro. Tutto sommato, tralasciando la sua testardaggine, era una bella ragazza e, sotto sotto, pensavo avesse anche un lato dolce.
Mi accostai dietro dei carri di legname e, aggirata una sentinella poco vigile, mi guardai in torno. Fantasy aveva ragione, ovunque ci si voltasse c'erano guardie armate, soprattutto ora che mi stavo avvicinando al covo del loro capo, ma grazie alla mia bravura furono molto semplici da evitare.
Scattai in avanti, correndo veloce e con passo leggero, saltai su delle casse di legno e tramite mattonelle sporgenti mi arrampicai sul tetto di una locanda abbandonata. Sfortuna volle che una di esse si frantumò e precipitò a terra allarmando le guardie. Mi appiattì al terreno, sorridendo euforico sentendo l'adrenalina salire e il cuore battere prepotentemente dentro il petto. Sarei voluto saltare fuori dal mio nascondiglio provvisorio e piombare addosso alle guardie come un rapace affamato, perché io, di certo, non ero la preda della situazione.
Striscia a terra, attendo a non fare alcun rumore mentre raggiungevo l'altra parte del tetto; piano piano mi rialzai rimanendo però sempre curvo e, appena salito sul cornicione, balzai sopra un'alta casa atterrando perfettamente.
Qualcuno da terra gridò, chiamando a raccolta tutte le guardie presenti. Bene, che inizino i giochi. Frecce infuocate si scagliarono in alto nel cielo, illuminando quella notte buia. Sbuffai una risata e inizia a correre, pronto ad affrontare chiunque mi intralciasse il cammino.
Lancia due pugnali mentre saltavo giù dal tetto, non guardai neppure indietro, bastarono delle urla di dolore a farmi capire che avevo centrato il segno nella mia pazza corsa incorro alle guardie.
Sorrisi sbruffone sguainando la mia candida sciabola legata al mio fianco e poi mi fiondai sul primo malcapitata. Parate, affondi, urla, sangue scarlatto e carne lacerata; non ci fu pietà, spezzai vite come se niente fosse, non sentendomi né in colpa né impressionato da ciò che facevo. Per me non c'erano più speranze, ero solo un mostro, uccidere era diventata una macabra abitudine...
In meno di un secondo decimai più della metà delle guardine, senza nemmeno accorgermene. Rimasi bloccato per un attimo, il mio cervello si spense all'improvviso non mandando più ordini o pensieri. Credetti anche, che per quei pochi secondi, tutto intorno a me divenne silenzioso e buio.
Quando ritornai in me mi ritrovai circondato da più di una ventina di uomini. Erano stati poco furbi, così messi si ritrovarono in una situazione di fuoco incrociato. Capendo il brutto errore commesso, provarono a rimediare attaccando insieme con le loro armi bianche.
Abilmente uccisi cinque degli uomini più vicini e riuscii ad aprirmi un varco per scappare. Tutto sommato mi aspettavo di meglio, se erano così temuti. O forse ero solo io...
Tre soldati riuscirono a raggiungermi e si buttarono su di me urlando furiosi. Colpii al volo uno di loro, atterrai il secondo facendogli perdere i sensi, ma il terzo riuscì a sfiorarmi con un affondo alle costole prima di spirare. La ferita bruciava, ma non era mortale.
Non dovevo perdere il controllo, lo sapevo bene. Ma non potei fare niente, ero stato addestrato da mio fratello in persona e, solo il fatto di essere stato colpito, mi fece perdere quella poca lucidità che avevo in battaglia.
Mi fermai di botto e aspettai che quei rammoliti mi raggiungessero.
Li gelai con lo sguardo, afferrando per la gola uno di loro, disarmandolo e buttandolo a terra. Un uomo imponente, alle mie spalle, cercò di soffocarmi: mi abbassai in tempo e, sfruttando il suo equilibrio, gli presi un braccio e glielo ruppi. Presi una mia pistola e, usando come scudo uno di loro, sparai.
«Ho una famiglia! Per favore, lasciami andare e non dirò niente!»
Cercò di salvarsi l'ultimo soldato rimanente, ovvero quello che avevo usato come scudo.
Gli presi il viso con poca delicatezza, obbligandolo a guardarmi negli occhi. Sussultò terrorizzato, riconoscendomi e scappando al mio sguardo.
«Mi scusi moltissimo, lei è il minore dei Fratelli della Morte. La supplico, abbia pietà!»
Appunto, cosa avevo detto?
«Quelli come te, che supplicano, mi fanno ancora più schifo di tutti gli altri. Io non risparmio nessuno, uomo o donna, bambino o anziano. Chi mi è d'intralcio merita solo di morire»
Lo scaraventai a terra e gli sparai più volte in punti non mortali, volevo che morisse per dissanguamento.
Lo osservai contorcersi dal dolore con un sorrisetto compiaciuto. Le sue urla di dolore erano musica per le mie orecchie. Solo quando esalò l'ultimo respiro, evocando Dio, ebbi un piccolo spasmo e spalancai gli occhi. Non ci potevo credere, avevo ceduto alla crudeltà. Di nuovo, dopo molto tempo. Non sarebbe più dovuto accadere, l'avevo promesso a Ruby.
Ai miei piedi non c'erano corpi, c'erano uomini, padri di famiglia, figli, fratelli...
Provavo molto rimorso e dispiacere per loro. Ero un assassino, lo sapevo anche troppo bene. Mormorai delle preghiere per tutti loro e mi incamminai alla dimora del loro capo. Saranno anche stati dei banditi, ma chi sono io per poter giudicare?
Osservai attentamente l'entrata di legno messello. Feci un passo indietro e tirai un calcio facendo cigolare e cadere a terra l'enorme porta. Piuttosto semplice...
Davanti a me c'era un uomo, pieno di rughe ma di piccola statura. Rimase molto sorpreso della mia entrata, ma da seduto che era, saltò agile sulla sua scrivania estraendo dalla fodera una spada. Mi veniva perfino da ridere: non aveva neanche una pistola con se, almeno io e Derek eravamo armati fino hai denti.
«Come hai fatto ad entrare, i miei soldati sono invincibili?!»
«Dovresti rivedere il significato della parola "invincibile". Hai mai sentito parlare dei Fratelli Della Morte?»
Gli cadde l'arma di mano e i suoi occhi chiari si spalancarono dal terrore.
«T-ti darò tutto quello che vuoi, ma n-non uccidermi»
Ecco, un altro che ha paura di me, povero scemo. Crede di essere tanto forte ma è solo un dilettante.
«Dimmi dove hai rinchiuso l'ex-governatore della città, se mi ubbidirai non ti succederà niente»
Come no, ti darò solo la grazia di morire velocemente. L'uomo scese dalla scrivania a testa bassa, evitando i miei occhi.
Anche se era da un anno che io e Derek ci eravamo divisi, la voce non si era sparsa come credevo. Hanno ancora paura delle vecchie leggende. Pensai. Giravano molte storie riguardo a Derek e me. Per esempio: "Se si guarda negli occhi uno dei due Fratelli della Morte la tua anima viene risucchiata e si muore tra atroci dolori..." o anche "I Fratelli della Morte sono i figli del diavolo..." e bla bla cavolate varie.
Avevamo terrorizzato tanta gente, eravamo conosciuti in ogni angolo del pianeta.
Uscimmo dalla sua dimora e lui sussultò quando vide ciò che era rimasto dei suoi soldati.
«Cammina»
Ordinai freddo e subito riprese a camminare, guidandomi verso un capannone malconcio. Ero pochi passi dietro di lui, e potei osservare ogni suo movimento; cercava di tenere un passo veloce, evitando di zoppicare con la gamba sinistra.
Estrasse da una tasca delle chiavi e me le porse continuando a contemplare il pavimento; lo presi per il colletto, strattonandolo e facendogli capire che doveva aprire lui. Mentre era indaffarato con la serratura, colpa anche della paura e la mano tremante, estrassi lentamente un pugnale dalla mia cintura e lo colpii alle spalle dritto al cuore. Sentii il suo sangue caldo colarmi sulla mano e il suo corpo tendersi in uno spasmo di dolore, poi cadde all'interno della cella ed un vecchio uomo panciuto mi guardò terrorizzato.
«Sono il minore dei Fratelli della Morte, ora la città è nelle sue mani. Addio»
Mi voltai e corsi via con l'intenzione di tornare al più presto al galeone per ricevere la mappa. Per quel vecchio dovevo essere stato come un eroe ai suoi occhi. Chissà, forse nascerà una leggenda "positiva" su di me, dopo tutta la brutta fama che ho, o molto più probabilmente, non ci crederà nessuno.

