Chi non accetta consiglio non può essere aiutato - B. Franklin

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Erano tornati da una settimana e la loro vita aveva ripreso la consueta routine. Alessia si divideva tra la redazione, la casa di Marco e la sua squadra: il libro era quasi terminato e in palestra si stavano preparando per affrontare la parte finale della stagione, alla ricerca della salvezza matematica. Invece Nikola passava più tempo possibile con il piccolo Matija.

Anche quel giorno, dopo l'allenamento mattutino, il palleggiatore si stava preparando per recarsi a Torino da suo figlio.

Alessia lo guardava dal divano, silenziosa. Lo aveva raggiunto per pranzare insieme e approfittare del poco tempo che avevano per vedersi. Si ritrovò a domandarsi quando la situazione con Nataša si sarebbe sbloccata. Non pensava che la donna e Nikola sarebbero potuti andare avanti così ancora a lungo; avrebbero dovuto cercare una soluzione migliore.

<<Terra chiama Alessia>>

<<Cosa?>> chiese, tornando al presente.

Lui la stava osservando, sorridente. Le si strinse il cuore per quanto era bello.

<<Scusa, ero sovrappensiero>>

<<Me ne ero accorto>> rispose lui, chinandosi per baciarle le labbra.

Quando si staccò, esitò un istante, poi le si inginocchiò davanti e le prese le mani.

<<Vieni con me>>

Non era una domanda, sembrava più una preghiera. Alessia trattenne il fiato.

<<Vieni a conoscere mio figlio>> insistette lui.

La ragazza percepì il proprio ritmo cardiaco aumentare d'intensità: non aveva frainteso, le aveva davvero proposto di andare a Torino con lui.

<<Nataša non ne sarà felice>> obiettò, con un filo di voce.

<<Non me ne importa niente>> la rassicurò Nikola, prima di baciarla, togliendole il respiro.


L'espressione sul volto di Nataša passò velocemente dalla sorpresa alla rabbia e, sebbene fosse rimasta in silenzio, non fece nulla per dissimulare come non fosse assolutamente d'accordo. Tuttavia li fece entrare e andò subito in camera, tornando poi con Matija.

Immediatamente, Nikola si avvicinò per prendere il figlio in braccio.

Alessia li osservò, sorridendo: il volto del giovane trasudava dolcezza e il bambino si era ormai completamente abituato alla sua vicinanza.

Era contenta che Nikola l'avesse portata lì, era un primo passo per stabilizzare la loro situazione. E, anche se non sapeva ancora cosa sarebbe accaduto in futuro, si sentiva più ottimista.

A riscuoterla da questi ragionamenti fu proprio l'alzatore, che l'aveva raggiunta e le stava mostrando il piccolo.

Un po' titubante, ignorando lo sguardo di disappunto di Nataša, la ragazza si chinò leggermente sul bambino, salutandolo e sfiorandogli un piedino avvolto in una carinissima tutina azzurra. Matija, per nulla intimorito, le riservò un sorriso raggiante e lei, felice, cercò gli occhi scuri del compagno. Li trovò, a pochi centimetri dai suoi, che la fissavano fieri e dolci. Se fossero stati soli, lo avrebbe baciato; ma combatté quell'istinto, poiché percepì su di sé lo sguardo astioso dell'altra donna. Si allontanò leggermente da Nikola e dal bambino - non voleva rovinare quel momento dando a Nataša un pretesto per litigare - restando comunque nel suo campo visivo.

Dopo qualche altro sorriso da parte del piccolo, giunse per lui l'ora del riposino. Nataša lo prese in braccio e li congedò; Alessia e Nikola lo salutarono e uscirono dalla porta, diretti verso casa.


<<Oggi ho portato Alessia da Matija>> disse, di punto in bianco, Nikola a Goran.

Avevano terminato l'allenamento e sentiva il bisogno di confidarsi col suo migliore amico. L'altro lo osservò, sistemando le proprie cose nel borsone.

<<E come è andata? Con Nataša, intendo. Non ho dubbi che col bambino sia andata bene>> specificò lo schiacciatore, con un mezzo sorriso.

Anche Nikola si lasciò scappare un sorriso.

<<Infatti hai ragione. Come puoi immaginare, lei non era per nulla felice. Ma si è trattenuta e non ha detto niente>>

L'amico chiuse la cerniera del borsone e gli si sedette accanto.

<<Cosa devi dirmi?>> gli domandò il palleggiatore.

Ormai lo conosceva bene, sapeva che stava scegliendo le parole giuste.

<<Fino a quando credi di poter andare avanti in questo modo? Vedere tuo figlio per pochi minuti dopo un'ora di viaggio, nei ritagli di tempo... Forse è giunto il momento di prendere una decisione, in modo da semplificare un po' le cose>>

Nikola ammise che Goran aveva ragione. Anche lui aveva iniziato a pensarci sempre più spesso, ultimamente, e ciò che aveva appena ascoltato era la conferma di essere sulla strada giusta.

Gli mise una mano sulla spalla e si alzò.

<<Come fai ad essere sempre così saggio?>> scherzò, mentre si infilava il giubbotto e afferrava le sue cose, pronto per tornare a casa.

<<E' un dono naturale>> rispose Goran, ridendo e uscendo insieme a lui dallo spogliatoio.

Finish LineWhere stories live. Discover now