5. Preparo due bicchieri di rum?

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Ruby:

Era orami sera, anche se il tramonto aveva tardato ad arrivare ed il cielo era di un blu chiaro. Avevo passato la giornata a ripulire il ponte tra una chiacchierata e l'altra; tutto sommato, a parte la mattinata passata a interrogare la prigioniera, era stata una giornata tranquilla.
Quasi tutti erano sottocoperta, però io non volevo andare a dormire. Essendo una ragazza, Erik aveva avuto la brillante idea di condividere la cabina con me, pensando che sarebbe stato un luogo più ideale per stare lontana da sguardi indiscreti. Con me tutti erano buoni, eravamo amici, ma comunque non passavo di certo inosservata.
Alzai la testa spostando dei ciuffi di capelli, ascoltai il rumore delle onde e guardai la volta celeste. Sulla coffa notai qualcosa muoversi, era la vedetta: Occhiodifalco. Il suo soprannome derivava dal fatto che, anche senza usare il binocolo, avesse una vista molto più sviluppata di altri, ma c'era da immaginarselo. Iniziai ad arrampicarmi sulla rete, decisa a raggiungerlo per essere più vicina al cielo. Sorrisi triste al ricordo delle ampie gonne che ero solita usare, mi mancavano terribilmente ma non erano un abbigliamento adatto alla vita sulle navi. Arrivai fino in cima senza fatica, il vento soffiava un po' più forte e l'altezza mi inquietava, però non mi feci prendere dal panico.
«Passi per il buco del gatto o esternamente?»
Mi chiese il pirata, appoggiato con una mano alla ringhiera e l'altra tesa verso di me. Il buco del gatto era un foro utilizzato da coloro che temevano di cadere, io non avevo paura. Ignorai l'aiuto da parte del bucaniere e scavalcai il parapetto di legno e mi affiancai a Occhiodifalco. Se Erik avesse saputo che ero sulla coffa avrebbe dato di matto, secondo lui era troppo pericoloso. Come se assalire navi, combattere con la spada, affrontare tempeste e vivere con un branco di uomini non lo fosse.
«Qualcosa ti turba Principessa del Mare?»
Lui e qualcun altro mi chiamavano così, per loro era una soprannome migliore di Ruby, Rubino del pesce drago o tanti altri; ogni giorno se ne inventavano di nuovi.
«Tutto bene»
Risposi poco convinta guardando l'orizzonte; sotto di noi c'era la prua della nave e in lontananza solo l'oceano. La linea dell'orizzonte che divideva il cielo dal mare era una linea netta, una lunga striscia sottile difficile da descrivere a parole.
Sospirai prendendo il ciondolo a forma di cuore: era freddo al tatto e potevo sentire i piccoli diamanti sotto i miei polpastrelli; era un regalo stupendo, soprattutto perché me lo aveva regalato il capitano.
«Vorresti tornare sulla terra ferma?»
Tirò a indovinare Occhiodifalco, accarezzandomi i capelli, glielo concessi senza protestare. Aveva le mani ruvide e callose, il suo tocco non era delicato, sembravano mi desse delle pacche. Ma ero abituata anche a quello, non tutti avevano il tocco leggiadro e deciso di Erik. Sospirai pensando al moro e a quanto mi sarebbe piaciuto formare una famiglia con lui.
«Certe volte vorrei tornare a casa, a quest'età dovrei essere già sposata e avere dei figli, non fare la pirata e indossare dei pantaloni»
Ammisi senza guardarlo in faccia. Lui non disse nulla, si appoggiò alla punta dell'albero scrutando il cielo.
«Ti capisco Principessa del mare, io sognavo di diventare un medico, di avere una prole e una moglie nobile. Ma la scuola costava troppo e i miei genitori scelsero di dare la precedenza al primogenito. Però sai, non mi pento di ciò che sono diventato: sono felice così»
Gli sorrisi e lui ricambiò: aveva alcuni denti marci e storti, altri dorati e scintillanti. Lui sì che aveva l'aspetto di un pirata: con le guance ruvide a causa della barba, l'aspetto minaccioso, numerose cicatrici e gli orecchini d'oro. Erik, invece, non aveva cicatrici evidenti, non indossava gli orecchini e non aveva né troppa barba né troppi peli. Però tutti lo rispettavano e, molte volte, lo temevano. Tutti sapevano ciò che era in grado di fare, poteva uccidere senza pietà e distruggere un intero villaggio da solo.
Pensai a Derek, se Erik era in grado di ciò, lui era cento volte più pericoloso.
In passato li avevo visti allenarsi con le spade, Erik veniva sempre battuto e scaraventato a terra. Vedevo Derek guardarlo con gli occhi illuminati di una strana luce; istigava il fratellino a rialzarsi e combattere, una volta pure a uccidere. Io preferivo distogliere lo sguardo e andare per la mia strada: mi si stingeva il cuore a vederlo diventare un assassino agli ordini del fratello.

