21. Consideralo già fatto

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Ignis(corpo):

Mi rialzai da terra e mi osservai per qualche istante le mani. Era una sensazione stupenda, sentivo scorrere strane e nuove energie; avrei potuto correre per chilometri e chilometri senza fermarmi.
Volevo testare subito i miei nuovi poteri da Guardiano dell'Albero di Fuoco e, quindi, mi concentrai per trasformarmi in un albero. Era una sensazione strana, i miei piedi diventarono radici e si infilarono nel polveroso terreno, il mio corpo mutò e si allungò. Riuscii al primo tentativo a trasformarmi in un albero, però la chioma era infuocata. Poco soddisfatto iniziai a prendere le sembianze di tanti altri diversi animali, la trasformazione riusciva, anche se, una piccola parte, rimaneva fatta di fuoco. Fantasy, ancora trasformata in corvo e appoggiata a un ramo, gracchiò, stufa di aspettare. Mi trasformai in un falco e, facendole segno di seguirmi, la guidai verso il galeone di Derek.

***

Il viaggio fu noioso, era tutto dannatamente uguale: sotto di noi soltanto un'infinita distesa d'acqua e sopra la grande volta celesta. Fortunatamente ci fu anche silenzio; da una mocciosa come Fantasy mi sarei aspettato schiamazzi e discorsi a non finire, invece rimase zitta e mi seguì senza provare a superarmi.
Dopo ore e ore di volo, vidi in lontananza un piccolo puntino che, osservando meglio, distinsi come il galeone di Derek. Roteai su me stesso, gioiendo e stridendo; non ne potevo più di quel noioso viaggio.
In men che non si dica planammo sopra il galeone, facendoci notate e cercando un punto in cui fermarci.
Il capitano era vicino al timone e controllava delle carte nautiche, il suo equipaggio era indaffarato a lavorare, non ci prestarono neppure attenzione. Quando trovai uno spazio libero, volai in picchiata facendo un atterraggio perfetto. Non male come primo giorno da Guardiano dell'Albero di Fuoco. Mi ritrasformai davanti allo sguardo infastidito di Derek, che prese subito parola.
«Sarà meglio andare in un luogo più appartato; non credo siate venuti per scambiare due chiacchiere»
Annuii, sistemandomi i capelli mentre aspettavo che la mocciosa tornasse umana, poi entrambi lo seguimmo nella sua cabina. I filibustieri ci ignorarono, o meglio, ci guardarono solo di sfuggita correndo da una parte all'altra del galeone indaffarati. Sbuffai una risatina, Derek sapeva bene come tenerli in riga.
«Ebbene, quali sono gli ordini? E, per quale ragione, Saturn non mi ha avvertito del vostro arrivo?»
Chiuse la porta a chiave e lasciò quel piccolo oggetto nella toppa. Lo scrutai da capo a piedi per cercare di studiarlo: la postura eretta, il petto infuori, l'espressione seria e le braccia conserte. Era leggermente ostile. No, sta solo aspettando, penso.
«Dobbiamo andare alle Bermuda, lì dovrai intrufolarti nella ciurma di tuo fratello e quando sarà il momento ucciderai Sirenity»
Risposi alla sua domanda lasciando perdere lui e concentrandomi sulla cabina. Era tutto in disordine: bottiglie sparse qua e là, armi incrosta di sangue, gioielli... Se vedesse ciò impazzirebbe, amava troppo l'ordine. Mi resi contro troppo tardi di averci pensato e di aver incitato gli angoli della bocca in su. Un brivido mi percorse tutta la spina dorsale, dovevo vendicarmi, non pensare ai momenti felici!
«E chi sarebbe?»
Chiese il capitano di quella nave, spostando il peso da un una gamba all'altra. Per fortuna nessuno aveva notato niente e, grazie alla domanda di Derek, ritornai con la testa al presente. Lo guardai di nuovo in faccia, aveva il naso leggermente lungo e dritto. Mi schiarii la voce.
«È la Guardiana dell'Acqua, capelli neri e occhi azzurri, non puoi sbagliare. Devi ucciderla dopo che tuo fratello avrà scelto tra lei e il tesoro»
Feci comparire un arco e delle frecce; gliele porsi.
«La loro punta è avvelenata. Lo sai usare, vero?»
«Ma certo, per chi mi hai preso! Consideralo già fatto»
Le afferrò e le studiò centimetro per centimetro. Fantasy ridacchiò maligna e, con un saltello, si sedette sulla sua scrivania.
«Vuoi spiegare tu il piano o lo posso fare io?»
Mi chiese la ragazza cercando di non mostrare la sua irritazione; le dava fastidio chiedermi il permesso. Con un cenno della mano glielo concessi e la mocciosa iniziò subito a parlare.
«Cosa diavolo avete in mente?»
«Creatore, abbiamo tutto organizzato, non falliremo. Il Mondo delle Sirene sarà solo suo»
Ci fu un attimo di silenzio, che solo io potei sentire, ovviamente.
«Bene, confido in te, Ignis»
Saturn si scollego e andai a riposare, ci sarebbero voluti meno di due giorni per arrivare abbastanza vicini a Erik.

Sirenity:

Avevo gli occhi chiusi ma sentivo tante soavi voci femminili, si chiamavano tra loro, ridevano civettuole, spettegolavano. Al mio naso arrivavano tanti odori conosciuti, ma tra tutti riconobbi subito il geranio selvatico. Nel Mondo delle Sirene, anche se era letteralmente sott'acqua, vivevano sia animali marini che terrestri, le piante non facevano eccezione. Aspetta... Mondo delle Sirene!?
Aprii gli occhi lentamente, quello che vidi mi fece rimanere senza fiato. Ero su un lettino, fatto di alghe intrecciate, ed intorno a me nuotavano tante sirene con in mano cestini contenenti: fiori, spezie, creme e spazzole. Una di loro notò che ero sveglia, richiamò all'attenzione le sue amiche e nuotò fuori dalla stanza. Erano tutte imbellettate e ornate di conchiglie, stelle marine e quant'altro. Erano belle, sinuose e affascinati, e loro lo sapevano anche troppo bene. Storsi appena il naso, per loro era normale restare a petto scoperto ma per me, dopo tutti gli anni vissuti nella Prima Dimensione, ero abituata a coprirmi un minimo.
«Dove sono?»
Chiesi sedendomi sul letto; era irritante vederle parlarsi sottovoce e lanciarmi sguardi adulatore ed intimiditi.
«Lei è a casa Guardiana dell'Acqua»
Rispose, con fare ovvio, una di loro. Alzai la testa, il soffitto era completamente affrescato: mostra la fondazione del Mondo delle Sirene da parte di Tritone. Aspe... cosa ha detto!?
«A casa!? Ma il galeone, la missione, Erik! Non ho sognato, vero?»
Mi agitai. Non poteva, non doveva, essere solo un sogno. Sentii una sensazione di freddo e paura, era già capitata una cosa simile. No, Erik esiste, non ho sognato, questo è un sogno... giusto?
Una risata, da fuori, fece voltare tutte le sirene. Loro si divisero in due file ordinate ai lati della porta; dalla quale fece il suo ingresso il vecchio Uran.
«Tranquilla Sirenity, non è stato un sogno premonitore»
Sospirai di sollievo e gli corsi in contro sorridendo, ma quando gli saltai in braccio lo trapassai. Il Creatore si girò ridacchiando mentre io ero a terra, confusa.
«Cos'hai da ridere vecchiaccio!»
«Ho solo cinquecento anni e ne dimostro venti!»
Affermò lui, lisciandosi i capelli azzurrini e facendo cenno alle sirene di uscire. Loro, sorridendo cordiali, uscirono lasciandoci da soli.
«Comunque sei vecchio»
Mi rialzai guardandolo negli occhi e riprendendo subito parola:
«Come mai, e perché, sono qua?»
Lui sospirò e fece segno di negazione con la testa. Non era mai stato un buon segno.
«Fantasy ha rotto il vostro legame quindi tu sei ritornata, sotto forma di spettro, nel luogo in cui esso si è creato. Lei, adesso, sta dalla parte di Saturn»
«No! Non può essere»
Non potevo crederci, mia sorella era diventata malvagia, perché poi? Non ne aveva motivo. Ora, però, capivo perché ero svenuta e perché avevo sentito qualcosa rompersi, era il nostro collegamento.
«Stanno architettando qualcosa, stai attenta Sirenity, Ignis ha già ucciso Iris»
Fece una breve pausa, avvicinandosi a me.
«Ora tu e Aer siete gli unici Guardiani di questa Dimensione; e tu sei l'unica fuori dal nostro mondo. Finisci presto la tua missione e torna qua, ci dobbiamo organizzare»
«Sì, Uran. Solo... un'ultima cosa: perché hai modificato un po' le prove?»
Lui scrollò le spalle e mi guardò con i suoi occhi bianchi, completamente bianchi.
«Avevo voglia di cambiare»
Non potei rispondere, tutto intorno a me si amalgamò insieme, le voci non erano più chiare e ai colori si sostituì il nero.
Quando capii che avevo gli occhi chiusi gli riaprii, sussultai dallo spavento, Erik era chinò su di me, eravamo occhi negli occhi. Non riuscii a distogliere lo sguardo, ero ancora confusa da ciò che era appena successo.
Riuscivo a sentire il suo respiro, caldo e regolare, sbattere sulla mia pelle e mescolarsi al mio. Eravamo così vicini che potei notare un nuovo particolare: vicino all'occhio destro, quasi sulla palpebra, aveva un minuscolo neo.
«Potresti togliere il gomito dal mio stomaco? Sai, mi fa male»
Non era esattamente ciò che avevo intenzione di dire, ma se uno dei due non avesse detto qualcosa, saremmo rimasti così per sempre. Lui sorrise dolce e, lentamente, si allontanò sospirando sollevato.
«Mi sono preoccupato, era da un bel po' che stavi ferma immo-»
«Dobbiamo muoverci, hai la chiave?»
Lo interruppi bruscamente, stavo provando strane sensazioni e volevo allontanarmi da lui il prima possibile. Erik annuì, continuando a guardarmi ed io mi alzai. Il mio scatto fu troppo veloce, barcollai rischiando di cadere; vedevo tutto a pixel, come quando un canale televisivo prende male.
Il moro provò ad avvicinarsi per sostenermi, ma non gli lascia il tempo anche di sillabare una lettera, allontanai sgarbatamente le sue mani e andai al timone sbattendo la porta della cabina.
Presi una boccata d'aria, l'odore salino mi pizzicò il naso, ma era decisamente più piacevole dell'aria viziata che era nell'abitacolo del capitano. Quell'improvvisa vicinanza mi aveva fatto contorcere lo stomaco, ma non riuscivo a capire se fosse stata una sensazione piacevole o meno. Ora come ora non potevo parlargli, nella mia testa c'era solo Fantasy. La Guardiana dei Sogni, la mia piccola sorellina, era passata dalla parte di Saturn; mi sembrava così surreale, così impossibile...
Una lacrima solitaria mi percorse una guancia, lasciando la sua scia, arrivando al mento, sostando qualche secondo e poi cadendo sulle vecchie travi legnose. Ridacchiai intenerita al ricordo di quando Uran, per mia richiesta, l'aveva creata

Una Goccia di MareWhere stories live. Discover now