Quando si effettua una scelta, si cambia il futuro - D. Chopra

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La cena stava procedendo in modo tranquillo e rilassato. I genitori di Sara gli erano sembrati gentili, anche se forse un po' severi nei confronti della figlia. L'avevano accolto in casa loro sorridenti e gli avevano fatto un sacco di domande sulla sua carriera sportiva.

Ogni tanto lanciava un'occhiata a Sara e si rendeva sempre più conto di quanto fosse tesa; probabilmente dava a quell'incontro un valore estremamente grande.

Avevano appena terminato di mangiare il secondo piatto, quando il suo cellulare squillò. Non aveva ritenuto necessario togliere la suoneria, sapendo che i suoi compagni e i suoi amici non lo avrebbero mai disturbato quella sera.

Lo estrasse in fretta, controllando il nome sul display, e rifiutò la chiamata, scusandosi con i suoi commensali.

La donna bionda di fronte a lui sorrise comprensiva, poi si alzò portando in cucina le stoviglie sporche.

Non fece in tempo a rimettere il telefono nella tasca della giacca che questo suonò ancora.

Il numero da cui proveniva la telefonata era sempre lo stesso. Goran riattaccò di nuovo.

Incrociò lo sguardo di Sara e vi lesse qualcosa di simile al fastidio. Non poteva darle torto.

All'ennesima interruzione, il giovane si alzò da tavola.

<<Scusate, credo di dover rispondere. Ci metto pochissimo>>

Si allontanò dalla sala da pranzo, raggiungendo l'ingresso.

Accettò la chiamata con un tono spazientito.

<<Non è un buon momento. Se non è un'emergenza...>>

La voce all'altro capo della linea lo allarmò.

<<Che significa che è svenuta? Dove siete?>>

Involontariamente, aveva alzato il tono di voce, preoccupato.

Notò, con la coda dell'occhio, Sara raggiungerlo, ma era troppo concentrato a distinguere la voce di Aleksandar dal chiasso di sottofondo per indagare sul suo stato d'animo.

<<Cosa? Perché non è con gli altri?>>

Goran non ci capiva nulla. Sapeva solo che Alessia si trovava con Aleksandar in un bar e non stava affatto bene.

<<Sto arrivando>>

Chiuse la telefonata e fissò la ragazza, a pochi passi da lui. Sul suo viso era dipinto il disappunto e non cercava nemmeno di dissimularlo.

<<Cosa è successo?>> si informò.

<<Era Aleksandar. E' con Alessia in un bar, non ho capito bene. Ma lei sta male. Devo andare>>

<<Ma è arrivato il momento del dolce, non puoi aspettare?>> domandò Sara, gettando un'occhiata verso la sala da pranzo, dove i suoi genitori li stavano aspettando. <<E poi perché ha chiamato te? Dov'è Nikola?>>

<<Non lo so, al telefono si sentiva malissimo, non sono riuscito a capire tutto>> rispose Goran, allungando una mano per prendere il cappotto dall'attaccapanni.

Era agitato, non vedeva l'ora di raggiungere l'amica.

<<Non puoi andartene adesso! Per favore, aspetta ancora un po'>> quella della ragazza era quasi una supplica.

Goran la osservò.

<<Si tratta di Alessia. E' la mia migliore amica. Devo andare>> cercò di spiegarle.

Comprendeva la delusione della giovane per la fine improvvisa di quella cena, e ne era dispiaciuto, ma non poteva sedersi e mangiare una fetta di torta sapendo che Alessia aveva bisogno di aiuto.

Si abbottonò il cappotto e le diede un bacio sulla guancia.

<<Scusami coi tuoi genitori, dì loro che c'è stata un'emergenza>>

Si voltò per uscire, ma la voce di Sara lo fermò.

<<Se te ne vai, è finita>>

Rimase immobile per un istante.

<<Davvero. Non ce la faccio più a continuare così. Se adesso esci da quella porta, tra noi è finita>>

La voce della giovane aveva tremato, ma Goran capì che era maledettamente seria. E seppe di dover prendere una decisione definitiva, seppur dolorosa.

Non si voltò.

<<Mi dispiace>> mormorò.

Aprì la porta e uscì.

Finish LineWhere stories live. Discover now