13. La secoda prova

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Erik:

Spalancai gli occhi, sedendomi sul letto con il respiro affannato. Goccioline di sudore mi imperlavano la fronte e quando mi toccai i capelli notai che anch'essi erano umidi. Le immagini del sogno erano ancora vivide nella mia mente e si imprimevano nella mia memoria.
«Tutto bene, Erik?»
Sussultai appena al suono della voce assonata di Sirenity, mi accarezzò la schiena con una mano e si sistemò accanto a me, sbadigliando e stropicciandosi gli occhi. Girai leggermente la testa e nell'oscurità della notte la osservai in silenzio. Nessuna candela illuminava la stanza e la luce della luna era troppo fioca per poter vedere qualcosa.
«Solo un incubo, tranquilla gocciolina»
«Me lo vuoi raccontare?»
Sirenity mi abbracciò, posando la testa sulla mia spalla e respirando piano; il suo espirare e i suoi capelli mi facevano il solletico, ma la sua vicinanza mi fece sentire meglio. Le raccontai a grandi linee ciò che avevo sognato, tralasciando la parte in cui c'erano lei e sua sorella.
Provai a convincermi che fosse stato solo un incubo, causato dalle troppe storie sentite la sera prima. Ma sentivo tutto così concreto, così vivido, così vicino che, solo allungando una mano, avrei potuto rompere il sottile confine tra illusione e realtà. E poi, l'odore di catrame non se ne voleva andare, lo sentivo addosso, impregnato nei miei vestiti e nei miei capelli.
Sirenity si strinse di più a me, era come se volesse proteggermi e cacciar via tutti i miei incubi. Avrei voluto rimanere così per sempre, bloccati in quell'attimo di silenzio e conforto; ma il sole stava ormai sorgendo e i miei doveri di capitano mi aspettano dietro la spessa porta della mia cabina. 

***

Mi appoggiai all'albero maestro, bevendo un sorso di rum e riposandomi un attimo. Sirenity osservava l'oceano seduta sul parapetto, senza la minima paura di poter cadere. Non capivo perché fosse così concentrata; da quando era uscita dalla cabina, circa tre ore fa, era rimasta immobile in quel punto, scacciando chiunque provasse a disturbarla.
«Fermate il galeone!»
Sussultai all'ordine deciso della corvina, impreparato e confuso. I pirati si voltarono verso di me, aspettando mie disposizioni; accennai un segno d'assenso e tutti si affrettarono a far ciò che era stato chiesto.
Lasciai la bottiglia di rum su un barile, pulendomi la bocca con la manica della camicia e camminando verso di lei.
«La seconda prova ti aspetta, la chiave del tesoro»
Non si voltò neppure, continuò a guardare l'orizzonte facendo dondolare i piedi nudi.
«Non vedo niente»
«Non fare domande, non ti dirò niente per ora»
Sbuffai, irritato dal suo comportamento distaccato. Aprii la bocca ma non dissi nulla, saremmo finiti con il discutere, così preferii andarmene e supervisionare i lavori a bordo.

Le ore passavano lente, soffocati, quasi mortali. L'impazienza ci divorava uno ad uno e, pian piano, ci iniziammo a radunare intorno a Sirenity. Lei era in piedi sul parapetto, con le braccia rigide lungo i fianchi e gli occhi privi di vita. Muoveva piano le labbra, sussurrando frasi e parole in una lingua sconosciuta.
Tutto taceva, nessuno parlava. Il silenzio era disturbato dal suono delle onde contro lo scafo, dal forte fischiare del vento, dagli scricchiolii del legno e dal battere di denti.
La notte aveva portato con sé un freddo inaspettato e il buio rideva facendo serpeggiare paure e ansie assopite nel tempo; c'era qualcosa di strano nell'aria, qualcosa di invisibile e apparentemente fragile.
Non ebbi nemmeno il tempo di muovermi, Sirenity si afflosciò sul ponte, facendo rimbombare il suono del suo tonfo. Io solo mi precipitai verso di lei, mentre tra i bucanieri iniziò a diffondersi un fitto brusio di parole. La corvina si sedette prima che potessi raggiungerla, si sostenne con una mano e con l'altra si toccò la testa.
«È finalmente mezzanotte, preparati, avremo poco tempo»
Parlava piano, biascicando le parole con fare stanco. Mi avvicinai di più, provando ad aiutarla a mettersi in piedi, ma qualcosa dal fondo del mare, agitandosi come una frusta, afferrò un polso di Sirenity e la trascinò fuori dal geleone. Dipinta sul suo volto vidi una muta richiesta di aiuto, non riuscì neppure a gridare tanto quella cosa la portò via velocemente.
Buttai la giacca e il capello per terra, pronto a tuffarmi e andare in suo soccorso, però un'enorme onda si alzò, creando un muro d'acqua talmente scuro da oscurare la luna.
«Reggetevi!»
Essa si abbatte su di noi con forza, spezzando corde e strappando vele. Imbarcammo acqua e il galeone ondeggiò pericolosamente, alcuni vennero catapultati in mare insieme a casse e barili. Rimanere in equilibrio era difficile, ma con uno scatto riuscii a raggiungere il parapetto e a scrutare l'oceano.
«Buttate la scala branco di nullafacenti!»
I pirati caduti in mare nuotarono verso il galeone e grazie alla scaletta riuscirono a ritornare sul ponte, ma di Sirenity nessuna traccia.
Vagai con gli occhi verso l'orizzonte, c'era solo la linea del mare e del cielo, mare e cielo, mare e..
«Occhiodifalco! Vieni, presto!»
La vedetta fu rapida a raggiungermi e quando mi si affiancò gli indicai ciò che avevo notato. Lui prese il suo cannocchiale tascabile e guardò quel punto.
«È un isolotto capitano, ma sono sicuro che prima non c'era»
«Bene... Romeno, prendi il mio posto! Non so cosa mi aspetterà, ma se non torno entrò due giorni il comando è tuo»
Gridai, cercando di farmi sentire da tutti prima di tuffarmi in acqua.
Cercai di aprire gli occhi, ma bruciavano e comunque non riuscivo a vedere nulla. Nuotai più in profondità, cercando una qualche traccia di Sirenity, non c'era niente. Non sapevo quanti metri avevo fatto, così decisi di riemergere, giusto il tempo di due boccate d'aria.
Mi fu impossibile. La stessa liana che aveva preso Sirenity si attorcigliò alla mia caviglia e mi trascinò chissà dove. Mi dibattei, scalciai e strappai le alghe a mani nude, provai in tutti i modi a liberarmi ma nulla fu utile. L'ossigeno iniziava a scarseggiare e la velocità con cui mi inabissavo mi faceva male ai timpani, ai polmoni, a tutto corpo.
Il mio ultimo pensiero venne rivolto a Sirenity, poi l'oscurità mi inghiottì e persi i sensi.

