29. Gocciolina

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Erik:

Derek sorrise maligno, fece passare la spada da una mano a l'altra, con movimenti fluidi, aspettava il mio attacco. Indietreggiai di un passo; terrorizzato dalla consapevolezza che lui fosse un burattino. Se lo avessi ucciso sarebbe stato libero, però mi sembrava tanto diffide farlo.
A momenti persi la presa sulla spada. La punta sfregò il terreno, producendo un famigliare rumore metallico.
«Allora Erik, non attacchi? Diventa noioso se la prima mossa la faccio sempre io»
Sbuffò e prese la rincorsa. La sfida aveva di nuovo inizio, ormai sembrava non finire più. Mi limitai a difendermi, ogni volta sprecavo le opportunità per contrattaccare.
«Oh Erik, non ti senti un mostro a uccidere il tuo povero fratello? Lui non ha mai fatto niente di male»
Serrai la mascella e assottigliai lo sguardo. Voleva farmi sentire in colpa, come se già non ne provassi abbastanza. Lanciai una rapida occhiata verso Sirenity, sembrava tremare. Dovevo concentrarmi, non potevo lasciarla morire così.
Velocizzai i miei colpi e Derek iniziò a indietreggiare. Entrambi eravamo di fianco alla sponda del lago e la superficie liscia e quieta specchiava i nostri movimenti. Se solo riuscissi a farlo cadere in acqua...
«Capitano! Si allontani!»
Gridò qualcuno e, per un riflesso involontario, balzai indietro. Dal lago uscì una colonna d'acqua che si abbatté violenta su Derek. Lo trascinò con se, verso il fondale, così veloce che non potei fare nulla.
Rimasi immobilizzato per diversi secondi. Sembrò un tempo infinitamente lento. Continuai a rivedere quegli attimi.
«D-Derek?»
Sussurrai appena, lasciando cadere la sciabola. Mi avvicinai a piccoli passi, incredulo. Questa grotta è...è.. Non seppi darle un aggettivo adeguato, neanche nella mia mente. Scrutai la superficie dell'acqua, cercai di vedere oltre. Ma c'era troppa poca luce. Era tutto calmo, silenzioso, nessuno fiatava. Aspettai. Aspettai in vano, mio fratello non emerse. Sentii gli occhi bruciare e la gola pizzicare. Sono stato io? Ho fatto si che l'acqua lo portasse via? Sirenity non è stata, è troppo debole. Mi sentivo responsabile, in qualche modo, era colpa mia.
Mi tolsi il cappello, portandomelo al cuore. Derek non avrebbe mai voluto che piangessi, me lo ripeteva sempre: "Un uomo non piange mai". Era il vero lui quando lo diceva, avevo rispettivamente cinque e sette anni.
Un brivido di freddo percorse la mia spina dorsale, strizzai gli occhi e tremai leggermente. In quel momento lo sentii accanto a me, come se mi salutasse, come se mi dicesse addio, per sempre.
Abbi cura di lui, Ruby. Chiusi gli occhi e dietro le palpebre lo vidi camminare, mano nella mano, insieme a Esmeralda. Andavano incontro alla luce, senza mai voltarsi. Anime libere, prive di corpo e di confini.
Sorrisi tristemente; il labbro inferiore tremò e le lacrime premettero per uscire. Solo una sfuggì al mio controllo. Rigò la mia guancia ruvida, arrivò al mento, e cadde. Bagnando il suolo già umido con una lacrima salta. Rimisi il cappello in testa e mi voltai. Il mio cuore sussulto e, anche se la mia espressione rimase la stessa, fui felice di vedere anche i miei pirati tenersi il capello in mano.
Mi avvicinai a Spostapietra; Sirenity tremava con una foglia e a stento teneva gli occhi aperti. Così raggomitolata, tra le braccia di un uomo grande e grosso come lui, sembrava molto più piccola e fragile.
«Sirenity, cosa devo fare per aiutarti?»
Le chiesi accarezzandole i capelli, tenera a bada l'agitazione e il dolore non era semplice.
«Per m-me niente, ma tu devi andare al più presto da Uran!»
Non ebbi il tempo di parlare, lei mi toccò la fronte con due dita. Erano gelide. Spalancai gli occhi, alcuni miei ricordi vennero cancellati; li vedevo come bruciare. A loro, si sopraffaranno voci, suoni, colori... reminiscenze. Avevo avuto l'impressione che un lucchetto si aprisse nella mia testa. Cosa..cosa significa tutto ciò...? La risposta non tardò ad arrivare:
«Ho dovuto modificare i tuoi ricordi, scusa. Q-quando sparirò, prendi la mia Pietra di Creazione, ti condurrà da Uran»
Sirenity tossì e il suo corpo tremò, sembrò diventare trasparente.
«No, no, no»
Sussurrai mentre la presi in braccio, stringendola al mio petto, e camminando svelto. Avevo perso Derek e avevo resistito dal piangere, non sarei stato così forte se avessi perso anche Sirenity.
L'uscita della grotta sembrava così distante; come se ci volesse tenere all'interno di se, dandoci l'illusione di poter scappare, ma senza portelo fare realmente. Strinsi più forte la corvina, pareva diventare più pallida e leggere ogni secondo che scorreva. Ti prego gocciolina, deve esserci qualcosa, qualsiasi cosa, che possa aiutarti.

