31. Un mucchieto di polvere dorata

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Sirenity:

L'energia di Fantasy circolò nel mio corpo con impeto. La ferita, dov'era posata sotto forma di una polvere dorata luminescente, mi bruciava. Sentivo le forze tornarmi e il dolore fisico scomparire. Non avrei mai voluto che lei donasse la sua vita per me, anche se le era stato affidato come compito dalla Forza della Vita stessa. Non volevo, la mia esistenza non valeva più di quella di Fantasy. Posai una mano sulla mia spalla, e con l'altro braccio mi abbracciai da sola. Le lacrime iniziarono a scendere veloci e i singhiozzi si fecero sempre più forti.
Fantasy cercava di placare, per quel che poteva, la mia tristezza; ma il dolore era troppo forte. Non poteva essere inghiottito dalla magia se continuava a crescere dentro di me.
«Fantasy!»
Gridai sofferente il suo nome, incurvando le spalle, arrivando a toccare con la fronte le ginocchia. I capelli mi ricaddero d'avanti, sporcandosi di sabbia e di lacrime. Ormai ero al pieno delle forze e la luce che emanava Fantasy si affievoliva sempre di più. Fioca diventava la sua polvere, ricadendo piano piano sul palmo della mia mano.
Ed è finita così? Non sentirò più la tua risata? Non riceverò più i tuoi abbracci? Non...non ci sarai mai più....
Ormai, nella mia mano, giaceva la Pietra di Creazione dei Guardiani dei Sogni: la polvere dorata. Lasciai scappare l'ennesimo grido di sofferenza, rannicchiandomi, per quanto ancora fosse possibile, su me stessa.
Che il tuo spirito possa essere accettato tra i Guardiani del passato, che ti sia permesso di far parte dell'universo, che ti sia concessa l'esistenza sotto forma di stella. Et omnia, in æternum vive.
Pregai per lei, usando le parole d'addio per un Guardiano dei Sogni. Non le portavo rancore, come avrei potuto con lei? In un primo momento, in circostanze diverse, forse, mi sarei arrabbiata.

Due braccia famigliari mi avvolsero e la mia schiena andò a scontarsi con il petto di Erik. Comunque non smisi di piangere. Sentivo freddo, vuoto, un'immenso dolore. Mi stritolava il cuore, mi impediva di respirare regolarmente, metteva sottosopra ogni singola cellula del mio corpo. Fantasy. Fantasy. Fantasy. I suoi occhi eterocromi, i suoi lucenti capelli biondi. Spariti. Tutto di lei era sparito. Restavano i bei, per quanto dolorosi, ricordi. Uno alla volta si presentarono tutti; affacciandosi alla mia mente e incidendosi a fuoco nella mia testa. Non ne volevo scordare nemmeno uno. Nemmeno un singolo istante doveva andare perduto. La disperazione non faceva che aumentare e dei grossi lacrimoni scivolavano dalle mie guance.
«Sirenity»
Erik pronunciò con dolcezza il mio nome, baciandomi la testa e stringendomi a lui. Mi aggrappai alle sue spalle, voltandomi e affrontando la testa nell'incavo del suo collo. Tenni stretta in un pugno la Polvere dei Sogni, non doveva andare perduta né, tanto meno, finire in mani sbagliate.
Erik mi accarezzò i capelli e mi sollevò facendomi sedere sulle sue gambe. Non disse niente, mi coccolò per minuti interminabili aspettando che mi calmassi.
Alzai gli occhi al cielo, provando a cercare inutilmente le stelle; era ancora pomeriggio di un lungo giorno d'Estate.
La volta celeste, per ironia della sorte, era coperta da grandi nuvoloni scuri e tutto il paesaggio circostante sembrava triste, privo di vitalità. Tutto mi appariva mogio e malinconico, la natura stessa piangeva le morti inutili appena avvenute e, tutto, per colpa di uno scellerato che voleva distruggere l'ordine naturale delle cose: Saturn.
Rimanemmo lì, fermi per un'infinità di tempo, immobili, silenziosi. Tutto si muoveva intorno a noi, ma il dolore per aver perso qualcuno di importante restava e opprimeva il cuore. Con questo doloroso sentimento, però, cresceva anche la determinazione di sconfiggere una volta per tutte quel Creatore dall'animo oscuro. E poi il calore dei nostri corpi vicini, sembrava aiutare. Le nostre mani si tenevano strette come per scambiarsi la certezza di un solido appoggio.

La notte era ormai scesa ed io non riuscivo a prendere sonno. Ero stesa sulla sabbia, vicino al fuoco, sola: Erik si era alzato nel cuore della notte. Non l'avevo seguito, avevo fatto finta di dormire. Capivo la sua voglia di rimanere solo con i propri pensieri, con i suoi ricordi, a osservare il vuoto.
Mi alzai anch'io, senza fare rumore. Il fuoco crepitava sicuro e il vento soffiava piano muovendo dolcemente le chiome degli alberi.
Camminai lungo il bagnasciuga, l'acqua salata e gelida bagnava le mie caviglie e la calda presenza del fuoco divenne presto lontana. I miei pensieri vorticarono veloci, senza un filo logico a unirli, senza permettermi di concentrarmi su una sola cosa. Uran provò anche a parlarmi, ma non ascoltai neanche mezza parola.
«Condoglianze, Sirenity»
Balzai in aria dallo spavento, il mio cuore prese a battere all'impazzata per colpa di quell'improvvisa emozione. Mi servirono due secondi per focalizzare la persona che avevo davanti.
«Aer!»
Gridai emozionata, non curante del fatto che eravamo in piena notte. Lui si avvicinò e mi abbracciò così forte da togliermi il respiro.
«È sempre una gioia vederti, diventi sempre più bella»
Percepii delle piccole lacrime formarsi agli angoli dei miei occhi. Anche per me è sempre una gioia vederti. Tenni quel pensiero per me, non glielo avrei detto.
«E tu più vecchio»
Aer aveva il dono di farmi tornare felice; solo lui aveva quella capacità innata di far tornare il sorriso. Anche se la maggior parte del tempo era rinchiuso nel tempio, per chi lo conosceva, era un bravissimo amico e un buon consigliere.
«Come siamo cattive, pensavo che il tuo ragazzo ti avesse raddolcito un po'»
Posò il suo mento sulla mia testa, il Guardiano del Vento era estremamente alto. Gli tirai un piccolo pugno sul petto e lui finse di subire un'attorce dolore.
«Come fai a sapere che mi sono fidanzata?»
«Per sentito dire, Uran non parla d'altro!»
Lui mi strinse forte, sollevandomi da terra e ispirando il mio profumo. Mi lasciai abbracciare, chiudendo gli occhi e rilassandomi.
«Vivrà sempre con te, sarà sempre lì anche se non la vedrai. So quanto fa male perdere qualcuno di così vicino, ti senti dilaniare dall'interno, ti risulta impossibile immaginare un futuro senza quella persona. Ti ho visto crescere Sirenity, so quanto puoi essere forte e conosco anche la tua estrema sensibilità. Il tempo allevierà il dolore, non la devi dimenticare devi solo andare avanti; lei vorrebbe questo, lo sai»
Annuii vigorosamente, sentendo le lacrime premere per uscire. Aer mi accarezzò i capelli, sorridendo e, inevitabilmente, sorrisi anch'io. La tristezza si placò così come era arrivata. E il nostro abbraccio si sciolse. Grazie di tutto Aer, hai fatto sempre tanto per me.
Lo guardai dalla testa ai piedi, un'occhiata veloce, senza prestare troppe attenzioni ai dettagli. Indossava solo una camicetta azzurrina, dei jeans neri e delle scarpe dello stesso colore.
«Sai, non avrei mai pensato di vederti usare le gambe, sei ancora più alto che con la coda»
Il Guardiano del Vento si guardò dalla vita in giù dondolandosi sulle ginocchia.
«Bella osservazione, hai ragione, è da molto che non mi muovo usando gli arti umani»
Aer si sporse in avanti e mi abbracciò per l'ennesima volta. Lasciò dei teneri baci sulla mia fronte.
«Devo andare sirenetta»
Sbuffai per il soprannome, alzando gli occhi al cielo.
«Va bene, io cercherò il modo per tornare a casa»
Lui sorrise, un sorriso di quelli che sapevano qualcosa ma non te la volevano dire.
«Domani mattina avrei la soluzione al tuo problema, ci vediamo presto sirenetta»
Mi fece l'occhiolino, prese la rincorsa, saltò e volò via dentro una corrente d'aria. Beati i Guardiani del Vento, arrivano a destinazione volando.
Con il sorriso sulle labbra percorsi la strada all'indietro e, evitando di svegliare qualcuno, mi riappropriai del mio posticino vicino al fuoco. Ero molto più serena, la visita di Aer mi aveva calmato; era uscito dal Mondo delle Sirene per venire da me.
Mi lasciai vincere dalla stanchezza, chiusi gli occhi e sprofondai in un sonno profondo.

Aer:

Mi voltai appena, con sguardo atono e l'abituale sensazione di vuoto. Sirenity era, ormai, un puntino lontano che camminava sul bagnasciuga.
Era una bellissima e giovane donna: dagli affascinanti occhi azzurri, molto espressivi, dai capelli neri come la notte e un corpo piccolo e agile.
Mi voltai, tornando a guardare davanti a me e lasciandomi trasportare dalle correnti.
L'avevo vista crescere, l'avevo protetta quando Saturn aveva cercato di prendere il controllo sul Mondo delle Sirene, avevo giocato con lei, ero diventato il suo migliore amico. Il suo migliore amico... Non avevo mia provato a sbilanciarmi su un sentimento che sapevo lei non avrebbe mai provato per me. Se l'avessi fatto avrei solo rovinato una amicizia.
Il buio era il padrone indiscusso di quella notte, sia dentro che fuori di me. Come sempre del resto... Mi alzavo sempre alle prime luce dell'alba senza un vero motivo per farlo, mi guardavo allo specchio e uscivo dalla mia stanza con finta allegria e un sorriso fasullo. Avvolte fingevo così bene che credevo anche io a quella gioia; e poi, quando ero di nuovo tra le soffocanti pareti della mia camera, tutto l'incanto scompariva e di tutta la giornata rimaneva solo e unicamente il vuoto. "Ti scordi sempre che nella tua vita esisti anche tu" Scossi il capo, cercando di cacciare via quelle parole così dannatamente vere. Anche dopo tutti quegli anni, continuavo a ricordare perfettamente la persona che le aveva pronunciate. Se ne andrà mai via il tuo ricordo? Mi chiesi da solo, consapevole già del fatto che nemmeno provandoci - e avevo provato per anni e anni - avrei potuto dimenticare.

Angolo autrice:

E adesso Fantasy ci ha lasciato veramente 😭😭
La frase "Et omnia, in æternum vive." Dovrebbe significare "E tutti per sempre vivono" non faccio latino quindi non sono sicura, se è sbagliato correggetemi.
Beh.... anche se è -per ora- comparso giusto due volte, cosa pensate di Aer? Era stato presentato da Sirenity come allegro, solare...
A Venerdì 👋🏻

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