17. Da ora solo incubi

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Ignis:

I pugni di Fantasy erano veloci, ma io li evitai cercando di mostrarmi il più disinteressato possibile, questo la fece irritare. Non era un'abile combattente, non aveva neppure un'arma.
«Se sai fare solo questo capisco perché non hai nessun compito importante»
Le dissi divertito dalla sua reazione, c'era rabbia nel suo sguardo. La polvere magica che formava "l'arena" tremava e si spostava velocemente intorno a noi, assumendo colori tendenti all'arancione, quasi al rosso. Come avevo supposto, il colore dipendeva dal suo stato d'animo. Sorrisi, soddisfatto della mia tesi corretta.
«Sei insignificante in confronto a Sirenity, lei si fidava di te, ma non sa che sei stata tu a ferirla così brutalmente»
I suoi occhi si spalancarono, e per un attimo si immobilizzò, perdendo la concentrazione. Sfruttai quel breve lasso di tempo per darle una ginocchiata allo stomaco, ridendo divertito. Saturn aveva ragione, con i ricambi generazionali di Creatori e Guardiani, essi perdevano le conoscenze, non tramandavano tutto il sapere; stavano diventando via via più deboli, sempre meno "eroici", ma la fama di grandezza invece cresceva, leggende e riverenze nutrivano un ego non meritevole di tante attenzioni. Guardiani e Creatori stavano cambiando, dimenticando il vero motivo della loro esistenza.
Non infierii di più, feci un passo indietro per gustare l'immagine di lei sofferente che si piegava tenendosi la pancia. Sputò sangue, ma ritornò subito all'attacco.
Non mi aspettavo una ripresa così veloce, mi trovò impreparato e, per una volta, mi colpì con un montante ben assestato. Indietreggiai tenendomi il naso dolorante, questo pugno me lo sarei ricordato per un bel po'.
Lei non perse tempo e cercò di ferirmi con un calcio rotante; per fortuna mi piegai indietro con il busto e, prendendola dalla gamba, la sbattei a terra con forza.
«Eri gelosa dell'amore di Sirenity e così hai architettato tutto!»
Affermai, guardandola rialzarsi di scatto; ero sempre più soddisfatto delle sue reazioni dettate dall'ira.
«Basta! Stai zitto! Non sai di cosa stai parlando!»
I suoi colpi iniziarono a farsi più veloci e meno precisi. Carichi d'odio e di sofferenza per ciò che le stavo dicendo. Il colore della polvere magica passò dal rosso acceso a un blu scuro. Le mie parole erano andate a cercare il suo rimorso, le sue bugie, i suoi segreti.
«Sei inutile, uno spreco di magia, se muori non importerà a nessuno. Lo sai, vero? Ti credi tanto brava, ma non servi a niente!»
Fantasy iniziava a cedere, il furore iniziale venne sostituito dalla consapevolezza di essere inutile e meschina.
Abbastanza appagato e, soprattutto, stufo della lotta, le afferrai un pugno, glielo girai facendole torcere dolorosamente la spalla, e la buttai a terra. Sta volta non si rialzò, rimase su un fianco a tremare e a versare lacrime salate. Una mocciosa viziata, ecco cosa era. Una pessima Guardiana che, se l'avessero vista i primi e veri Guardiani, li avrebbe fatti rivoltare nella tomba.
«Sì, ero gelosa! Tutti guardavano lei, io non sono mai esistita. Ed ho... ho fatto quel che ho fatto!»
Perfetto. Adesso era docile come un agnellino. Mi avvicinai, creando un pugnale e cospargendo la lama con un liquido verdastro. La feci voltare a pancia in su e gli impiantai l'intera lama dentro il petto, all'altezza del cuore, tenendo per fermo il manico. Fantasy gridò di dolore, continuando a far cadere lacrime dai suoi occhi bicolori, non provò nemmeno a sottrarsi, si abbandonò completamente, pensando di morire.
Quando mi allontanai lei realizzò di star ancora respirando e provò a rialzarsi sofferente, ma la ferita si ingrandì e iniziò ad uscire del catrame. Impotente riccadde al suolo, lasciandosi ricoprire senza opporre resistenza. Singhiozzava, tremava e piangeva. Non capiva cosa le stava succedendo. I suoi occhi, velati dalle lacrime e dal rimorso erano lo specchio di tutta il dolore che stava provando. Aveva fatto soffrire Sirenity per pura gelosia, le aveva mentito, aveva mentito a tutti. Non si sarebbe mai perdonata, non le avrebbe mai potuto dire la verità. Il suo spirito sarebbe stato condannato a vagare senza pace in un limbo, esattamente come il mio.
Prima di scomparire sotto tutto il catrame ebbe solo il tempo di sussurrare due piccole parole:
«Scusa, Sirenity»
Poi niente, silenzio. "L'arena" esplose e tutta la polvere blu cadde al suolo, diventando cenere nera. Era la fine dei sogni. Da ora solo incubi.

