Se comprendiamo le difficoltà altrui,le nostre perdono di importanza-Dalai Lama

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Se la partita contro Latina era stata poco più di un allenamento per i ragazzi, quella contro Perugia si preannunciava invece molto più combattuta e incerta.

La squadra era partita da poco alla volta dell'Umbria, ma già, sul pullman, si stavano analizzando video, scores e schemi di gioco. Alessia se ne rimase in disparte, ascoltando la musica col suo lettore mp3 e scambiando, di tanto in tanto, qualche occhiata e qualche sorriso con Nikola.

Quei primi tre giorni di trasferta l'avevano rigenerata: lontana da Cuneo, aveva potuto rilassarsi e godersi il suo rapporto con Nikola. Il messaggio di Vladimir aleggiava ancora su di loro - lei non avrebbe osato fare nulla in ogni caso, per non deconcentrare il palleggiatore - ma avevano passato insieme il poco tempo libero concesso loro: avevano parlato, si erano confidati, a volte erano semplicemente rimasti in silenzio ad ascoltare i loro respiri.

Anche Nikola era molto più rilassato. Ogni sera chiamava Nataša per avere aggiornamenti su Matija, ma, vedendola più serena, viveva tutto con molta tranquillità.


Arrivarono a Perugia nel tardo pomeriggio e vennero subito portati in hotel, dove cenarono e si prepararono per gli impegni del giorno successivo: sala pesi al mattino, conferenza stampa dopo pranzo e, infine, allenamento.

Alessia passò a salutare Juan, poi bussò alla porta della camera che Nikola condivideva con Goran.

<<Ciao ragazzi>> li salutò una volta entrata.

Goran le scompigliò i capelli con un gesto affettuoso.

<<A cosa dobbiamo l'onore?>> volle sapere l'amico.

<<Sono venuta a darvi la buona notte>>

Lo schiacciatore l'abbracciò e le posò un bacio sulla testa, poi si avvicinò alla porta della toilette.

<<Vado in bagno, così potete salutarvi per bene>> le strizzò l'occhio e la ragazza arrossì.

Subito, però, la sua attenzione fu catturata da Nikola, il quale la raggiunse con uno sguardo strano negli occhi. Uno sguardo che, ormai, lei aveva imparato a riconoscere.

<<Ripetimi perché non posso venire nella tua stanza>> le bisbigliò, afferrandola per i fianchi.

Alessia sorrise, nonostante quel contatto e quello sguardo minacciassero di mandare in fumo il suo autocontrollo.

<<Perché sei qui per giocare e quella contro Perugia è una partita importante. Devi riposarti. Non vorrai sfigurare con Aleksandar, vero?>>

Nikola fece incontrare le loro labbra in un bacio possessivo, che la fece tremare.

<<Lo nomini troppo spesso, ultimamente>> le disse dopo.

Lei gli prese il viso tra le mani e si alzò sulla punta dei piedi per poggiare la fronte sulla sua.

<<Smetterai mai di essere geloso di lui?>>

<<Non credo>>

<<Siamo solo amici>>

<<Meglio per lui>>

Alessia si lasciò sfuggire una risata, poi lo baciò lentamente, aderendo al suo corpo. Si ritrasse col fiato corto e aprì la porta della stanza. Dopo un'ultima occhiata al giovane, la richiuse e andò a dormire.


La mattina trascorse velocemente; aveva preparato tutto il necessario per la conferenza stampa e poi si era goduta un po' di relax nella piscina riscaldata dell'hotel. In seguito aveva raggiunto la squadra al palazzetto, che non era molto distante dall'albergo, e adesso li stava osservando terminare la sessione in sala pesi. Nessuno si era accorto della sua presenza e ne fu felice: non le piaceva disturbare.

All'improvviso, la ragazza sentì due braccia cingerle la vita e una testa posarsi sulla sua. Si immobilizzò per un attimo, rilassandosi subito dopo: doveva trattarsi di Aleksandar.

A conferma della sua teoria, l'opposto serbo parlò.

<<Ciao. Non pensavo di vederti qui>>

Lei si liberò senza fretta dalla presa e si voltò per guardarlo: i capelli erano leggermente più lunghi dell'ultima volta e i riccioli castani gli incorniciavano il viso dai lineamenti regolari. Sembrava sempre un ragazzino dallo sguardo gentile, ma si trasformava in una tigre quando era in campo.

<<Sorpresa!>> esclamò sorridente. <<Che ci fai qui?>>

<<Appena il tuo ragazzo e i suoi amici se ne vanno, tocca a noi>> le rispose, facendole l'occhiolino.

Poi la osservò in silenzio per un istante e Alessia si sentì, di colpo, a disagio.

<<Perché mi fissi così?>> domandò.

Il ragazzo impiegò un attimo a rispondere.

<<Come stai?>> la sua voce era dolce e delicata.

<<Sto bene>> lei cercò di apparire sicura di sé - era impossibile che le leggesse nel pensiero, giusto? - ma non sapeva se lui le avesse creduto.

<<Davvero?>>

No, non le aveva creduto.

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