Una vita vissuta senza perdono è una prigione - W. A. Ward

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Sara aveva parcheggiato l'auto e si era diretta verso l'ingresso della palestra, pronta per un nuovo allenamento. In quei giorni il suo stato d'animo non era dei migliori; anzi, era completamente devastata. La rottura con Goran le aveva fatto un male tremendo. Lui non l'aveva più cercata e lei aveva tentato di toglierselo dalla testa - e dal cuore - il più in fretta possibile. Ma pochi giorni non erano assolutamente sufficienti.

La pallavolo era la sua valvola di sfogo.

Mise la mano sulla maniglia della porta d'ingresso della palestra e, nello stesso momento, qualcuno la chiamò.

Si girò verso la voce, stupefatta.

<<Ciao>> salutò.

//Che cosa ci fa qui?//

Squadrò la ragazza davanti a lei, la quale la fissava in silenzio, con un timido sorriso.

<<Posso parlarti?>> le chiese Alessia.

Lei sospirò e le fece cenno di seguirla.

Entrarono in palestra e si chiusero nello spogliatoio lasciato libero dalle giocatrici. Sara si sedette su una panca e attese che l'altra facesse lo stesso.

<<Come stai?>> chiese alla giornalista, alludendo alla sera in cui era stata soccorsa da Goran.

Alessia abbassò gli occhi.

<<Sicuramente meglio dell'altra sera>> rispose piano. Poi alzò lo sguardo fino ad incrociare il suo. <<So quello che è successo tra te e Goran. Mi dispiace moltissimo>>

Lei rimase in silenzio per alcuni secondi. Non si aspettava di dover affrontare l'amica così presto.

<<Ti ha raccontato tutto, vero?>>

L'altra annuì.

Lo sapeva, non aveva nessun dubbio sul fatto che lo schiacciatore si sarebbe confidato con la sua migliore amica.

<<Come mai sei qui?>> domandò.

<<Voglio scusarmi con te. E' solo colpa mia se Goran è andato via nel bel mezzo della cena. Voglio spiegarti quello che è successo>>

<<Perché?>>

Sara vide che Alessia era interdetta.

<<Perché vuoi darmi una spiegazione? Vuoi che ci ripensi? Che dia a Goran un'altra occasione?>>

Il suo cuore stava soffrendo, ma non avrebbe mai cambiato idea, ritornando sui suoi passi. Sarebbe stato inutile, finalmente l'aveva capito.

<<No>>

Questa volta fu lei a rimanere sorpresa. Aveva creduto che l'amica fosse lì per perorare la causa dello schiacciatore serbo, per difenderlo. Invece, apparentemente, non era così.

Intanto Alessia aveva ripreso a parlare.

<<Non sono qui per chiederti di dargli una nuova opportunità. Purtroppo, temo che non funzionerebbe ugualmente. Finireste per soffrire entrambi, di nuovo. Ma hai diritto almeno ad una spiegazione>>

Sara la interruppe.

<<Non mi interessa. Ormai è andata così, non si può tornare indietro>> non c'era livore nelle sue parole, solo rassegnazione.

Alessia non parlò per alcuni istanti, poi domandò:

<<Sei arrabbiata con me?>>

Sara la fissò negli occhi, poi rispose.

<<No, non ce l'ho con te. So che, qualunque cosa sia accaduta, non avresti mai fatto qualcosa di proposito per danneggiare la nostra relazione. Ma ho bisogno di tempo e di spazio, adesso. Stare con voi, vedere Goran, sarebbe troppo difficile in questo momento>>

La giornalista annuì di nuovo, comprensiva, poi si alzò e si avvicinò alla porta dello spogliatoio. Prima di uscire, si voltò un'ultima volta verso di lei.

<<Ti auguro di trovare la persona che stai cercando. E, quando vorrai, sai dove trovarmi>>

Dopodiché se ne andò.

Sara si asciugò in fretta una lacrima che le aveva rigato una guancia e si cambiò, preparandosi per l'allenamento.

Alessia le sarebbe mancata.

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