35. Una peonia

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Erik:

Varcai la porta come un furia, pronto al peggio. Ma, non so per quale grazia divina, Sirenity era ancora stesa sul letto senza neppure un graffio.
Al centro della cabina stavano due uomini, fermi uno davanti all'altro, non si scomposero neppure quando entrai; forse non si erano neanche accorti della mia presenza. Con poche falcate gli raggiunsi ed ero pronto a battermi, quando, sportomi appena, riconobbi Aer. Fissava l'altro uomo negli occhi dondolando piano la testa a sinistra e a destra, a sinistra e a destra...
«Non guardarlo!»
Urlò disperata Sirenity, richiamando a se tutte le forze che possedeva e rimanendo, un attimo dopo, senza fiato. Mi riscossi appena, riuscendo a distogliere lo sguardo dagli occhi del Guardiano del Vento. Erano come dei magneti, mi avevano attirato a se, portandomi fuori dal mio corpo, dalla mia mente, facendomi sentire completamente esposto e vulnerabile. Un brivido mi percorse da capo a piedi, lui era capace di tutto questo? Quante cose avevo sempre ignorato? Quante cose ancora non sapevo sulle creature magiche?
Un tonfo attirò la mia attenzione, ma non riuscii neppure ad alzare il capo che Aer mi strattonò per il colletto della camicia; istintivamente afferrai i suoi polso sottili, ma evitai di stingere la presa.
«Dovevi restare vicino a lei! Se non fossi arrivato in tempo le avrebbero fatto del male!»
Guardai il Guardiano del Vento stupito, Sirenity aveva tessuto le sue lodi in quanto persona calma, gentile e solare... Rimasi zitto, consapevole del mio imperdonabile errore. Lui mi mollo quasi subito, come scottato; indietreggiò di qualche passo e mormorò della scuse che non riuscii quasi a sentire.
«Dovete raggiungere Uran, avete poco tempo! Sirenity è troppo debole e questo inconveniente ruba tempo prezioso. Penserò io ad aiutare i tuoi compagni e riportarli a casa, ma voi dovete andare, ora»
Aer mi guardò serio, sbirciando in direzione di Sirenity con aria preoccupata.
«Si accorgerebbero subito della nostra ritirata e per di più non so neppure dove andare»
«Dimmi solo "Va bene", ho già preparato tutto»
Guardai il combattimento dalla porta scardinata. I miei uomini si scagliavano agguerriti contro i nemici: le fronti sudate, i muscoli tesi, i movimenti limpidi ma talvolta imprecisi; lottavano con tutte le loro forze, facendo riecheggiare con grinta le loro grida da battaglia. Non sembravano in grande difficoltà, però la battaglia si stava impantanando e la fatica iniziava a vedersi. Ed io, il capitano, il loro amico, colui che avevano scelto di seguire ribellandosi a Derek, doveva scegliere tra loro e la vita di Sirenity. Mi voltai verso di lei, era stesa sul letto esausta e con gli occhi chiusi.
«Loro vorrebbero vederti felice, sbaglio? Non sentirti in colpa, prima o poi le vostre strade avrebbero preso direzioni differenti; non ti biasimeranno se decidi di andartene, non penseranno che stai scappando. Hai già perso troppe persone care e sanno che saresti in grado di sconfiggere anche una flotta intera di nemici tutto da solo. Ora, anche se è difficile, devi deciderti, il tempo scorre inesorabile senza aspettare nessuno»
Sospirai rumorosamente, Sirenity aveva ragione, faceva degli ottimi discorsi.
«Va bene, andrò da Uran, adesso»
Il Guardiano del Vento sorrise e si inginocchiò toccando delicatamente la mia gamba ferita. Chiuse gli occhi e dalle sue dita percepii uscire dell'aria. Quando ritornò in piedi raggiunse Sirenity e, tenendola per gli avambracci, la tirò fuori dal letto. Lei, stranamente, si resse sulle sue gambe e riacquistò un po' del suo colorito; anche se rimaneva sempre molto pallida.
«Grazie, Aer. Sei veramente un grande amico»
Affermo Sirenity abbracciandolo come se fosse l'ultima volta. Deglutii con forza, cercando di scacciare l'ansia. Ce la faremo, insieme. Non ti lascerò morire, non mi arrenderò. Si guardarono un lungo istante negli occhi e poi lei mi raggiunse, circondandomi il collo con le braccia.
«Rimanete vicini finché sarete in volo. Il mio vento vi condurrà vicini al portale, la rimanete strada la percorrerete con una piccola barca a remi. Mi raccomando, fate in fretta!»
Strinsi a me Sirenity, tenendola per i fianchi; sembrava stanchissima, stremata dal dolore ed estremamente fragile.
Aer iniziò a bisbigliare parole incomprensibili e una sensazione di leggerezza mi invase da capo a piedi. Sentii freddo, la voce del Guardiano del Vento risuonava come l'eco di una canzone mistica; così lontana da non poterne capire le parole e così fluida da far venire i brividi. Una corrente d'aria si levò dal nulla, accarezzandoci i capelli e vorticando intorno a noi. Lo sguardo di Sirenity cadde verso il basso ed istintivamente feci la stessa cosa: eravamo sospesi, non toccavamo terra.
Come fossimo delle anime attraversammo il soffitto, salendo sempre più su, vagando nel cielo; eppure mi sentivo sempre uguale, forse più leggero, ma comunque con un corpo in carne e d'ossa. Forse non mi abituerò mai a queste magie, riescono sempre a sorprendermi.
Una follata di vento ci portò con se, come fossimo foglie al vento. Volammo sopra le navi, sopra al mare, sempre più lontano, fin quando i galeoni sparirono oltre l'orizzonte. Addio.
Voltai il capo incontrando gli occhi grigi di Sirenity. La strinsi di più, facendo combaciare le fronti, mischiando i nostri respiri, lasciando battere i cuori all'unisono e intrecciando le nostre dita. Lei mi guardò dispiaciuta, sentendosi incolpa per avermi portato a decidere tra lei e i miei compagni di avventura. Le baciai le palpebre, trasmettendogli tutta la tranquillata che possedevo per provare a farle capire che andava tutto bene, che non mi pentivo della mia decisone. Per Sirenity avrei solcato mari e monti, le avrei permesso di guidarmi nel suo mondo. Era nuovo il sentimento che provavo per lei, così come erano nuovi tutti quei pensieri romantici. C'erano ancora molte cose che volevo fare insieme a lei e vivere questo amore ara la principale.

