11. Ancora due tappe

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Sirenity:

Erik ritornò con dei vestiti puliti e si sedette composto sul suo letto.
«Allora, dov'è la mappa?»
«Ce l'ha Sirenity, la prima prova è finita, ma se vi servisse una mano sapete dove trovarmi. Adios amigos»
Fantasy si alzò e il suo corpo brillò innaturalmente finché non prese le fattezze di un pappagallo dal piumaggio dorato. Dopo aver fatto un occhiolino a Erik, che in quel momento la guardava ad occhi sgranati, volò via da un oblò lasciato aperto.
«Perché ti stupisci tanto? Non mi sembra che per te sia una novità»
«È stata Fantasy allora...»
Mormorò a sé stesso, ignorandomi. Incrociai le braccia, guardandolo male e sbattendo ritmicamente il piede destro infastidita. Era un comportamento infantile? Non mi importava, un po' lo ero.
«Ah sì scusa, il giorno in cui ti ho chiamata per nome, un pappagallo identico a quello che è volato via mi ha consegnato un biglietto con quel che ti ho detto»
Ora si spiega tutto... che diamine però! Non possono fare tutto quello che vogliono senza informarmi. Il moro si guardò intorno in cerca di qualcosa, poi guardò me interrogativo.
«Dov'è la mappa?»
«C'è l'ho io»
«Me la dai?»
Mi girai dandogli le spalle e lasciai cadere a terra la fasciatura rosso scuro che teneva insieme i pantaloni e la camicia. Sbottonai lentamente quest'ultimo indumento, gustarmi l'imbarazzo e lo stupore di Erik. Mi veniva da ridere, ma mi trattenni.

Erik:

Sirenity mi stava dando le spalle e lentamente face scivolare la sua camicia a terra. Solo i lunghi capelli scuri coprivano per intero la sua schiena nuda. Inizialmente rimasi di stucco, ma poi l'imbarazzo si fece sentire. No no ferma, cosa?! Perché si vuole svestire di fronte a un uomo che non è suo marito!
Distolsi lo sguardo, non sapendo come comportarmi con questo suo improvviso comportamento. I miei occhi, di tanto in tanto, sbirciavano, ma erano movimenti così rapidi che non riuscivo a mettere bene a fuoco la sua figura.
Lei si voltò proprio in uno di quegli attimi e provai a cambiare direzione dello sguardo, sperando di non essere stato notato. La sentii ridacchiare sommessamente mentre mi mordevo l'interno guancia, non avevo la più pallida idea di cosa avesse in mente.
«Non ti interessa più la mappa?»
La sua voce fu come un dolce richiamo e prima che potessi fare qualcosa mi voltai a guardarla; mi imposi di incollare i miei occhi ai suoi, senza farli vagare altrove.
«Sì che mi interessa... ma era proprio necessario sfilarsi la camicia?»
Lei scoppiò a ridere, coprendosi la bocca con una mano e socchiudendo gli occhi.
«Non capisco cosa ci trovi di così divertente»
Sirenity mi guardò sorridente, lasciando scivolare le braccia lungo i fianchi e il mio sguardo seguii per un attimo i suoi movimenti. Mi schiarii la voce, provando a concentrarmi sul suo viso: aveva delle lacrime intorno agli occhi, alcuni ciuffi ondulati le lambivano le guance piene e le labbra si stendevano in un sorriso sincero. Continuò a ridacchiare, incurvando leggermente le piccole spalle ad ogni risatina.
«È stato necessario farlo perché la mappa si trova tatuata sulla mia schiena... e dirtelo prima sarebbe stato meno divertente»
Sbattei più volte le palpebre, perplesso; avanzai senza pensarci troppo verso di lei e le scostai i capelli di lato. Sgranai gli occhi a vedere tante linee scure macchiarle la pelle candida, con un dito seguii i contorni di una costa, di un'isola e di una rosa dei venti. Rimarrà così a vita per colpa mia?
«Invece di restare impalato a guardare la mappa potresti anche ricopiarla, sparirà tra meno di quattro ore»
Annuii col capo, sollevato da quell'ultima informazione e, lasciandole un'impercettibile carezza su una spalla, andai a prendere un foglio e una penna.

Derek:

La maggior parte della ciurma era a dormire, io, non avendo sonno, ero andato a guardare il cielo notturno. Erano più o meno le due del mattino e in in quel momento ero me stesso. In una qualsiasi ora della giornata, specialmente nel cuore della notte, riuscivo a sfuggire a quella che gli altri definivano "pazzia" e al "mio piano per dominare il mondo". Chiusi gli occhi, non sapendo ancora se essere addolorato o sollevato da quelle spiegazioni sul mio comportamento; e andai a cercare i ricordi più profondi e lontani, all'epoca in cui avevo solo otto anni.

Una Goccia di MareOnde histórias criam vida. Descubra agora