38. Addio

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Aer:

Non voglio tornare...
Erano passati tre giorni da quando avevo fatto scappare Erik e Sirenity dal galeone e mi sentivo male all'idea di ritornare a "casa". Ignis, anche se era dura ammetterlo, aveva messo alla luce i miei dubbi dicendo esattamente ciò che cercavo di cacciare da tempo. Non sentivo più il Mondo delle Sirene come una casa in cui tornare, ma solo un obbligo, un dovere che giorno dopo giorno pesava sempre di più sulle mie spalle.

«Ignis, Ignis! Mentre curiosavo tra le pagine di un libro ho trovato una frase ed ecco... io... io la trovo molto vera» incespicai sulle ultime parole mentre lui ascoltava attento. «E quale sarebbe?» chiese piegando la testa da un lato e donandomi un suo sorriso. «La mia casa è dove sei tu. Non esiste nessuno che mi capisce meglio di te e non ci sono parole per descrivere quanto ti voglio bene» Lui spalancò gli occhi ed essi brillarono; prima che potessi dire o fare qualcosa si fiondò su di me stritolandomi in un suo caldo abbraccio.

Boccheggiai in cerca di più aria, la testa mi pulsava, la gola bruciava ma il dolore più orribile e doloroso era in alto a sinistra: nel mio cuore.
Nuotavo intorno a Grotta Azzurra, avanti e indietro, avanti e indietro, senza sosta. L'ansia e la paura mi avevano fatto perdere la fame e la concentrazione; nella mia testa vagavano solo i ricordi di Ignis e più volte l'idea di mettermi in contatto con Saturn mi aveva allettato. Si sono accorti che sono sparito? Uran non era il mio Creatore, di conseguenza non potevamo comunicare mentalmente, ma esistevano anche altri modi per mandare dei messaggi. Sirenity sta bene? Mi voltai verso l'entrata sotterranea di Grotta Azzurra, intenzionato a scoprirlo da me; eppure, nemmeno due metri dopo, rividi me stesso ed Ignis da piccoli mentre giocavamo a rincorrerci tra quelle grandi rocce. «Staremo sempre insieme, Aer?» «Certo! Sempre e per sempre»
Mi voltai sperando di vederlo con i suoi indomabili capelli rossi, il suo sorrisetto, le mani poggiate pigramente sui fianchi, lo sguardo rassicurante e allo stesso tempo un po' ribelle. Rimasi più amareggiato del dovuto a non trovarlo con lo sguardo e, a testa china, nuotai svogliato vero la statua di Grotta Azzurra. Dimenticare ciò che siamo stati è l'unica soluzione.

***

Le sacche con le gemme preziose e monete d'oro tintinnavano al mio fianco e il canyon, buio e desolato,
dava un senso di angoscia. Ogni cosa gridava: "Pericolo! Allontanarsi il prima possibile", ma ormai prendere le decisioni sbagliate era all'ordine del giorno. Ero agitatissimo, le mani mi sudavano e nuotavo a scatti, guardandomi intorno come se fossi un ladro, come se stessi facendo qualcosa di proibito, ma infondo, era proprio così. Squali folleto e calamari colossali si muovevano intorno a me guardandomi con i loro enormi occhi, curiosi di vedere un tritone per la prima volta. Più volte mi toccarono con le loro code o i tentacoli viscidi, provarono anche a trascinarmi più in fondo, nelle correnti ancora più gelide; ma non trovandomi poi così interessante mi lasciarono stare, continuando a nuotare verso la loro meta.
Avevo la pelle d'oca, non solo dalla paura ma anche dal freddo: ero a più di novemila metri sott'acqua e le sirene, solitamente, non vivevano al di sotto dei seimila metri.
Virai bruscamente a destra, con un rapido schiocco di coda, infilandomi in un'insenatura tra le rocce. Mi sentivo schiacciato, muoversi era quasi impossibile e gli spuntoni di roccia mi graffiavano la pelle del ventre scoperto. Non mi ero vestito, Berenice preferiva una "vista completa", non creava pozioni per chi non reputava soggettivamente bello da guardare.
Provai a procedere lentamente, aggrappandomi alle rocce sporgenti quando non riuscivo a muovere la coda. Ma più andavo avanti più le pareti si restringevano ed io avevo sempre sofferto di claustrofobia. Sentivo l'aria mancare, tremavo appena e il cuore mi batteva forte nel petto. Ero schiacciato, bloccato tra quelle altissime pareti di roccia, completamente al buio e isolato da tutto. Mi agitai, mossi freneticamente la coda graffiandomi e respirando con la bocca spalancata. Non ho mai permesso alla paura di prendere il sopravvento. Aprii e chiusi più volte gli occhi irrequieto, disorientato dal continuo tintinnare dei soldi. Mi mossi a caso, senza un ordine, senza un'armonia e finalmente fui libero. La pressione delle pareti svanì in un lampo e, ancora ansante, ripresi controllo dei miei movimenti.
Non c'era niente, nessun animale nuotava intorno a me, nessuna pianta cresceva in quel luogo di morte e oscurità, solo una stradina di ciottoli, lische e ossi mi fece capire che non avevo sbagliato strada. Imboccai la via, sommerso da pensieri e preoccupazioni. Mai avevo ceduto alla paura, mai mi ero fatto controllare in quel modo agendo senza pensare. Sono arrivato al limite della sopportazione?
Un movimento al mio fianco mi fece rallentare e tremai dopo una scarica di brividi. Eccola, non si torna più indietro.
«Benvenuto Guardiano del Vento, cosa ti porta qui da me?»
Non mi voltai, continuai a guardare fisso d'avanti a me mentre delle candele si accesero illuminando la grotta in cui ero entrato senza nemmeno accorgermene.
«Se avessi avvisato mi sarei fatta più bella, Aer»
La sua voce gracchiante mi arrivò all'orecchio destro, il suo fiato caldo mi sfiorò la pelle del collo e le sue mani raggrinzite accarezzarono i miei bicipiti. Rimasi zitto, immobile e impassibile davanti ai suoi perfidi giochetti. In nessun caso parlare o girarsi quando si è tra le sue grinfie.
Otto tentacoli viola scuro si attorcigliarono intorno alla mia coda, risalendo fino al mio viso. Respirai rumorosamente, a disagio. Troppa vicinanza, troppo contatto, troppo poco spazio vitale. Lasciami!
«Lo sai che non è educato non rispondere?»
Lei emise un grugnito infastidito, graffiandomi volutamente il petto con le lunghe unghie ricurve prima di allontanarsi.
Sospirai sollevato, voltandomi a guardarla armeggiare con infinite ampolle colorate. I capelli grigi per l'età rovinati, le braccia gracili e ossute, i tentacoli sciupati e privi di alcune ventose. Si girò, guardandomi con i suoi profondi occhi neri contornati da una fitta rete di rughe e segnati da pesanti occhiaie scure. Provai a immaginare come fosse mille anni fa; si diceva fosse la "sirena angelica", dalla bellezza eterea, con la coda dorata e i lunghi capelli biondi però, non volendo invecchiare, imparò a controllare la magia nera e provò a rubare il Tridente dorato. Per questo questo fu cacciata, ma non perdeva mai l'occasione, attraverso sotterfugi e imbrogli, di ritornare nel Mondo delle Sirene.
«Non mi guardare così bambolotto, so di non essere un bello spettacolo»
Affermò lei, stappando una boccetta e versandosela in testa. La osservai lievemente stupito, riprendere le sue sembianze da sirena; le voci non avevano torto, era oggettivamente bella ma io continuavo a vedere l'essere maligno e opportunista che era. Eppure sono qui a chiedere aiuto...
«Oh, molto meglio! Allora, sei venuto qui a fare da bella statuina o ti serve qualcosa, non ho tempo da perdere io!»
Mi squadrò da capo a piedi, con le braccia conserte sotto il prosperoso petto e un pizzico di astio nella voce. Aprii una delle sacche di pelle, mostrandole il contenuto e richiudendolo subito prima che potesse metterci le mani sopra.
«Devo dimenticare, puoi fare qualcosa?»
«Certo, ma solo per quelle poche gemme...»
Il suo sguardo malizioso non prometteva nulla di buono, ma non riuscivo più a vivere col costante pensiero di Ignis.
«Cosa... cosa ti interessa?»
Il suo sorriso si allargò da orecchio a orecchio e mi venne vicino sinuosamente, lasciando muovere i lunghi capelli biondi e tamburellando l'indice all'altezza del mio cuore.
«Entrambe le sacche e il tuo potere di creare portali, affare fatto bambolotto?»
«Non posso farlo, non è la mia specialità»
«Oh cucciolo, non importa se l'hai sviluppata o meno, la possibilità di creare portali risiede comunque in te. Accetti sì o no?»
Allungò la mano, incitandomi con un sorriso vittorioso a stringerla. Dimenticare per sempre Ignis e perdere un potere? Sentii gli occhi spalancarsi mentre tenevo lo sguardo fisso su quella mano. No, no, no... Due lacrime solcarono i lati delle mie guance e un fiume di ricordi mi investì in piedi. Non capisco più niente, non so più cosa è giusto, cosa voglio e cosa devo fare. Fate tacere il caos che ho in testa.
Berenice, accortasi della mia indecisione, sbuffò impaziente guardandomi irritata. Cacciai via ogni tipo di pensiero, di incertezza, di sentimento. Le strinsi la mano suggellando il patto.