Aer:

Guardai Erik e Sirenity scomparire lentamente e, poi, lasciando morire il mio sorriso sospirai stanco. Mi rimproverai mentalmente, farmi venire uno scatto d'iracondia... Da quando avevo incontrato Ignis avevo i nervi a fior di pelle, sempre agitato, sempre rabbioso, sempre con la sensazione di poter esplodere da un momento all'altro. Avevo perfino iniziato ad arruffarmi i capelli e tirare delle ciocche quando mi riscoprivo a pensare al Guardiano dell'Albero di Fuoco.
Non ne potevo più, non potevo continuare a sbatterci la testa sopra, ancora, ancora e ancora. Avevo bisogno di staccare la mente o dimenticare; perché faceva male, un male a cui non potevo dare pace, avevo voglia di piangere, di essere egoista per una volta eppure... Strizzai gli occhi più forte che potei come se servisse a impedire alla lacrime di sgorgare copiose. Tutto ciò che facevo, tutto ciò che dicevo, mi riportava sempre lì, su quell'isolotto sperduto nel nulla dove Ignis mi aveva lasciato con una peonia in mano. Mi sentivo patetico, inadatto, deludente, un fiume impazzito di sentimenti. Avevo provato ad arginare quei "io voglio", sostituendoli con "io devo", ma ormai sembrava tutto perduto, anche loro sarebbero venuti, presto o tardi, a galla. E poi, dannazione! Io volevo lasciare tutto e seguire almeno una volta ciò che mi diceva il cuore, tuttavia io dovevo continuare a proteggere il Mondo delle Sirene, dovevo continuare a mantenere gli equilibri al loro posto e dovevo dimenticare Ignis.
Presi una grossa boccata d'aria e osservai il corpo dormiente "dell'invasore", poi uscii dalla cabina e canalizzai le energie sulla mia specialità... l'ipnosi. Ignis, ti avevo promesso che avrei smesso di usare il mio potere, ma non te lo ricordi. L'ho fatto tra la lacrime, mentre dormivi ed io pensavo di averti cancellato la memoria o peggio, ucciso. Ti avevo promesso tante cose e non sono riuscito a mantenere nulla; ti ho fatto tanto male, prendo sempre le decisioni sbagliate eppure continuiamo a cercarci, ferendoci a vicenda, allontanandoci e ritrovandoci. Sarà mai possibile mettere fine a questo circolo vizioso?
Vorrei ancora dirti tante cose, vorrei ancora sentire la tua voce, vorrei ancora dormire al tuo fianco e non sentirmi inadatto o nel posto sbagliato, vorrei che il tumulto dei miei pensieri sparisse, ma forse sono io che dovrei sparire...
Una lacrima solitaria scese silenziosa, cadendo e mischiandosi al sangue che imbrattava il ponte. Sono debole, fragile, pauroso, complicato, vuoto, ma mi è bastato vederti per sentimi di nuovo vivo.
Mi tappai le orecchie ignorando i rumori esterni e concentrandomi sul fischio del vento, sulla potenza di un tornando e sulle dolci brezze estive. Respirai a piedi polmoni e poi iniziai a cantare una ninna nanna: era una canzone di cui solo io, e i vecchi possessori della mia stessa specialità, sapevano le parole. Tutte la armi caddero con un tonfo, i pirati si voltarono verso di me, rapiti, immobili, pronti a fare qualunque cosa dicessi.
«Coloro che sono di questo galeone rimangano dove sono, voialtri ritornate alle vostre imbarcazioni e navigate il più lontano possibile da qui»
Tutti fecero come detto, silenziosi come ombre e con gli occhi completamente scuri e vitrei. Siamo di fronti opposti, nemici, eppure non riesco a convincermi che volerti bene sia sbagliato.

Angolo autrice:

Sirenity è salva (per ora)! Vi avevo messo ansia? Tra poco arriveranno nel Mondo delle Sirene, ma dobbiamo aspettarci altre sorprese?
Aer, cucciolo, è tanto confuso, in cuor suo sa quel che vuole, purtroppo però si sente obbligato a proteggere Sirenity, Uran ed ora anche Erik. Ha passato anni e anni senza sfogarsi con nessuno, nascondendo nel profondo le sue ansie, le sue paure... e adesso sente che potrebbe esplodere da un momento all'altro. Che cosa farà? Andrà da Ignis? Metterà a tacere tutti i suoi pensieri? Parlerà di quell'incontro con qualcuno?

Una Goccia di MareWhere stories live. Discover now