L'amicizia esige confidenza non meno che discrezione - R. Gervaso

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Il giorno seguente Alessia e Nikola si incontrarono a pranzo. Lei era impegnata al giornale e non aveva molto tempo, così lui l'aveva raggiunta in redazione.

Bussò piano alla porta già aperta e guardò dentro l'ufficio, individuando subito la ragazza: era china sul suo computer, intenta a terminare l'articolo di quella settimana, ma si voltò verso di lui e si alzò per andargli incontro. Il suo sorriso gli scaldò il cuore.

Non ebbe il tempo di salutarla: lei lo baciò con passione, prendendogli il volto tra le mani, e lui maledì i sacchetti che stava reggendo e che gli impedivano di toccarla. Ma forse era meglio così, perdere il controllo in quell'ufficio non gli sembrava appropriato.

Quando lei si allontanò, Nikola tornò a respirare e la fissò.

<<A cosa devo questo benvenuto?>>

<<A due ragioni diverse>> la ragazza sorrise ancora. <<La prima è che hai portato il pranzo>> gli disse aiutandolo a sistemare il contenuto di quei sacchetti sulla scrivania.

<<E la seconda?>> le domandò incuriosito.

Alessia si fermò e lo guardò con un'espressione seria.

<<La seconda è che sei una bella persona, Nikola Kiljc. E io ti amo>>

Lui rimase immobile, sorpreso.

Alessia lo prese per mano e lo fece sedere, accomodandosi poi sulle sue gambe. Aprì le confezioni di sushi e mise in bocca un rotolino al salmone.

Lui non riusciva a capire se il suo cervello stesse ancora analizzando la frase di poco prima o se si fosse imbambolato a guardarla mangiare. Poteva essere sexy mentre mangiava del sushi?

<<Non hai fame?>> la sua domanda lo riscosse.

<<Non di sushi>> rispose lapidario, fissandola.

La vide arrossire e avvicinò la bocca al suo orecchio.

<<Sei stupenda quando arrossisci>>

Le diede un veloce bacio sul collo, poi, come se niente fosse, afferrò un rotolino di riso e lo addentò.

<<Qualcuno qui mi deve delle spiegazioni>> la spronò.

Alessia annuì mentre deglutiva un altro boccone di cibo. Prese la bottiglietta d'acqua che lui aveva portato e bevve.

<<Goran mi ha raccontato di suo padre>> andò subito al sodo. <<O meglio, diciamo che l'ho convinto a parlarmene. Da quanto lo sapevi?>>

<<Qualche settimana>> Nikola la guardò. <<Sei arrabbiata perché non te l'ho detto?>>

Lei scosse la testa.

<<Capisco perché non l'hai fatto. Non spettava a te dirmelo. E poi era una confidenza importante, è stato meglio così>> era seria. <<Ed ecco perché ho detto che sei una bella persona. Sei un ottimo amico. Lo penso sul serio>>

Gli sorrise e lui la baciò, desiderando con tutto sé stesso di essere in un luogo più appartato.


Mentre stavano pulendo e gettando le confezioni di sushi, ormai vuote, nel cestino, Nikola si ricordò di una cosa. La loro conversazione di poco prima l'aveva distratto e aveva rischiato di dimenticarsene.

<<Stamattina mi ha chiamato Vladi>>

Alessia continuò a riordinare.

<<Come stanno?>> si informò.

<<Bene. Mi ha chiesto se domenica, dopo la partita, ci fermiamo da loro per cena. Potremmo dormire lì e tornare il lunedì>>

Nikola sperava che lei accettasse: aveva voglia di stare un po' con la sua famiglia.

La ragazza pensò alla sua proposta, poi rispose dubbiosa:

<<Io però lunedì sera devo giocare>>

<<Ti prometto che torneremo in tempo>>

<<Allora va bene!>> accettò sorridendo.

Nikola già sapeva che, essendoci di mezzo suo fratello, sarebbe stato un fine settimana movimentato.

Finish LineWhere stories live. Discover now