30. Sogni d'oro

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Fantasy:

Ero sola, in un luogo pieno di luce; dove i colori predominanti erano il bianco e giallo pallido. Mi facevano male gli occhi, era troppo luminoso. Mi guardai intorno, tenendo appena aperte le palpebre, non c'era niente, ma allo stesso tempo sentivo che c'era di tutto. Provai a voltarmi, fluttuavo, non c'era un pavimento e non c'era un soffitto: sembrava di essere nello spazio.
Qualcosa, finalmente, attirò la mia attenzione: in lontananza c'era una massa scura, e all'apparenza melmosa, senza dei lineamenti precisi. Quando mi avvicinai, cauta, spalancai gli occhi.
«S-sono io»
Sussurrai allungando la mano e sfiorando il sottile involucro di catrame: era gelido. Dei brividi risalirono lungo il braccio provocandomi la pelle d'oca. Quella sono veramente io? Il mio corpo era raggomitolato su se stesso, in posizione fetale. Sul viso avevo un'espressione sofferente e due lacrime erano rimaste bloccate agli angoli degli occhi.
Guardando meglio notai molti fili sottili, luccicavano appena e legavano il mio vero corpo a qualcosa di ignoto. Sembravo un burattino e, difatti, lo ero. I fili, uno alla volta, si stappavano senza fare rumore e l'involucro di catrame andava via via ad assottigliarsi, fino a svanire completamente. Mi abbracciai forte e strizzai gli occhi. Rimasi così uno, due, forse tre minuti; ma non successe niente. Non avevo la più pallida idea di come rimpossessarmi del mio corpo.
Riaprii gli occhi: non c'era più quell'accecante luce, c'era un cielo, c'erano le nuvole, le chiome degli alberi, il rumore ritmico di passi e la gravità. Mi sentivo schiacciata al suolo, con gli arti pesanti e incollati al terreno. Come ero ritornata nel mio corpo non lo sapevo, ma ciò che dovevo fare sì.
«Finalmente! Alzai Fantasy, dobbiamo muoverci!»
Ignis si mise nel mio campo visivo, fisicamente era sempre lui, ma spiritualmente no. Era solo un corpo vuoto guidato da Saturn.
Non gli risposi e mi alzai piano, continuando a guardarlo negli occhi: così freddi, così cattivi e così vendicativi. Non aveva lo sguardo malinconico e perso del vero Ignis, quello che avevo davanti era solo una brutta copia.
«Allora?»
Alzò un sopracciglio, continuando a guardarmi impaziente. Sorrisi e strinsi le mani in un pugno, talmente chiuso da farmi sbiancare le nocche.
«Questo è per avermi ucciso, maledetto!»
Gli assestai un bel diretto sul naso, facendo male sia a lui che a me stessa. Ignis barcollò all'indietro impreparato ed io non persi tempo. Lo spinsi a terra e creai la mia polvere dorata.
«Sogni d'oro»
Soffiai sul palmo della mia mano e la polvere gli colpì il viso, facendolo andare dritto dritto nel mondo dei sogni. Mi rialzai soddisfatta della mia piccola vendetta personale e aumentai la dose di polvere; avrebbe dormire ancora un bel po'.
Mi guardai intorno e, da quella posizione strategica, vidi un notevole gruppo di persone uscire da Culla dei Creatori.
«Sirenity»
Sussurrai tra me e me vedendo mia sorella in braccio a colui che presumevo fosse Erik. Non vedevo chiaramente da quella distanza, ma sapevo di dover andare da lei.
Osservai un'ultima volta il Guardiano dell'Albero di Fuoco, dormiva inganno di tutto, poi scesi a passo rapido giù per il pendio.