***

Quando riaprii gli occhi avevo un forte mal di testa e la vista annebbiata. Mugolai infastidito e dopo qualche sforzo riuscii a rimettermi in piedi. Dove... sono? Mi guardai attorno spaesato, ero in una grotta, il pavimento era fradicio e le pareti umide; faceva freddo e ad ogni mio respiro si formavano delle nuvolette di vapore.
Incerto sul da farsi iniziai a camminare verso un punto in lontananza luminoso, sembrava l'unica cosa sensata da fare. Ogni passo era una tortura, l'ansia e la preoccupazione salivano, avevo paura per Sirenity, dov'era? Come stava? Queste domande mi torturavano. Il mio sguardo schizzava ovunque, non c'era nessuna traccia di lei.
Continuai a camminare per diversi minuti fino a quando non trovai, accasciato a terra, il corpo della ragazza quasi immobile. Corsi da lei incurante del dolore, la raccolsi dal pavimento pietroso e la strinsi al mio petto chiamandola dolcemente per nome. Un leggero mugolio mi fece tirare un sospiro di sollievo: era salva, viva e tra le mie braccia. Lei aprì lentamente gli occhi e accennò a un piccolo sorriso.
«Erik, sbrigati... c'è... c'è poco tempo»
La corvina provò a rialzarsi, ma cadde rovinosamente a terra imprecando sottovoce. Non ero riuscito a prenderla in tempo.
«Non ci voleva, ho la caviglia slogata. Vai senza di me»
«No! Non ti lascio qui, non saprei neanche dove andare!»
«La strada è un rettilineo non ti perd-»
«No! Non ti lascio, anche per questione di principio!»
«Non me ne frega niente. Sbrigati e vai senza discuterete!»
Il suo continuo ribattere le mie decisioni mi infastidiva. Ragionare è inutile? Bene, si fa a modo mio.
La presi in braccio a mo di sposa fregandomene delle sue proteste. Provò a dimenarsi più volte rischiando di farci cadere, ma alla fine si arrese ed io sorrisi soddisfatto.
«Non ridere!»
Ricevetti un piccolo schiaffo sul mento, non ci aveva messo forza, era più che altro di avvertimento.
«Stavo sorridendo, non ridendo. C'è differenza, gocciolina»
Lei borbotto qualcosa di incomprensibile e si lasciò trasportare a peso morto, con i lunghi capelli che penzolavano e gli occhi socchiusi.
Passo dopo passo la luce si face più intensa e, aveva ragione, la strada era solo un lungo rettilineo.
«Dovrai risolvere tre indovinelli, non sono difficili, ma sta attento: farà di tutto per ingannarti prima di arrivare a risolverli»
Mi avvertì lei prima di svoltare in una stretta curva a "U". Rimasi a bocca aperta: un immenso prato, con fiori variopinti, dolci collinette, alberi carichi di frutti maturi e diversi piccoli animali si potevano ammirare. L'idea che un posto così bello si potesse celare in una lugubre grotta fece galoppare la mia immaginazione in cose a dir poco surreali.
«Non te lo saresti aspettato, vero? Mai giudicare prima di conoscere»
Sirenity ridacchiò, intuendo quali fossero i miei pensieri. Il prato era soffice e ben curato, al tocco era piacevole e trasmetteva serenità.
Riuscii a fare solo pochi passi, dei ringhi poco rassicuranti mi fecero voltare di scatto: davanti all'uscita erano appostate due enormi creature dall'aspetto poco rassicurante.
Una di loro era una chimera: corpo e testa da leone, al posto della coda un serpente e da un fianco spuntava una testa caprina. La seconda, invece, non la conoscevo: aveva il pelo bruno di un orso grizzly, la testa e la postura eretta di quell'enorme animale. Vicino alle orecchie aveva lunghe corna da stambecco e dietro alla sua schiena due grandi ali da pipistrello.
Io li osservai, studiandone i movimenti e i muscoli tesi sotto lo spesso manto, sembravano pericolose ma rimasero ferme davanti all'uscita. Un brivido mi passò lungo la schiena, mi venne in mente Ulisse, chiuso dentro la tana del ciclope. Solo che al posto del masso c'erano due enormi creature mai viste e fin ora ritenute fantastiche.
«Non ti faranno niente, a meno che tu non voglia scappare. Ora devi trovate qualcuno, ricorda: farà di tutto per non farsi trovare. Devi andare da solo, io non posso andare oltre: sia perché mi sono slogata la caviglia sia perché rischierei di aiutarti. Ora va, presto! Sennò non trovarai mai la chiave»
Annuii e la lasciai scendere, poi corsi verso una meta imprecisa.

Angolo autrice:

Scusate l'assenza della scorsa settimana 😢 ma il capitolo era ancora da scrivere. Dopo quelle tre parti aggiuntive mi sono presa una pausa 😂
Che ne pensate del capitolo?
Nella foto ci sarebbe l'isolotto che Erik avvista.

Una Goccia di MareΌπου ζουν οι ιστορίες. Ανακάλυψε τώρα