Le notizie viaggiano alla velocità della noia - C. Ruiz Zafòn

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Alessia arrivò sotto casa di Nikola e incrociò un condomino che stava uscendo e che le lasciò aperto il portone d'ingresso. Si infilò nell'androne del palazzo e poi nell'ascensore; era stanchissima e non aveva proprio voglia di fare le scale.

Giunta sul pianerottolo, bussò piano, tre volte. Attese che il ragazzo le aprisse, ma questo non accadde.

//Forse non ha sentito//

Suonò allora il campanello, ma nemmeno allora la porta si aprì.

//Strano, avrebbe già dovuto essere a casa//

Estrasse il cellulare dalla borsa e lo controllò, notando, con grande disappunto, che la batteria era morta. Sospirò, riponendo il telefonino e sedendosi per terra, la schiena contro il freddo muro bianco. Probabilmente era solo in ritardo. Lo avrebbe aspettato lì.


Erano seduti al tavolo della cucina da dieci minuti e nessuno aveva ancora proferito parola. Persino Tanja, che era solita affrontare tutto con il sorriso, non osava commentare.

Nikola non riusciva a staccare gli occhi dalle pagine davanti a lui. Continuava a rileggere le stesse righe, sperando di trovare un nuovo significato a quelle frasi. Tuttavia, per quanto si sforzasse, la realtà continuava a colpirlo in tutta la sua crudeltà.

<<Come hanno fatto a scoprirlo?>> chiese a mezza voce, deglutendo.

Nataša lo fissò duramente.

<<Devo ricordarti che sei famoso? Ormai lo sanno tutti qui in Italia. Era solo una questione di tempo>>

Era vero. Matija non era più un segreto; tutti, nell'ambiente, sapevano di lui. Si era illuso che, in Serbia, nessuno ci avrebbe fatto caso; o, forse, semplicemente, non aveva voluto pensarci.

E ora si ritrovava tra le mani una serie di riviste di gossip che spiattellavano in prima pagina l'esistenza di suo figlio. Fortunatamente non c'erano ancora foto del piccolo, ma prima o poi sarebbero saltate fuori anche quelle.

La cosa peggiore, però, erano i toni usati negli articoli.

<<Ce le hanno spedite i nostri genitori>> si intromise Tanja. <<Erano molto arrabbiati>>

<<Mi hanno intimato di non tornare a casa prima di avere sistemato la situazione. E non vogliono saperne nulla neanche di Matija>> aggiunse Nataša, con la voce incrinata.

Nikola sollevò lo sguardo per posarlo sulla donna e scoprì che sembrava davvero addolorata.

<<Hanno ricostruito tutto! La nostra relazione, la nascita del bambino, il mio divorzio, tutto!>> continuò lei.

Il ragazzo non aveva idea di cosa dire, né di cosa fare. Chiuse i giornali e si appoggiò allo schienale della sedia, teso. Aveva bisogno di riflettere a mente fredda. Fare qualsiasi cosa in quel momento, in preda alla rabbia e alla sorpresa, sarebbe stato un errore madornale.

Si alzò in silenzio, avviandosi verso l'uscita.

<<Te ne vai così?>> lo rincorse Nataša. <<Non hai visto cosa hanno scritto? O come hanno chiamato tuo figlio?>>

Nikola si voltò di scatto, stringendo i pugni lungo i fianchi e serrando la mascella. Dopo un paio di respiri profondi, riuscì a dire:

<<Dobbiamo tutti calmarci. Stasera non risolveremmo nulla>>

Detto questo, lasciò l'appartamento, ignorando lo sguardo di Nataša puntato sulla schiena.


Non sapeva quanto tempo fosse passato, ma sicuramente più di un'ora. Quel ritardo era molto strano, ma non poteva fare altro che continuare ad aspettare Nikola lì fuori. Sapeva che, probabilmente, lui aveva tentato di avvisarla, ma il cellulare scarico non le permetteva di rintracciarlo.

Avrebbe potuto raggiungere la casa di Goran, poco lontana, e chiedere al ragazzo qualche notizia, ma era tardi e, con tutta probabilità, l'amico stava riposando.

Si sistemò quindi meglio sul pavimento, freddo e duro, e appoggiò la testa al muro, in attesa.

Senza che se ne accorgesse, lentamente si addormentò.

Finish LineWhere stories live. Discover now