Fantasy:

Mi sentivo cullata da qualcosa, il movimento ondulatorio mi ricordava il mare, ma la consistenza non assomigliava a quella dell'acqua, bensì alla mia polvere. Decisi di aprire gli occhi, brutta scelta. Venni accecata da una luce troppo intensa; mi scappò un risolino. Se sto morendo questo posto non mi piace propio. Detto fatto. La luce iniziò a diminuire, le piccole onde non c'erano più, il vento trasportava una mite brezza molto rilassante e le nuvole erano alte nel cielo azzurro e sembravano tante piccole pecorelle. Mi alzai e mi guardai intorno, non c'era niente, solo un'immensa distesa d'erba, senza neppure un fiore, senza neppure un'insetto. Non indossavo i miei soliti vestiti, ma un vestito color oro a maniche corte, ricamato, lungo, ampio e morbido. Notai presto di non avere le scarpe, ma la sensazione di quella terra "soffice" sotto i piedi, trasmetteva tranquillità; però non c'era vita, sembrava tutto morto.
Iniziai a camminare, senza una meta, in quel posto ignoto, luminoso ma senza il sole.

***

Non ricordo per quanto camminai, ma da lontano scorsi una piccola luce bianca che si muoveva nel cielo, essa mi si avvicinò con una velocità impressionante e poi fuggì via. La inseguii, avevo come il presentimento che mi volesse portare da qualche parte. Non mi sembrava maligna, anzi, era come se a vederla il mio corpo si fosse riempito di nuove energie, di nuova vita. Il piccolo bagliore salì su una collina e scomparve dall'altro lato. Iniziai a correre per non perderla di vista, ma quando arrivai ai piedi del colle, che prima non c'era, mi sentii afferrare la caviglia da qualcosa di viscido . Scrollai il piede, senza guardare in basso, e iniziai la mia salita. Mano a mano che procedevo il pendio sembrava sempre più ripido e la vetta più alta. La cosa viscida mi afferrò di nuovo e, quella volta, mi strattonò in basso. Quando vidi cosa era, non potei fare a meno di spalancare gli occhi e cacciare un gridò di sorpresa. Quella cosa viscida, era nero e denso catrame.
Cercai di togliermelo di dosso, ma ogni volta si riformava. I piccoli pezzettini che rimanevano, inevitabilmente, sul vestito, sul corpo e sul viso sembravano risucchiare parte delle mie forze. Le palpebre iniziavano a chiudersi, gli sbadigli si fecero frequenti e la pigrizia si impossessò di me. Lasciai perdere il catrame e mi distesi completamente.
La piccola luce sbucò dalla cima della vetta, ma vedendomi così, se ne andò, lasciandomi di nuovo sola. Il catrame non si espanse, si condensò e prese la forma di una catena intorno alla mia caviglia destra.
Mi sentivo tanto stanca, avrei tanto voluto dormire, ma qualcuno iniziò a scuotermi. Sollevai leggermente il capo. Chi mai poteva essere tanto malefico da distrarmi dal mio quasi pisolino? I nostri occhi si incatenarono, lo riconobbi immediatamente.
«Maledetto! Dove mi hai portata!»
Gli balzai addosso, bloccandolo a terra facilmente, lui non mostrò alcun segno di resistenza. Non credevo di aver così tanta forza, era lui che non faceva niente per difendersi.
«Allora!? Rispondimi brutto idiota!»
Ignis fece un profondo sospiro e mi mostrò i suoi due polsi, avevano anche lui delle catene come me. Lo lasciai andare, come se fosse diventato improvvisamente incandescente; mi sedetti sulle mie ginocchia, confusa e in attesa di spiegazioni convincenti. Ignis rimase immobile, sospirò di nuovo, tremendamente stanco.
«Mi chiamo...»
«Ignis, lo so. Vengo anch'io dal Mondo delle Sirene, sono la Guardiana dei Sogni, Fantasy»
Annuì, accennando appena a un sorrisetto.
«Allora, Fantasy... non so cosa il mio corpo combina, ma sappi che io sono il vero Ignis, credimi! Avevo undici anni quando entrai, senza bussare, nella stanza di Saturn. Lui stava maneggiando un'ampolla con su scritto: veleno. Rimasi scioccato a fissarlo e lui mi attaccò, bloccandomi subito e facendomi ingerire a forza quel veleno, poi non ricordo nient'altro.
Mi sono ritrovato qui, da solo e impaurito in mezzo al nulla per anni. So che il mio corpo è ancora vivo, a volte riesco a sentirlo, ma si muove come un burattino al comando del Creatore. Saturn prende energia dalla mia forza vitale e con essa fa ciò che vuole»

Angolo autrice:

Vi prometto che nel prossimo capitolo ritorneremo, anche se per poco, da Erik e Sirenity.
Comunque? Abbiamo scoperto che Ignis non ha seguito Saturn per sua volontà e si trova, insieme a Fantasy, in una specie di limbo.
Continua a piacere Una Goccia di Mare?
Qual è, fin ora, il vostro personaggio preferito/a?

Una Goccia di MareHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin