Capitolo 99 - Mentire...

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Lisa si affacciò a guardare i due operai che cancellavano le tracce dell'incendio in cucina. Avevano steso teli su tutto il mobilio e tinteggiavano la stanza, scherzando tra loro.

L'operaio più giovane, vedendola entrare, le sorrise. Non perdeva occasione per farlo, come non mancava di seguirla con gli occhi ogni volta che compariva nella stanza.

Lisa non era dell'umore adatto per essere lusingata da quell'ammirazione. Osservò la vernice fresca lasciata dal pennello e lo spazio che sembrava ancora da pitturare.

«Per quanto tempo ne avrete, ancora?» domandò impaziente.

«Presto e bene non vanno insieme» commentò imperturbabile l'operaio più anziano. Lisa trattenne a stento una risposta a tono.

«Un paio d'ore, più o meno» intervenne in soccorso l'altro. Lisa scrollò le spalle nervosamente, lasciò la cucina e avviò la chiamata.

«Tra quanto puoi essere qui?» domandò Emanuele.

«Sono bloccata. Non posso lasciare la casa. C'è un cazzo di imbianchino che si crede Michelangelo.»

«Passa a me» disse una voce vicina a Ema. Lisa sentì un fruscio e poi una voce che riconobbe subito. «Quando puoi essere qui?»

«Subito dopo pranzo, alle tre» rispose meccanicamente. Non poteva essere lei. Che ci faceva insieme a Emanuele?

«Vedi di non fare tardi. Sono stufa di rimediare ai tuoi casini, Lisa» rispose secca Katalina.

Lisa ci mise qualche secondo a reagire. «Katalina?» domandò confusa, ma era del tutto inutile: aveva già riattaccato.

Abbassò il cellulare cercando di riordinare le idee. Che stava succedendo? Perché Ema era con Katalina?

Quando lui l'aveva chiamata un paio d'ore prima per dirle che dovevano vedersi davanti alla piscina per chiudere la storia, aveva capito che parlava di Vadim e che forse sapeva anche della droga.

La presenza di Katalina aggiungeva tutta una serie di domande a cui non aveva risposta. Cosa e quanto sapeva Ema? E in tutto quello Katalina che c'entrava? E perché era in Italia? Era venuta per Lore?

Lo scricchiolio di ghiaia sotto gli pneumatici la distrasse da tutte quelle domande. Michael era tornato prima del previsto e questo significava che avrebbe dovuto inventare una scusa per tornare in città.

Non voleva mentirgli, ma non poteva coinvolgerlo in quella storia. Avrebbe dovuto risolvere i suoi casini da sola. Poteva sempre dirgli che andava da Giulia.

La porta di casa si aprì e Michael la salutò. Rispose al saluto con tutta la serenità che fu in grado di simulare. Gli andò incontro e lo baciò sentendosi profondamente in colpa.

Era brutto, ma doveva mentire per evitare altri problemi con lui. Una piccola bugia, poche ore e tutto si sarebbe risolto.

«Come procedono i lavori?» domandò Michael, guardando verso la cucina.

«Devono ancora finire.»

Lo guardò affacciarsi nella stanza e parlare con gli operai. Se Michael avesse saputo della droga non l'avrebbe mai perdonata. L'avrebbe allontanata una volta per tutte.

Lo faceva a fin di bene, si disse. Michael non l'avrebbe mai scoperto e sarebbe potuta rimanere ancora con lui.

Era solo una piccola bugia, dopotutto. Avrebbe sistemato tutto e poi sarebbe tornata da lui.

"Perché non hai pensato che io potessi aiutarti?" Le parole dette da Michael sotto casa di Helga echeggiarono tra le sue scuse. "Devi contare su di me d'ora in poi."

Miss BelliniWhere stories live. Discover now