La fiducia si guadagna goccia a goccia, ma si perde a litri - J. P. Sartre

196 14 11
                                    

I giorni seguenti scivolarono via tranquilli. Quando Alessia e Nataša si incrociavano, di solito in palestra, tendevano a ignorarsi; non avrebbero potuto litigare se non si fossero parlate. E ad Alessia andava benissimo così.


<<A che punto è il libro?>> le chiese Nikola, accarezzandole i capelli.

Alessia si mise comoda, incastrandosi meglio con la schiena contro di lui, e tirando su fino al mento il suo plaid con i cagnolini.

Nikola sorrise: certe volte sembrava ancora una bambina.

<<Dobbiamo solo terminare la revisione, poi sarà pronto per la stampa>>

<<Sono fiero di te>> le disse con orgoglio.

Lei girò la testa per baciarlo, accarezzandogli le labbra con le sue.

<<Abbastanza fiero da restare qui stanotte?>> lo stuzzicò.

Nikola tentò di sottrarsi, senza molta convinzione.

<<Non ho qui con me il pigiama>>

In realtà tutto quello che desiderava era passare del tempo con lei, stringerla tra le braccia e farle dimenticare le tensioni e le preoccupazioni degli ultimi giorni.

<<Io non mi offendo se dormi nudo>> gli rispose con un ghigno.

<<Ah, no?>>

<<No, per niente>> così dicendo Alessia si voltò del tutto verso di lui e lo baciò ancora, con decisione.

Nikola si sorprese nuovamente di come un semplice bacio, o il più breve dei contatti, bastasse a fargli perdere la ragione. Le strinse la vita e l'aiutò a mettersi sopra di lui, mentre le loro bocche danzavano con un ritmo tutto loro.

In poco tempo, il plaid con i cagnolini e i loro vestiti divennero degli impicci e finirono sul pavimento, silenziosi spettatori del loro amore.


<<Come mai continui a sorridere stamattina?>>

La voce di Marco si insinuò fastidiosa nei suoi pensieri.

<<Non sto sorridendo>> gli rispose, piccata.

<<A me sembra proprio di sì. E poi sono dieci minuti che leggi la stessa pagina>>

Alessia mise a fuoco le frasi davanti a lei e fu costretta ad ammettere che era la verità.

Si raddrizzò sulla sedia e osservò il suo interlocutore: dopo tutto quel tempo trascorso fianco a fianco per la stesura del libro, ancora non riusciva a decifrarlo. Si era sempre comportato bene nei suoi confronti, ma c'era qualcosa che non le permetteva di fidarsi di lui. Tuttavia non era in grado di capire se si trattasse solo di pregiudizi o se il suo sesto senso la stesse mettendo in guardia.

<<Allora? Che ne pensi?>> le domandò, indicando i fogli sul tavolo.

<<E' pronto>> gli comunicò con soddisfazione.

Lo vide sorridere.

<<Bene! Dobbiamo festeggiare!>> si alzò dal divano e le si avvicinò, poggiando entrambe le mani sul tavolo e chinandosi in avanti. <<Ti invito a pranzo>>

Lei lo fissò, sbigottita.

<<Ti ricordo che non puoi uscire di casa>>

<<Nessun problema. Dirò a Tina di preparare qualcosa. E' bravissima in cucina>> così dicendo, Marco si allontanò.

Ma lei lo richiamò immediatamente. Non serviva che la domestica cucinasse per lei.

<<Marco, aspetta. Non posso>>

Lui si voltò e attese in silenzio una spiegazione; e lei non sapeva cosa dire. Non aveva alcun impegno per quel giorno, ma non sarebbe rimasta. Decise di essere sincera.

<<Il nostro è un accordo di lavoro e lo onorerò fino in fondo, ma nient'altro. Non riesco ancora a fidarmi di te, mi dispiace>> la sua voce era ferma e pacata.

Il cameraman annuì.

<<Ti capisco. Vorrà dire che festeggeremo alla presentazione del libro>>

Alessia raccolse le sue cose e si avviò verso la porta.

<<Buona giornata>> lo salutò.

<<A presto>> Marco l'accompagnò fino all'uscio e, una volta che fu uscita, chiuse la porta.

Finish LineWhere stories live. Discover now