Fantasy(corpo):

Eravamo quasi entrati nella Culla dei Creatori, Ignis era poco più avanti. I miei polmoni bruciavano e le gambe tremavano, riuscivo a percepire solo quello. Non riuscii neanche a captare un condensamento di energie fino a quando non ci investì respingendoci violentemente, attraversando il nostro corpo e facendolo bruciare di dolore. Neanche la brutta caduta di schiena era minimamente paragonabile a quello straziante dolore. Era un ardente male che percorse ogni mia fibra muscolare, dalla testa ai piedi. Sentii il rumore una goccia d'acqua che si infrangeva in mezzo a un lago; poi il mio cuore venne stritolato in una morsa buia, fredda, tagliente. Non sapevo come altro definirla, era bruttissima.
Qualcuno era stato liberato dopo l'ondata di potere, e non intendo solo qualcuno all'interno della grotta, ma dentro di me. Sperai che fosse solo la mia fervida immaginazione, me ne convinsi anche.
Nell'aria si percepiva ancora la frizzantezza della magia e, se tutti gli animali ne beneficiavano, io ed Ignis ne eravamo oppressi, nauseati, disgustati. Mi rialzai a fatica, tenendo le gambe divaricate e le braccia in avanti come per paura di cadere, mi girava la testa, non vedevo chiaramente.
«Il nostro piano a funzionato. Ritorniamo dov'eravamo prima e aspettiamo che la Guardiana dell'Acqua muoia. Poi attueremo l'ultima fase.»
C'era soddisfazione nella sua voce; un ghigno gli ornava il viso e aveva uno sguardo malefico rivolto verso il vuoto. Gli stava frullando qualcosa in testa, ma probabilmente non mi avrebbe mai reso partecipe.
Mi passò di fianco dandomi una spallata e facendomi quasi cadere; ridacchiò e iniziò a risalire la collina, senza neanche controllare che lo seguissi. Perché cavolo cammina così veloce! Ignis si allontanò rapido, senza dare nessun segno di fatica, aumentando la distanza che ci separava. Possiamo far con calma, che bisogno c'è di correre!
«Hai intenzione di far notta o inizi a camminare?!»
La sua voce mi giunse ovattata, come se fossi rinchiusa in una bolla, anche la vista si faceva più offuscata. Avevo voglia di chiudere gli occhi e schiacciare un pisolino lì, all'instane.
«Io sto camminando, sei tu che corri!»
Sbraitai arrabbiata accompagnando la mia voce a un movimento delle braccia; sembrarono fatte di cemento, feci fatica a muoverle.
«Se borbotti le cose come faccio a capirti?!»
«Ma che diamine dici! Sto gridando!»
Lo vidi sbuffare e tornare indietro. Ma è diventato sordo o cosa? Il mio corpo fu percorso da uno spasmo, veloce e violento, immensamente doloroso. Lui disse qualcosa, poggiando una mano sulla mia fronte, era gelida. Ansimai, abbracciandomi da sola e sentendo un contatto di vomito; istintivamente mi portai una mano alla bocca. Ignis continuò a parlare, ma non capivo niente, la vista si annebbiava, non distinguevo bene i colori o i contorni. Crollai. Ma il Guardiano dell'Albero di Fuoco mi sostenne. Non capivo, non capivo proprio niente! Mi lasciai trascinare dagli avvenimenti, non riuscivo a pensare lucidamente. Altri due contatti mi fecero contrarre lo stomaco, i polmoni e la gola mi pizzicavano. Strizzai gli occhi, non avevo più la forza di tenerli aperti; sembrava che le palpebre si fossero incollate tra di loro. Ero sconvolta dal dolore: i muscoli si irrigidivano, respirare era diventato qualcosa di doloroso e non sentivo o vedevo più niente. Percepivo, soltanto, la stuzzicate voglia di lasciarmi andare, di dormire.
Era decisamente troppo forte per poter resistere, anche se, era ovvio, non mi sarei più svegliata.

Una Goccia di MareWhere stories live. Discover now