Mi si mozzò il fiato e un vortice di acqua inchiostrata ci avvolse, stringendoci in una morsa quasi dolorosa. Sentii una parte di me scomparire, defluire dal mio petto ed entrare nel corpo della Strega dei mari. Chiusi gli occhi a causa del dolore e agitai convulsamente la coda; lei rise di perfida gioia, soddisfatta della magia che aveva ottenuto. Ho messo in pericolo l'intero Mondo delle Sirene...
Quando lei lasciò la mia mano mi adagiai per terra con la fronte sudata e i capelli attaccati ade essa; tossì così forte da sentire in bocca il sapore metallico del sangue e quasi mi venne un contatto di vomito.
«Bene dolcezza, hai fatto un ottimo affare»
Canticchiò lei gioiosa porgendomi un'ampolla contenente un liquido frizzante e trasparente. Mi rialzai a fatica, porgendole con le mani tremanti le sacche e prendendo la boccetta.
«Pensa intensamente a cosa vuoi dimenticare e sappi che i ricordi possono essere messe a tacere, ma esistono legami così profondi da essere indistruttibili; i Guardiani Inseparabili sono uno tra questi»
Annuii assente, agganciando l'ampolla alla cintura e dirigendomi all'uscita tormentato dai dubbi. Avevo dato la possibilità alla Strega dei Mari di aprire portali a suo piacimento, rischiando di mettere in pericolo il mio mondo.
«I ricordi torneranno e se non sarai preparato per te sarà un danno. Non indugiare non lasciarti abbindolare, in questo trambusto ascolta ciò che ritieni più giusto. Dallo sguardo bianco riguardati, in quello scuro calati; antiche profezie e strane magie avvolgono le bugie. Rimembra sempre le mie parole Guardiano, ti ho fatto dono di un indizio prezioso»
La voce di Berenice rimbombò per tutta la grotta, perdendosi nell'abisso profondo e rimanendomi in testa come una semplice filastrocca. Mi voltai istintivamente, rimanendo a contemplare l'entrata come se stessi aspettando qualcos'altro. Ripetei le sue parole in un lieve sussurrò, come se facendo ciò potessi trovarne un qualche significato; avevo sentito qualcosa muoversi nel mio animo, ma non trovai un senso in quell'ammasso di suoni che formavano delle frasi. Ignis, tu sei sempre stato un genio a trovare le soluzioni o i significati degli enigmi.
Una lacrima solitaria percorse involontariamente la mia guancia e la lasciai cadere indisturbata mentre ripercorrevo la strada per il tempio. Addio Ignis...

Angolo autrice:

Il mio piccolo Aer 😭😭 Cosa pensate? Avrebbe dovuto seguire Ignis? Ha fatto bene a rimanere nel Mondo delle Sirene?
Vi do una notizia: *rullo di tamburi* questo è l'ultimo capitolo! Venerdì (prometto che sarò puntuale) publicherò l'epilogo e questa storia sarà quasi del tutto conclusa; dico quasi perché poi ci sarà la revisione e potrebbero (quasi sicuramente) cambiare alcune cose.
A Venerdì 👋🏻

Una Goccia di MareWhere stories live. Discover now