33. Aer

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Sirenity:

L'alba è troppo bella. Osservavo l'oceano sconfinato davanti a me, la superficie luccicava e il sole sorgeva lento all'orizzonte. Il vento, rapido e fresco, soffiava gentile dalla nostra parte. Forse anche qua c'è lo zampino del Guardiano del Vento. Il ponte era deserto e il silenzio, non contando il continuo sbatacchiare delle vele e lo sciabordio delle lievi onde. Immaginavo di essere sola su quella nave apparentemente desolata e la quiete regnava sovrana, sovrastando i pensieri negativi che ancora aleggiavano nella mia mente.
Non ero ancora andata a dormire e la stanchezza iniziava a farsi sentire. L'apparizione di Ruby mi aveva leggermente turbata e ripensare alla discussione avvenuta tempo prima con Erik, non faceva che aumentare il disagio. Forse era un pensiero stupido, Ruby non c'era più; e anche se fosse stata ancora viva, avrebbe voluto solo la felicità di Erik. Non per niente, da lei, era ricomparso il Rubino del Cuore. Pietra di Creazione dei Guardiani dell'Amore, coloro che donano un affetto incondizionato, che hanno una grande empatia e che sanno come riappacificare le persone.
«Non ti affliggere, sirenetta»
Sussultai appena, ma non mi girai. Solo una sola persona mi chiamava in quel modo affettuoso. Sorrisi guardando dritta davanti a me ed Aer mi circondò i fianchi, in un dolce abbraccio, e mi baciò la nuca.
«So che non c'è quasi niente per stare allegri, ma pensa al futuro. Vedrai che andrà tutto bene e, presto, Saturn e Ignis non saranno più una minaccia»
Sospirai e mi lascia andare nella sua presa sicura, non mi avrei mai fatto cadere.
«Sai sempre cosa dire, grazie»
«Allontanati subito!»
Disse qualcuno con tono minaccioso, seguito dal rumore della spada sguainata. Aer ridacchiò ed io sorrisi; entrambi lo ignorammo.
«Sarà meglio che vada, il tuo ragazzo sembra non gradire la mia presenza»
Il Guardiano del Vento si voltò e salutò Erik con un cenno del capo, salendo sul parapetto e mantenendo un perfetto equilibrio.
«Le nostre strade si intrecceranno presto, capitano Wilson; ma, adesso, devo andare. Arrivederci sirenetta, fate buon uso dei miei venti»
Aer, sorridendo cordiale, si lasciò cadere, però non sfiorò neppure la superficie dell'acqua ghiacciata. Una folata di vento lo sollevò e lo portò via con se, verso una meta ignota.
«Posso dedurre che sia il Guardiano del Vento?»
«Che genio!»
Risposi, forse, un tantino acida. Erik roteò gli occhi e mi sorrise giocoso, abbracciandomi. Sbadigliai assonnata, stiracchiandomi e, senza dire niente, mi avvivai nella sua cabina per riposarmi almeno una mezz'ora. Grazie ad Aer mi sentivo meglio.

Ignis(corpo):

Era successo troppo in fretta, Fantasy mi aveva attaccato senza darmi modo di reagire. Non sapevo quanto tempo era passato, ma Saturn era su tutte le furie; bastava ciò a farmi capire che avevo fallito. Avevo un solo, facile, compito: uccidere la Guardiana dell'Acqua e portare Erik dal mio Creatore. Semplice, eppure avevo sbagliato.
Seduto nell'erba guardavo dal basso Saturn: i suoi occhi erano più taglienti di mille lame, la voce, ferma e autoritaria, nascondeva l'ira e la delusione che provava. Lo ascoltavo senza fiatare, provando a mia volta rabbia verso me stesso. Non sono riuscito a fare niente di utile! Pensai stringendo i pugni, lasciando l'impronta delle unghie sui palmi.
«Non ho nient'altro da aggiungere. Mi farò vivo io quando troverò una soluzione, non combinare disastri con le creature magiche, non voglio altri problemi»
Annuii piano, osservando le lunghe falcate del Creatore che si allontanava. Solo quando sparì dalla mia vista mi rialzai reggendomi al tronco di un albero. Presi due grandi respiri e mi trasformai in un falco. Spalancai le grandi ali infuocate e spiccai il volo senza guardarmi indietro. Gridai di rabbia, avevo sprecato tempo prezioso e una bella opportunità di vendicami. Sentii il fuoco divampare furioso, il crepitio delle fiamme aumentare; dire che ero incazzato era poco. Sbattei più forte le ali, fino a farmi male, salendo di quota, dove l'aria era quasi priva di ossigeno. Poi, all'improvviso, ripresi le mie sembianze umane. Precipitai; sempre più giù, sempre più veloce. L'aria sferzava il mio corpo, il fischio del vento rimbombava nei miei timpani ed io ricadevo al suolo. Attratto ad essa per la forza di gravità. L'impatto con l'acqua sarebbe stato letale, e non avevo la più pallida idea di quanti metri ci separassero. Attraversai una nuvola, a volte avevo sognato di toccarle, dalla terra sembravano così morbide... rimasi un po' deluso, non avevo percepito niente, solo l'umido delle goccioline d'acqua. E, mentre continuavo a cadere, guardai il cielo con un sentimento insolito: la malinconia.
Girai su me stesso e assunsi le fattezze di un falco, giusto in tempo. Sfiorai con un'ala il pelo dell'acqua e gridai a pieni polmoni.

Una Goccia di MareWhere stories live. Discover now