9. Fantasy

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Sirenity:

Lo guardai ancora qualche secondo, poi decisi di alzarmi dalla sedia e, con l'aiuto di un po' di magia, lo sollevai in aria adagiandolo sul suo letto. Era stato piacevole parlare con lui e, tra un racconto e un bicchiere di rum, si era addormentato per colpa dalla valanga di avvenimenti ed emozioni che l'avevano travolto in quella lunga giornata.
Allontanai un po' la sedia, portandola più vicino alla grande scrivania presente nella cabina, e mi sedetti appoggiandomi con un gomito al tavolo.
Socchiusi gli occhi e mi pettinai i capelli con le dita ripensando a ciò che era successo poco prima. Come ha fatto a trovare in così poco tempo le parole? Io non gli ho dato nessun indizio. Nella mia mente si formularono molte domande simili, ma sbuffai frustrata dopo lunghi e interminabili minuti passati a pensare a una spiegazione logica.
Avrei potuto rientrare nelle mente del capitano e scoprirlo da me, però l'idea di tornare a contatto con i suoi ricordi mi fece rabbrividire e accapponare la pelle.
Non avendo nulla provai a prevedere il futuro, purtroppo riuscii solo a vedere colori indefiniti, risate mai sentite prima e l'eco di spade che cozzavano. Solitamente riuscivo a distingue meglio gli avvenimenti certi, ovvero quei fatti che sarebbero accaduti sicuramente, senza vie di scampo. Diedi la colpa ad Uran, forse, avendomi collegato ad Erik, mi aveva sconvolto i poteri.
Pazzesco! Ultra centenario e riesce ancora a combinare certi guai come se fosse alle prime armi.

***

Dei passi leggeri mi destarono dal mio sonno, sbadigliai. Non ero più seduta sulla sedia, ma bensì sdraiata su un morbido letto. Probabilmente, mentre dormivo, Erik mi aveva adagiata lì, ricambiando il favore che gli avevo fatto. Se si aspetta un grazie, di certo, non lo accontenterò.
Sollevai il busto e mi stiracchiai tendendo le braccia intorpidite in alto e inarcando la schiena. Il moro si mise a ridacchiare ed io, infastidita dal suo continuo osservarmi, gli lanciai uno sguardo di fuoco; ma questo servì solo a farlo ridere di più.
«Alla buon'ora, streghetta. Dormi sempre così tanto?»
Lui mi guardò sorridendo e quel maledetto di Uran fece capolino nella mia testa, stampandomi il dolce suo sorriso nella mente, non potei fare altro che pensare che fosse davvero bello.
«Io non sono una strega, pirata da quattro soldi»
«Ci siamo svegliati dalla parte sbagliata del letto eh, gocciolina
Domandò, sorridendo ancora divertito. Ma proprio oggi devi essere così dannatamente sexy? Ahhhhh cosa cavolo ho pensato! Uran me la paghi cara questa. Non avendo ricevuto una risposta da parte mia, lui continuò:
«Tra meno di mezz'ora arriveremo a Porto Rico la colazione è sulla scrivania e dei vestiti più... adeguati, sulla sedia. Quando sei pronta vieni da me: mi troverai al timone, a dopo gocciolina»
Non mi diede il tempo di spicciar parola che se ne era andò lasciandomi un po' di privacy.
In che senso "vestiti più adeguati"? Ah già... rispetto al mio mondo sono molto più indietro.

Porto Rico

Quando riuscimmo ad attraccare inosservati, Erik mandò i suoi uomini a fare rifornimento e, dopo aver finito gli incarichi, avrebbero potuto svagarsi nel modo che più preferivano.
Io e lui, invece, partimmo subito alla ricerca della mappa. Peccato che sprecammo metà giornata a vagare avanti e indietro per la città, ed io iniziai a considerare veramente allettante l'idea di trascinarlo dove essa era nascosta. Ci sono tre opzioni: o è stupido, o cieco o entrambe le cose. Come diavolo fa ha non accorgersi dei simboli che indicano la via?
«Se mi dessi qualche indizio e mi aiutassi a trovare la mappa, giuda, non ti annoieresti!»
Sbuffai sonoramente, per l'ennesima volta, non facendomi intimorire dalla scintilla di rabbia e frustrazione nei suoi occhi castani.
«Invece, tu, se la smettessi di tirar dritto a testa bassa per la tua strada, saresti in grado di vedere la via che le stelle ti indicano!»
«Ma quali stelle e stelle, nel cielo c'è ancora il sole!»
Ma è serio? Io non... i miei pensieri vennero interrotti da un lungo fischio alle mie spalle.
«Ehi bellissima, dove te ne vai con quei pantaloni addosso?»
Abbozzai a un piccolo sorrisetto, quella voce poteva appartenere a una sola persona. Entrambi ci voltammo e, poco più avanti, un ragazzo molto alto, dai capelli corti coloro del grano, con un occhio azzurro e uno marrone, a taglio di gatto, e la canottiera bianca strappata in più punti, lasciava scoperto il fisico allenato. In sostanza: un bellissimo ragazzo vestito in maniera "poco adeguata" secondo i canoni del tempo.
Feci uno scatto, correndogli incontro felice, era da tempo che non ci sentivamo; ci abbracciamo, stritolandoci a vicenda in una stretta decisa e fraterna. Era stato molto triste rimanere lontana da mia sorella, ma ora che l'avevo vicina mi sentivo decisamente più felice: essendo noi collegate.
Mi staccai dall'abbraccio e la guardai male quando mi venne in mente che lei non doveva essere lì, in quel momento.
«Aspetta Aspetta Aspetta, tu dovevi aspettarmi nella miniera abbandonata, perché sei qui?!»
«Stai calma, me l'ha detto Uran di venirvi incontro»
Avrei voluto parlarle, ma degli spari richiamarono la nostra attenzione.
«Scusa, ritorno subito»
Mi baciò la nuca e sparì dietro una casa inseguita da delle guardie armate.
Erik si avvicinò stranito e... arrabbiato? Una leggera sfumatura di rosso accerchiava la sua aura.
«Chi era quello?»
Domando diffidente, come se in realtà non gliene importasse niente, continuando a guardare il punto dove era scomparso il ragazzo.
«Mia sorella, Fantasy»
«Sorella?»
Chiese molto sorpreso e la sa espressione sbigottita mi fece sorridere.
«Capirai»
Lo liquidiai con un gesto della mano e quella leggera sfumatura di rosso svanì dalla sua aura.

Dopo poco minuti arrivò saltellando una giovinetta dai lunghi capelli a boccoli color grano, con un occhio azzurro e uno marrone. Aveva un viso allegro e giovane e veniva verso di noi mostrando tutta la sua soddisfazione.
«Li ho seminati, che branco di scemi»
«No, non sto capendo... lei è la persona che c'era prima? Come ha fatto a cambiare –la indicò dalla testa ai piedi– tutto?»
Si voltò verso di me, studiandomi come se da un momento all'altro potessi diventare una qualche altra creatura magica.
«Anche tu hai questo potere?»
Entrambe scoppiammo a ridere della sua espressione, era veramente buffo. Mentre parlava aveva gesticolato ed era finito col ritrovarsi le braccia attorcigliate.
«Piacere, io sono Fantasy e no, lei non ha questo potere. Siamo nate da differenti Pietre di Creazione. Lei da Goccia di Mare, io da Polvere dei Sogni»
La faccia di Erik divenne ancora più confusa. Ma che ho oggi! Prima mi sorride e penso sia se- emmm bellissimo, ora penso che sia adorabile con quell'espressione?!
Fantasy era in procinto di raccontare brevemente tutta la nostra storia, ma le bastò solo una mia occhiataccia per farle cambiare idea.
«Allora... come posso spiegartelo brevemente... Grazie alla mia Pietra della Creazione posso trasformarmi in qualsiasi animale, specialmente fantastico, posso diventare una femmina o un maschio o prendere le sembianze di qualunque persona o cosa io voglia. Capito?»

Il viaggio fu "piacevole" per modo di dire: Erik e Fantasy sembravano molto in sintonia nel trovare argomenti, che io puntualmente non capivo, su cui parlare e scherzare.
Quando orami eravamo già nella miniera mi ritornò in mente la prova. Cosa dovrà fare ora?
Passammo un po' di tempo in un silenzio imbarazzante, vidi Fantasy muoversi agitata sullo sgabello traballante . C'era qualcosa che voleva dire, ma non ne era sicura. Stava torturando un piccolo pezzo di stoffa e guardava per terra. Il ticchettio di alcune goccioline d'acqua che cadevano e il lieve scricchiolare della lampada a olio, disturbavano il silenzio che si era creato.
Finalmente qualcuno si decise a prendere parola e, dopo un profondo respiro, Fantasy parlò.
«Allora Erik, tu avresti dovuto trovarmi ed io ti avrei dovuto sottoporre a una prova di coraggio, ma Uran mi ha chiesto di venirvi incontro, quindi ora manca solo l'ultima parte. Come prova a dimostrazione del tuo valoroso coraggio dovrai trovare il capo bandito di questa città e ucciderlo. Poi devi restituire il potere al vero governatore, credi di essere in grado di farlo?»
«Ovviamente! Se c'è qualcuno che sa come mettere ai suoi piedi una città, quello sono io»
Affermò Erik, alzandosi e sguainando la spada affilata in aria, vantandosi. Ma non sapevi come farmi parlare! Che egocentrico, si crede il mondo.
«Comunque ti intriga eh, Sirenity?»
Non feci in tempo a insultarlo a modo che, Uran, scappò via dalla mia mente.

Angolo autrice:

Allora? Ecco a voi Fantasy! Chissà chissà cosa succederà nel prossimo capitolo.
Filerà tutto liscio o no?

Una Goccia di MareWhere stories live. Discover now