Sirenity:

Ero agitatissima, camminavo avanti e indietro per la cabina di Erik. Mia sorella, invece, era comodamente stravaccata su una sedia a fare qualche sua strana magia.
«Se continui così farsi un solco sul pavimento»
Commentò lei, ridacchiando sommessamente.
«Senti, non è colpa mia se Uran mi ha collegati ad Erik e sono in preda all'ansia! Sai cosa significa sentire la morte di una persona a te "cara"?»
«No, non mi sono collegata con nessuno, a parte te, ovvio. Preferisco essere libera/libero, non so se mi spiego»
Roteai gli occhi sbuffando al suo tono malizioso.
«Ti spieghi benissimo, Fantasy. Sappi, però, che prima o poi qualcuno al tuo fianco sarebbe bello avere e...»
«Non iniziare con i tuoi soliti discorsi sdolcianati, mi fanno venire la carie ai denti!»
«Maledet- Sta tornado! Sta tornando!»
Appena detto ciò, la porta si aprì mostrando la figura insaguinata e polverosa di Erik. Lo guardai terrorizzata, ma lui mi tranquillizzò dicendomi che non era il suo. Aspetta aspetta aspetta, mi sto preoccupando per lui e qua non c'entra niente Uran?! Eh no, non deve neanche lontanamente piacermi, sceglierà il tesoro come tutti gli altri.
Mi rattistai ai miei stessi pensieri, ma non lo diedi a vedere. Io e Fantasy continuammo a chiacchierare mentre aspettavamo che Erik finisse di ripulirsi.
Una sensazione di bruciore, e una fitta dolorosa alla schiena, mi fece fare una smorfia. La prima prova era stata superata e la mappa, era in nostro possesso.

Angolo autrice:

Nella prossima parte si scoprirà qualcosa su "qualcuno".
Ho dovuto riscrivere più volte questo capitolo e ancora non mi soddisfa completamente, voi che ne pensate?
Nuove opinioni su Erik, Sirenity e Fantasy?

È una banalissima coincidenza il fatto che Erik si chiami come il fidanzato di Ariel. Solo oggi me ne sono resa conto 😂

Una Goccia di MareWhere stories live. Discover now