Arrivai alle spalle dei naufraghi, camminando silenziosa sulla sabbia. Nessuno notò la mia presenza, erano tutti concentrati sul loro capitano e Sirenity. I loro corpi mi impedivano di vedere, ma sentivo i lievi sussurri della Guardiana dell'Acqua. Se non mi muovevo sarebbe potuta sparire.
«Stai attento Erik, Saturn ti darà la caccia fin quando non arriverai nel mio mondo. Spero che Uran invii qualcuno a proteggerti, io non sopravviverò ancora a lungo»
Presi un profondo respiro, evitando di fare troppo rumore, e mi feci largo tra i pirati. Alcuni sussultarono, spostandosi, altri mi osservarono soltanto. Ormai avevo attirato l'attenzione e, quando superai l'ultimo uomo, sia Sirenity che Erik, guardavano già nella mia direzione. La corvina provò a essere minacciosa; era stesa sulla sabbia con la testa poggiata al petto del moro. Indietreggiai di un passo. Non era lei che faceva paura, era l'ira che vedevo nei suoi occhi. Non mi aveva mai guardata così.
«Non farti ingannare, lei ora combatte per Saturn»
Erik, che fino a quel momento mi aveva sorriso, pensando forse che ero venuta per aiutare, portò una mano sull'impugnatura della spada. Guardai mia sorella, mettendo le mani dietro la testa e inginocchiandomi sulla sabbia. Strizzai gli occhi, sentendo formarsi un nodo alla gola, prima di salvarla, volevo parlarle.
«N-Non è come credi!»
Avevo la voce crina e gli occhi bruciavano.
«Ignis mi ha uccisa, rendendomi un burattino nelle mani di Saturn. Né io né lui abbiamo voluto seguirlo; ha i-imprigionato le nostre anime e usato i nostri corpi per affrontarvi»
Aprii solo un occhio, lasciando sfuggire una lacrima. Il rumore della risacca riempì il silenzio creatosi. Questa era stata la parte semplice da raccontare, ora arrivava il difficile. Solo l'idea fece scivolare altre lacrime che, insieme, bagnarono la sabbia asciutta inumidendola per pochi secondi.
«Come posso crederti?»
Domandò calma Sirenity; non c'era neanche un pizzico di aggressività nella sua voce, solo tanto dubbio. Abbassai le mani, posandole sulle ginocchia.
«Dovresti fidarti sulla parola...»
Mormorai, chinando il capo. Una cascata di capelli biondi mi ricadde davanti al viso, nascondendo in parte altre lacrime.
«La Forza della Vita mi ha affidato un compito, ma prima voglio... voglio... confessarti una cosa. N-non c'è giorno in cui non mi penta. H-ho messo io il potere attrattivo del tesoro, e-ero tanto gelosa, non ragionavo»
Gattonai verso di lei singhiozzando. Erik mi lasciò avvicinare ma rimase comunque vigile, attento a ogni mio movimento.
«Mi dispiace tantissimo...»
Sussurrai senza guardarla, aspettando che dicesse una qualsiasi cosa. Il suo silenzio era una tortura, non mi piaceva; avrei preferito mille volte di più che mi mandasse al diavolo.
«Esattamente per cosa ti dispiace, eh?! Per averlo fatto, per non aver rimediato in qualche modo o per tutti questi anni in cui non me lo hai mai detto!? La cosa più brutta è che sapevi quanto dolore mi avresti procurato e tu... e tu non ci hai di certo rinunciato!»
La sua voce era fredda, arrabbiata, probabilmente delusa. Mi voleva bene con tutto il cuore, mi raccontava sempre tutto ed io... cosa avevo fatto per lei? Sentii una morsa all'altezza del cuore e le lacrime scesero più velocemente. Cercai di trattenere i singhiozzi, ma risultò inevitabile lasciarli andare.
«Per tutto Sirenity! Mi dispiace per tutto, non avrei mai dovuto farlo! Se non fosse stato per la Forza della Vita non sarei mai riuscita a dirtelo. Ora, almeno, sai la verità»
Allungai la mano sfiorando con le dita la sua ferita. Lei sussultò, ma non disse niente.
«Ti voglio bene, anche se con quel che ho fatto non te l'ho dimostrato. N-non dimenticarti di me, anche se me lo meriterei...»
Sussurrai appena chiudendo gli occhi e premendo le dita sulla sua parte lesa. Le lacrime continuarono a scendere, i singhiozzi si fecero più forti, la gola mi pizzicava e sentivo il disperato bisogno di bere.
«Non ci provare! Non so cosa ti passi in quella tua testa, ma non provare a farlo!»
Sirenity spinse via la mia mano. Capendo le mie intenzioni,  le stavo donando la mia forza per guarirla; ma per quella ferita sarebbe servita tutta la mia energia vitale ed anche di più.
«Per me è finita, non ti permetto di sacrificarti. Quello che hai fatto e ormai passato; se pensi che ti odio sbagli, sai come sono fatta: perdono ma non dimentico. Ho l'amaro in bocca, questo sì. Ma non vuol dire che ti lascio morire per salvare me»
Disse lei, con voce flebile a causa della stanchezza. Aveva un'espressione stravolta, gli occhi mezzi socchiusi e quasi vitrei, ma nel suo sguardo non c'era rabbia, non c'era odio, non c'era distacco. Alzai il capo facendo scontrare i nostri sguardi. Le sorrisi tra le lacrime e mi sporsi per abbracciarla un'ultima volta.
Lei me lo lasciò fare e, titubante, ricambiò la stretta. Sentii il cuore palpitare e una piacevole sensazione innondarmi il petto. Che ho mai fatto per meritarmi tutto questo amore incondizionato da parte sua?
«Mi vuoi bene? Allora aiuta Erik ad entrare nel Mondo delle Sirene»
Mi sussurrò lei cercando di stringermi più forte. Posai le mani sulle sue spalle e scossi piano la testa, sorridendogli tra le lacrime.
«Non posso, la Forza della Vita mi ha dato un compito e devo farlo. Che tu lo voglia o no. Ti voglio tanto tanto bene, sorellona»
Non le diedi in tempo di replicare, mi trasformai in polvere e mi posai sulla sua ferita. La sentì gridare di protesta e percepii le sue lacrime cadere dai zaffiri che aveva al posto degli occhi.
Lasciai scorrere via la mia energia vitale. Ogni secondo che passava mi indebolivo sempre di più, ma ero felice di morire per salvare mia sorella. Una parte di me sarebbe stata per sempre insieme a lei. E il mio spirito l'avrebbe guidata ininterrottamente.

Se non vuoi non perdonarmi,
Non mi merito il tuo dolce sorriso.
Ti ho ferita, ti ho tradita
Ma tu continui a volermi bene.
Anche se non mi vedrai
Sappi che
Sarò lì con te.
E ricorda amata sorella:
Guarda in avanti come se non ci fosse una fine
E usa il cuore per vedere le verità nascoste.

Angolo autrice:

Anche la piccola Fantasy se ne è andata ed ora cosa potrebbe succedere? Qualcun altro ci lascerà? Come faranno ad andare nel Mondo delle Sirene? Ignis si sveglierà presto?
Domande, critiche, pareri? Sono tutti ben accetti.
A Venerdì 👋🏻

PS: scusate se la scorsa settimana non ho pubblicato il capitolo

Una Goccia di MareTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang