Se una cosa non ti è costata fatica, vuol dire che l'hai fatta male - D. Brown

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Erano state due settimane massacranti. Con l'assenza di Clelia, Alessia aveva dovuto trascorrere molto più tempo in redazione: praticamente ormai viveva in ufficio. Ne usciva solo per recarsi a casa di Marco, con cui stava continuando a collaborare per la stesura del libro, e per i suoi allenamenti e le partite. Aveva persino dovuto rinunciare ad assistere ad un match dei ragazzi perché non si era potuta allontanare dal giornale. In quei giorni aveva visto Nikola solo quando lui era riuscito a raggiungerla per la pausa pranzo.

Nonostante le grandi soddisfazioni che quell'incarico le stava dando, non ce la faceva più. Aveva troppa carne al fuoco in quel momento.

Uscì dallo spogliatoio cercando di scrollarsi di dosso la stanchezza e si diresse verso il campo, impaziente di iniziare il riscaldamento: ne avrebbe avuto bisogno per sciogliere tutta la tensione accumulata.

Il campionato stava andando sorprendentemente bene e la squadra era attualmente fuori dalla zona retrocessione.

Quando le sue compagne furono pronte, cominciarono tutte insieme il riscaldamento, cercando di trovare la giusta concentrazione per la partita che le attendeva.

Poco prima del fischio d'inizio vide entrare Nikola e Goran, i quali si sedettero in fondo alle tribune e la salutarono. Lei ricambiò e poi tornò a concentrarsi sull'incontro.


Il primo set fu abbastanza combattuto, con alcuni capovolgimenti di fronte, ma alla fine riuscirono a vincerlo. Le avversarie erano anch'esse delle neopromosse, perciò si trattava di uno scontro ad armi pari. Tuttavia, Alessia fece molta più fatica del solito ad orchestrare il gioco, a causa dello stress e della stanchezza.

Il secondo parziale fu molto più a senso unico, con la squadra di casa sempre avanti nel punteggio e molto concreta ed efficace.

Durante il riposo tra il secondo e il terzo set Alessia venne avvicinata da Beppe.

<<Non stai bene?>> le chiese preoccupato. <<Stai facendo molta fatica, si vede>>

La ragazza sospirò.

<<Sono state due settimane molto pesanti, ma sto bene>>

L'allenatore la squadrò per alcuni istanti, poi sentenziò:

<<Il prossimo set resti in panchina, giocherà Lisa al tuo posto>>

Alessia tentò di protestare, ma l'uomo la interruppe con un gesto della mano.

<<Il campionato è ancora lungo. Non voglio rischiare che ti infortuni solo perché non ti reggi in piedi>>

Alessia chinò la testa, rassegnata.

Dovette assistere al resto dell'incontro dalla panchina. Tifò per le sue compagne, ma fu difficile non poter dare il proprio contributo.

Fortunatamente si aggiudicarono anche il terzo set e guadagnarono tre punti importantissimi per la classifica.


Quando uscì dalla palestra, Goran e Nikola la stavano aspettando.

Quest'ultimo le andò incontro preoccupato.

<<Come mai Beppe ti ha sostituito? Non stia bene?>>

<<No, sto bene. Stai tranquillo>> gli accarezzò il viso. <<Sono solo distrutta. Meno male che domani Clelia sarà di nuovo qui>>

Alessia si voltò per salutare anche Goran, ma all'improvviso si sentì sollevare come un sacco di patate e caricare in spalla.

<<Ehi, cosa fai?>> esclamò mentre la gente presente la fissava con curiosità e divertimento.

Si aggrappò come meglio poté alla schiena del palleggiatore per non cadere.

<<Tu adesso vieni a casa con me e ti riposi>> rispose deciso Nikola.

Udì Goran ridere di gusto.

<<Tu non ridere, traditore!>> lo sgridò.

Tuttavia si rese conto di non risultare molto minacciosa da quella posizione.

<<Nik, mettimi giù! Ci stanno guardando tutti>> lo pregò.

<<Verrai con me senza fare storie?>> le domandò lui.

<<Non posso, è l'ultima sera, devo andare a controllare che sia tutto in ordine per la stampa...>>

Stava ancora parlando quando Nikola si incamminò verso la sua auto. Dovette stringere maggiormente la sua giacca per restare in equilibrio.

<<Puoi farlo dal divano, con computer e cellulare, no?>> continuò imperterrito.

<<Si, ma...>>

<<Niente storie. Sappi che ti legherò, se necessario>>

Nel frattempo erano arrivati alla macchina. Nikola la fece finalmente scendere e la sorresse mentre lei riprendeva l'equilibrio.

Alessia poté così abbracciare Goran, il quale li aveva seguiti, e poi entrò sconfitta in auto: non aveva speranze di convincere il ragazzo a lasciarla andare.

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