34. Resisti

31 10 10
                                    

Ignis(corpo):

Ero esausto, avevo nuotato per chilometri e chilometri e il sole era sul punto di sparire all'orizzonte. Uscii dall'acqua trasformandomi e camminando a fatica sulla la riva. Stramazzai sfinito sulla sabbia, a pancia in su. Odiavo le spiagge sabbiose, con quei piccoli granelli che rimanevano attaccati ai vestiti e al corpo, ma in quel momento sarebbe andato bene comunque. Chiusi appena gli occhi, decidendo di riposare solo qualche minuto per poi partire chissà dove.
Il sonno non mi portò via completamente, rimasi in uno stato di dormiveglia, agitato da qualcosa di insolito. Percepivo sensazioni perse nel tempo e nella memoria, emozioni che appartenevano al vero Ignis. Lo sentivo gridare, scalciare e dimenarsi dentro quella gabbia creata da Saturn. Non potevo interagire con lui, ma distinguevo chiaramente la sua angoscia, la voglia di scappare, la determinazione nel riprendere possesso del suo corpo. Non lo avevo mai percepito, né lui né i suoi sentimenti.

Mi rialzai mugolando, stropicciando gli occhi e sbadigliando rumorosamente. Ho dormito anche troppo. L'oscurità della notte danzava calma intorno a me e la Luna illuminava tropo poco, non riuscivo a vedere niente.
Rimasi fermo a osservare il vuoto, non sapevo dove andare o cosa fare; mi sentivo ancora stranito e privo di forze. Nella mia testa ronzavano fastidiosi dei ricordi imbottiti di sentimenti ed emozioni nauseanti: sorrisi, abbracci, grida giocose e dei dannati occhi celesti accompagnati da una cascata di capelli biondo platino. Scossi la testa sbuffando frustato, dovevo smetterla, ma smetterla sul serio, di pensarci.
Pur di distrarmi provai ad aprire un portale, mossi le mani in ampi movimenti circolari, divaricando leggermente le gambe, piegando le ginocchia e ruotando su me stesso. Scintille verdi e rosse schizzarono via dalle mie dita e rischiai di perdere il controllo da quanto erano instabili. Con un ultimo sforzo, unii tutte le punte delle dita e riuscii ad aprire il portale. Bene, vediamo dove mi porterà. Saltai dentro il portale senza pensare a un luogo in particolare. Ero deciso a scacciare Aer e il vero Ignis dalla mia testa; non ne potevo più di vedere i ricordi di quest'ultimo e di sentir crescere un senso di malinconia. Ero rinato con solo alcuni sentimenti e modi di fare di Ignis: non ero propriamente lui e non potevo permettermi di diventarlo. A cosa sarebbe servito uccidermi sennò?

Sirenity:

«Dammi retta una buona volta, stai ferma!»
Erik mi trattene delicatamente per le braccia, bloccandomi a metà del ponte
«Sto bene, Enrico. Smettila di preoccuparti»
Sorrisi vedendo la sua smorfia di disappunto, non gli piaceva il suo nome di battesimo.
«Non ricominciare! Sapevo che non sarebbe stata una buona idea rivelartelo»
«Ormai l'hai fatto, non puoi più tornare indietro»
Mi divincolai dalla sua presa e aiutai alcuni pirati ad ammainare un carico ingombrante di casse. Quando finii Erik era sparito ed io cercai qualcos'altro da fare, non era da me stare buona buona a riposare. Sto bene, non si deve preoccupare, non sono fragile come un vaso di cristallo! Non feci nemmeno in tempo a pensarlo che una lieve fitta, seguita da un fastidioso pizzicare, mi intorpidì il braccio destro dalle punte delle dita a dove prima c'era la ferita. Okay, forse sforzarmi non è stata una grande idea. Aprii e chiusi la mano un paio di volte, sperando che il lieve fastidio sparisse al più presto. Il viaggio era da poco cominciato e la destinazione non era vicina; Aer ci aiutava mandando buone correnti d'aria ed io, nel mio piccolo, mantenevo calmo l'oceano. Se la magia di Fantasy si esaurisce prima del tempo... Scossi piano il capo, non dovevo pensarci.
Sfiorai con delicatezza il sacchettino di pelle appeso al mio collo, sentivo vibrare la magia della Polvere dei Sogni e, ogni volta, mi faceva sentire Fantasy più vicina.
Feci dietrofront e ritornai nella cabina di Erik. Lo trovai lì, seduto alla scrivania a osservare una mappa impolverata.
«Capiti al momento giusto! Dov'è, precisamente, il Mondo delle Sirene?»
Chiese senza neppure alzare il capo, troppo concentrato a studiare le rotte e fare i suoi ragionamenti. Mi sdraiai sul suo letto, sospirando di sollievo. Non avevo fatto molto, quasi niente, eppure ero già stanca morta.
«Attraversato l'oceano, percorreremo uno stretto insidioso fatto di scogli -dovrebbe essere segnato sulla mappa- e cercheremo la Grotta Azzurra»
Lui guardò più attentamente la mappa, ingobbendosi e tracciando con l'indice una linea immaginaria, poi annuì.
«Quando troveremo l'entrata della grotta dovremmo entrarci usando una piccola imbarcazione, poi aspettateremo che l'acqua si illumini. Quando avverrà dovrai tuffarti e cercare sul fondale una sirena di cristallo, ti valuterà e, se ti riterrà degno, potrai attraversare il portale ed entrare nel Mondo delle Sirene»
«Come farò a respirare sott'acqua?»
«Nella Grotta Azzurra dovrai stare in apnea, ma attraversato il portale potrai respirare normalmente.
Vedi Erik, nel mio mondo crescono e vivono piante e animali che trovi anche qui. Potresti camminare tranquillo e, al tuo fianco, che so... potrebbe nuotarti uno squalo, per dire. È una dimensione creata allo scopo di proteggere tutte le creature dell'universo. Sai, non esiste solo il Mondo delle Sirene ma molte altre dimensioni, con Guardiani, Creatori, culture, storie e tradizioni differenti»
Finii di raccontare per prendere una piccola pausa e aspettare qualche sua domanda. Non fece in tempo a parlare poiché qualcuno bussò e, dopo aver ottenuto il permesso di entrare, Romeo chiese la presenza del capitano per alcune incomprensioni. Erik indossò il suo cappello, ordinatamente appoggiato sulla scrivania e uscì dalla cabina salutandomi con un cenno del capo.

Una Goccia di MareWhere stories live. Discover now