La gioia più grande è quella che non era attesa - Sofocle

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Alessia scese dall'autobus e si aggiustò la tracolla del suo borsone sulla spalla; attraversò la strada e percorse i pochi metri che la separavano dal piazzale del palazzetto. Poteva già vedere, in lontananza, il pullman con cui la squadra avrebbe viaggiato e alcuni giocatori.

Era stato facile organizzarsi: aveva detto a Marco che sarebbe stata via per lavoro - e in effetti non era una bugia - e a Clelia che avrebbe seguito la squadra in trasferta, guadagnandosi anche l'incarico per un paio di articoli sui match che sarebbero stati disputati.

Quando fu a pochissima distanza dai ragazzi, riconobbe Nikola, girato di spalle, che chiacchierava con Juan.

Posò il borsone per terra e gli si avvicinò furtivamente, alzandosi poi in punta di piedi per coprirgli gli occhi con le mani. Lo sentì immobilizzarsi per un attimo; poi il palleggiatore posò le mani sulle sue e chiese, incerto:

<<Ale?>>

Lei sbuffò, spostando le mani e permettendogli di voltarsi.

<<Non so se offendermi perché hai avuto dei dubbi o essere delusa perché non ne hai avuti abbastanza>>

Udì Juan ridere e vide Nikola fissarla stupito.

<<Piaciuta la sorpresa?>> gli domandò.

Lui la sollevò in aria e le scoccò un bacio sulla bocca.

<<Come potrebbe non piacermi? Grazie di essere venuta a salutarmi>>

Quando la rimise per terra, Alessia scosse il capo e si chinò a prendere il suo borsone.

<<Eh no, mio caro, stavolta non ti libererai così facilmente di me. Io vengo con voi>>

Sotto lo sguardo stupefatto del palleggiatore, salì i tre gradini del pullman e ne percorse il corridoio, prendendo posto verso il fondo.

Pochi secondi dopo, Nikola era accanto a lei.


Il viaggio era stato davvero molto lungo e avevano tutti bisogno di sgranchirsi le gambe. Arrivarono nell'hotel prescelto e l'allenatore li divise nelle stanze. Ad Alessia fu assegnata una camera singola, mentre Nikola avrebbe dormito con Goran.

Posarono i loro bagagli e si prepararono per la cena, dopo la quale si ritirarono per riposare.

Alessia si addormentò quasi subito, serena come non era da tempo.


La mattina successiva i ragazzi furono impegnati in sala pesi, mentre lei preparò tutto il necessario per la conferenza stampa pre-partita, che si sarebbe svolta nel pomeriggio, prima dell'allenamento di rifinitura. I giornalisti che avevano richiesto un accredito erano molti e aveva dovuto fare i salti mortali per far stare tutte le sedie necessarie all'interno della piccola sala messa a disposizione dell'albergo. I prescelti per rispondere alle domande della stampa erano stati individuati dall'allenatore la sera precedente: Juan e uno dei centrali.

Mentre attendeva che i ragazzi scendessero nella hall per andare a pranzo, Alessia controllò il cellulare, rispondendo ad alcuni messaggi di Betty e ad uno di Clelia. Stava per riporlo, ma la suoneria la bloccò.

Il nome che apparve sul display le provocò un sorriso. Senza esitare, rispose alla telefonata.

<<Ciao Vladi, come stai? Ivan e Marja?>> si informò subito.

<<Ciao Ale. Noi stiamo tutti bene>> le rispose lo schiacciatore.

Dopodiché ci furono alcuni attimi di silenzio, il che era strano, trattandosi di Vladimir.

<<Vladi? Ci sei?>>

<<Sì, sì. Sono qui>> l'uomo esitò ancora. Poi si decise a parlare. <<Mi dispiace non averti chiamato prima. Posso solo immaginare come ti sei sentita quando hai saputo che mio fratello aveva avuto un figlio da un'altra donna. La verità è che non sapevo cosa dirti>>

La ragazza rimase in silenzio, scioccata da quell'ammissione. Se c'era qualcuno che non restava mai senza parole, quello era sicuramente il maggiore dei fratelli Kiljc.

<<In realtà, non lo so nemmeno ora>> concluse lui.

Alessia respirò a fondo, poi rispose:

<<Ammetto che è stata molto dura. Lo è tuttora, ma sono sicura che ce la faremo. Grazie per avermi chiamata. Il fatto che ti preoccupi significa molto per me>> mentre pronunciava queste frasi vide arrivare i giocatori.

<<Te l'ho detto: fai parte della famiglia. E chiamami, se hai bisogno che venga a prendere mio fratello a calci nel sedere>>

Lei scoppiò a ridere.

Allo sguardo interrogativo di Nikola, rispose mimando con le labbra il nome di suo fratello e lo osservò alzare gli occhi al cielo.

<<Non ce n'è bisogno, per ora. Sta facendo il bravo>> disse.

<<Come fai a saperlo? Se lui è a Latina... Aspetta!>> esclamò. <<Non dirmi che lo hai seguito in trasferta!>>

<<Serviva un addetto stampa>> gli confermò, sorridendo.

Dall'altra parte del telefono ci fu un breve silenzio, poi Vladimir tornò a parlare.

<<Meglio così. Ma ricorda che la mia offerta è sempre valida>>

<<Lo farò. Grazie, Vladi>>

Non appena ripose il cellulare nella borsa, si udì una notifica. Ma questa volta non era stato il suo telefonino ad emettere quel suono acuto.

Vide Nikola estrarre il proprio cellulare e leggere il messaggio appena arrivato. Scosse la testa, incredulo.

<<Che c'è?>> gli chiese lei.

La scena aveva attirato l'attenzione di Goran e Juan, i quali li stavano fissando con curiosità.

Il palleggiatore le mostrò lo schermo e lei non poté fare a meno di ridere. Il mittente del messaggio era Vladimir e il testo recitava:

RICORDATI LA REGOLA: GIU' LE MANI DALLA RAGAZZA!

Finish LineWhere stories live. Discover now