Non siamo mai così indifesi verso la sofferenza,come quando amiamo-S.Freud

230 15 16
                                    

Quando il medico uscì, Goran osservò Sara: era nervosa e preoccupata, glielo poteva leggere in faccia.

<<Ehi, vieni qui>> allungò una mano verso di lei.

La ragazza lo raggiunse, intrecciando le dita con le sue e sedendoglisi accanto.

Nell'ultimo periodo, da quando aveva scoperto della malattia di suo padre, gli era stata sempre vicina. Le voleva bene e gli dispiaceva vederla tesa.

<<Stai tranquilla. Mi riprenderò in pochissimo tempo, me l'ha detto anche il dottore>>

Lei sorrise, ma i suoi occhi non cambiarono espressione.

<<Lo so, ma sarebbe potuta andare molto peggio. Se ti fosse successo qualcosa...>> Sara lasciò la frase a metà e fissò il pavimento.

<<Dai, non ci pensare>> Goran le strinse la mano.

La studiò mentre annuiva, ancora non del tutto tranquilla, e capì che c'era qualcosa che non andava; di solito non evitava così il suo sguardo.

<<Sara, cosa c'è?>>

La ragazza scosse la testa.

<<Niente di importante>>

<<Guardandoti, non si direbbe>>

Lei sospirò e lo fissò in silenzio, come se stesse decidendo se parlare oppure no.

<<Ho discusso con Alessia>>

Goran non si aspettava una cosa del genere.

<<E perché?>> chiese stupefatto.

Sara lasciò la sua mano e si alzò, camminando nervosamente per la stanza.

<<Perché avrebbe dovuto avvisarmi prima. Invece ha aspettato che fosse mattina per telefonarmi, quando invece io avrei voluto starti vicino da subito! Ero preoccupata e mi sono sentita... Non lo so... Le ho detto che avrebbe dovuto chiamarmi immediatamente, e non scegliere al mio posto quando fosse stato il momento più adatto>>

Goran rimase immobile.

<<Che cosa le hai detto?>> domandò, certo di non avere capito bene.

<<Che sono la tua ragazza e avevo il diritto di sapere subito quello che ti era accaduto>>

Goran percepì la rabbia nelle parole della giovane e cercò di immaginare la discussione tra le due ragazze. Doveva chiarire le cose con Sara; non era giusto che se la prendesse con la sua migliore amica.

<<Lei non c'entra>> disse lapidario.

Sara si bloccò e lo fissò.

<<Cosa?>>

<<Alessia non ha fatto niente di male. Lei avrebbe voluto avvisarti prima. Le ho chiesto io di aspettare, perché non volevo farti agitare in piena notte>> le spiegò.

La vide esitare.

<<Ma mi era sembrato che fosse stata una sua decisione, lei non ha detto nulla...>> adesso la sua voce era diversa, più pacata, quasi timorosa.

Il ragazzo capì che l'amica aveva preferito prendersi la colpa piuttosto che rischiare di creargli problemi.

<<No>> ribadì. <<Quindi, se vuoi prendertela con qualcuno, prenditela con me>>


Il silenzio durò alcuni minuti e venne interrotto dalla ragazza.

<<Stai cercando di difenderla?>> gli chiese, sospettosa.

Lo vide spalancare gli occhi.

<<No! E' la verità!>>

Perfetto. Non solo avrebbe dovuto scusarsi con Alessia dopo averla trattata male ingiustamente, ma aveva anche scoperto che il ragazzo di cui era innamorata non l'aveva voluta vicina dopo l'incidente. Sentì un groppo in gola e deglutì per scacciarlo.

Scosse piano la testa e sospirò, appoggiandosi al muro.

Goran continuava a guardarla, ma lei non sapeva cosa dire. Avrebbe dovuto chiedere spiegazioni? O arrabbiarsi? Avrebbe potuto confessare al giovane i suoi sentimenti, ma a che scopo? Già sapeva che non sarebbe stata ricambiata. Tutto del suo comportamento glielo faceva capire.

Non aveva perso la speranza di riuscire a farsi amare da lui, ma non sapeva quanto tempo sarebbe servito. E, nel frattempo, avrebbe dovuto sopportare quella situazione.

<<Dimmi a cosa stai pensando>> Goran la riportò al presente.

La sua voce non era arrabbiata.

Sara incrociò le braccia e, senza staccarsi dal muro, domandò a bruciapelo:

<<Cosa provi per me?>>

In un primo momento non aveva voluto affrontare quell'argomento in una stanza d'ospedale, ma poi aveva cambiato idea. Aveva bisogno di sapere la verità.

Vide che il ragazzo era stupito: probabilmente nemmeno lui aveva creduto di dover parlare del loro rapporto in modo così esplicito.

Aspettò con ansia la risposta al suo quesito.

Goran abbassò gli occhi per qualche secondo, poi li riportò su di lei.

<<Io ti voglio bene>> rispose con semplicità.

Non era quello che lei aveva sperato di sentire, anche se non si era mai fatta illusioni. Ciononostante, fu difficile accettare quella risposta. Sentì che rischiava di cedere alle lacrime, così si voltò verso la finestra, respirando per calmarsi.

<<Sara...>> si sentì chiamare da lui.

<<Sto bene, non preoccuparti>> la sua voce uscì distaccata, quasi impersonale.

<<Non è vero>>

La ragazza si girò di scatto.

<<Perché non dovrei stare bene? Solo per il fatto che il mio ragazzo non riesce a dirmi che è innamorato di me?>>

Goran puntò gli occhi nei suoi e parlò lentamente.

<<Sara, mi dispiace. Ma sono sempre stato sincero, non ti ho mai detto qualcosa di non vero>>

<<No, infatti. Ma potresti? Solo per una volta? Potresti fingere di tenere a me?>> sapeva di sembrare disperata.

<<Ma io ci tengo a te!>> esclamò lui.

Lei si lasciò sfuggire una lacrima, ma l'asciugò subito.

Tuttavia non parlò.

<<In questo momento non posso darti quello che vuoi. E forse non ci riuscirò mai>> continuò Goran. <<Ma non voglio vederti soffrire. Quindi, la domanda è: puoi accettarlo oppure no? E' una tua scelta>>

Sara gli si avvicinò, riflettendo.

//Potrebbe non innamorarsi mai di me. Sono disposta a correre il rischio?//

Gli prese una mano.

<<Non intendo rinunciare senza averci provato. Io ti amo>> 

Finish LineDär berättelser lever. Upptäck nu