A riportarmi alla realtà fu Occhiodifalco, ora che lo guardavo meglio notai che aveva il naso simile al becco di uno di quei rapaci. Questo potrebbe essere un altro motivo del suo soprannome, chissà.
«Sarà meglio che vai, se il capitano ti trova qui mi fa divorare dai pescecani»
«Va bene, buon lavoro Nicolò»
Lui sapeva della lettere e lavorava molto più del solito per controllare che non arrivasse Derek.
Scavalcai il parapetto della coffa e scesi rapidamente, poi corsi nella cabina di Erik sistemandomi un ciuffo ribelle.
Lui era seduto su una sedia con le gambe divaricate, la testa a penzoloni e le braccia incrociate al petto. Sorrisi scuotendo il capo divertita, ancora mi chiedevo come facesse a prendere sonno in quelle posizioni così scomode. Approfittai del suo pisolino per cambiarmi velocemente e mettermi una vestaglia da notte dietro il pannello divisorio.
Guardai con la coda dell'occhio la sedia, ma di lui nessuna traccia. Spostai di poco lo sguardo e lo trovai a pancia sotto sul suo letto. Era ancora tutto vestito: con le scarpe e le armi ancora addosso. Sorrisi di nuovo e mi diressi nel mio letto.
La cabina era grande e le nostre brande erano negli angoli opposti, il suo di fronte alla porta.
Stavo per coprirmi quando lui mi chiamò; adagiai le coperte sul letto e mi voltai aspettando che parlasse.
«Ti proteggerò Ruby, non gli permetterò di farti del male»
Sorrisi per la millesima volta e mi avvicinai a lui. Nel frattempo si rigirò, aprendo le braccia e lasciando una gamba a penzoloni giù dal materasso.
«Sono brava a difendermi, stai tranquillo»
Lui si sedette e mi guardò preoccupato, voleva ribattere ma lo precedetti:
«Preparo due bicchieri di rum?»
Non lo lasciai rispondere, la mia era più un'affermazione che una domanda; avevo capito che gli serviva qualcosa per schiarirsi i pensieri.
Mi avvicinai a un mobiletto e presi due bicchieri di vetro colorato, gli riempì di quel liquido dal colore bruno e gliene porsi uno. Lui lo guardò titubante, però lo prese e facemmo scontrare i boccali prima di bere. Il sapore, da prima intesto, iniziò a diminuire: sapeva di gomma, melassa e di caramello, si sentiva anche un retrogusto di spezie e vaniglia.
Da un bicchiere passammo a due, poi a tre e a quattro. Io ascoltavo lui mentre dava libero sfogo alle sue preoccupazioni e lui ascoltava me mentre gli raccontavo dei miei problemi.
«Ruby, se vuoi, ti faccio sbarcare in qualche città»
Biascicò guardandosi le scarpe e serrando i pugni. Lo guardai confusa, mi aveva interrotto a metà delle mie lamentele.
«Penso che tu abbia frainteso»
Lui alzò subito il capo per guardarmi, sembrava sollevato.
«Non ho mai avuto la possibilità di vivere bene, lavoravo in quella schifosa taverna dove tutti mi importunavano e i miei zii non mi volevano dare la dote per sposarmi. Non sto rimpiangendo quella vita, solo mi manca mia sorella, mi mancano le gonne, mi manca un marito e dei figli. Se me ne andassi da questo galeone, se me ne andassi lontano da te: sarebbe anche peggio, perderei l'unica famiglia che mi rimane. Io sono felice qui, accanto a te e poi, una libertà come questa dove la trovo?»
Erik mi abbracciò e mi abbandonai completamente tra le sue braccia sospirando e lasciandomi avvolgere dal suo profumo. Rimanemmo così per svariati minuti, la sua stretta era così piena d'amore, ma era un amore fraterno.
Ci allontanammo, sorridendoci. I bicchieri erano abbandonati da qualche parte sul pavimento, la bottiglia di rum, vuota e aperta, era coricata su un fianco.
Gli diedi la buona notte e lui posò le sue labbra sulla mia fronte, in un delicato contatto. Andai a spegnere le candele e quando toccai il materasso sprofondai in un sonno sereno, senza sogni o incubi, completamente avvolta dal tepore delle coperte e dall'effetto dell'alcol.
Sì, non mi pentivo del mio stile di vita, lo amavo e amavo più di tutto stare insieme a Erik. Chissà, forse c'era una possibilità per noi due.

***

Mi svegliai quando avvertii il galeone tremare. Erik non c'era, ero sola nella sua cabina. Sentii delle grida, dei colpi di cannone e di pistola. Dopo uno stato confusionale, in cui mi tenni la testa tra le mani, riuscii a far lavorare il cervello: Derek ci stava attaccando a tradimento.

Angolo autrice:

Alleluia c'è l'ho fatta!! Tre capitoli in più :-D sono stanca morta ma ne è valsa la pena, mi piacciono molto XD
Ho modificato anche il capitolo dopo, però non l'ho stravolto più di tanto.
Cosa mi dite, vi sono piaciuti o era meglio prima? (Secondo me è meglio adesso)
Va bene, vado.
Ciao a tutti :-D

Una Goccia di MareHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin