Capitolo 17 - Insonnia e fantasie

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Lisa detestava agosto. Si rigirò tra le lenzuola disfatte cercando di prendere sonno. L'afa notturna non dava tregua, dalla finestra spalancata non entrava un alito di vento e i rumori provenienti dalla camera della sua coinquilina certo non contribuivano a farle venire sonno. Il cigolio della vecchia rete e i gemiti soffocati di Giulia andavano avanti da un bel po' e questo le diede modo di rivalutare Teo che, nonostante il nome da labrador e un aspetto altrettanto innocuo, sembrava essere un discreto amante.

«E bravo Teo» disse fra sé e sé e si alzò, abbandonando l'idea di restare ancora a girarsi nel letto a invidiare Giulia e il suo ragazzo labrador.

Andò in cucina e aprì il frigo. I suoi due ripiani erano penosamente vuoti e non aveva neanche i soldi per fare la spesa. L'assegno di Mr Berger era servito appena a restituire a Giulia la sua parte di affitto, pagare la rimozione della Panda e saldare qualche debito.

Adesso, dopo due settimane, era nuovamente senza soldi, con la macchina ferma dal meccanico e senza l'ombra di un lavoro.

Detestava passare agosto in città. La settimana prima erano state qualche giorno al mare dai genitori di Giulia. Era stato piacevole, ma troppo breve. Giulia aveva provato in ogni modo a farle confessare il suo segreto, ma alla fine non le aveva detto niente di Mr Berger. Aveva deciso di tenere il ricordo del folle mese passato con lui tutto per sé. Il pensiero di quel segreto la fece sorridere.

Prese una birra dal ripiano di Giulia e si appoggiò al davanzale della finestra. Nonostante fossero le due di notte c'era movimento. Un paio di coppiette risalivano la strada verso il viale mentre all'angolo, davanti alla serranda abbassata della pizzeria di Pasquale, tre turiste ridevano e flirtavano con dei ragazzi.

Lei non aveva un ragazzo, non faceva sesso da giugno, dal Gods of Metal, e non c'era l'ombra di un uomo decente nella sua vita. In quel momento sentiva la mancanza sia di un ragazzo che del sesso, e il baccano prodotto da Giulia non aiutava.

Un movimento in un'auto parcheggiata proprio sotto la finestra attirò il suo sguardo. Nella penombra, oltre i vetri, una coppia si dava da fare, incurante di chi potesse vederli.

Sembrava proprio che tutti, a parte lei, facessero o stessero per fare sesso quella notte. Era una vera ingiustizia.

Finì la birra tutta d'un fiato e tornò in camera mentre col pensiero tornava a Evan, il ragazzo irlandese conosciuto sotto il palco del concerto. Si stese sul letto, infilò le cuffie e cercò tra i cd quello che lui le aveva lasciato da ascoltare.

Si erano conosciuti il primo giorno del concerto. Lei era lì per i Manowar, lui era venuto per i Children of Bodom. Si erano scontrati pogando. Appena presentato, lui già la prendeva in giro perché non conosceva nemmeno la metà dei gruppi presenti. Lisa prima l'aveva mandato poi ne avevano riso assieme. Avevano condiviso qualche birra e una canna.

Il secondo giorno si erano ritrovati. Avevano bevuto, riso, saltato e fumato assieme. Si erano baciati sulla musica dei Cancer Bats.

Il terzo giorno, penultimo del concerto e ultimo per lei, aveva lasciato Giulia assieme a Teo ed era scappata dal concerto con Evan. La scusa era stata che lui non sopportava gli Hardcore Superstar.

Si erano fatti un bong nell'auto di lui, dispersi in uno dei parcheggi della manifestazione. Nel retro della scalcagnata familiare, su un sedile che odorava vagamente di muffa, lei aveva infierito sulla terribile pronuncia italiana di Evan fino a quando non avevano iniziato a fare sesso.

Era stato divertente e tenero. Con la musica in cuffia e il ricordo di quel momento, Lisa lasciò correre una mano sulla stoffa delle mutandine. Ricordava come Evan avesse lottato strenuamente con i pantaloni, cercando di toglierli, facendola ridere fino alle lacrime e poi come fossero tornati a baciarsi. Si erano spogliati e lei si era accesa di passione nonostante, ogni tanto, le scappasse ancora da ridere per gli inevitabili intoppi che comportava il fare sesso sul sedile di un'auto. Evan era stato un vero gentiluomo, proprio come Mr Berger, e un vero eroe a non lasciarsi smontare da tutto quel ridere.

La mano si infilò dentro le mutandine, mentre l'altra scivolava sotto la canottiera a trovare il seno. Le sfuggì un mugolio compiaciuto quando sentì il piacere risalirle la schiena come un'ondata di calore e mordendosi le labbra si tormentò i capezzoli tra le dita.

Evan era proprio un bel ragazzo. Aveva una bella risata coinvolgente, occhi chiari e mani forti come quelle di Mr Berger.

Le sarebbe piaciuto che in quel momento fosse lì con lei, le mani sul suo corpo a carezzarla per poi spogliarla.

Si tirò su la canottiera e si afferrò il seno con entrambe le mani immaginando che fosse lui a farlo poi le fece scorrere lungo i fianchi, giocando con l'elastico degli slip.

Certo era che le mutandine che indossava, con tutte quelle coloratissime coccinelle, non sarebbero andate affatto bene per il rigido codice di abbigliamento di Mr Berger. Lui le avrebbe dato una bella sculacciata solo per averle indossate e dopo gliele avrebbe tolte. No, piuttosto gliele avrebbe fatte togliere.

Le avrebbe fatto "esporre le sue grazie", proprio come l'aveva minacciata l'ultimo giorno. Di nuovo si domandò se fosse stato serio in quel momento e poi sorrise. Sì, gliele avrebbe fatte togliere e dopo l'avrebbe fatta stendere sulle sue ginocchia.

Se le sfilò con un brivido deliziato al pensiero dei severi occhi di lui che seguivano ogni suo movimento e riprese a toccarsi. L'avrebbe sculacciata a lungo, fino a farle il sedere rosso, poi con voce autoritaria le avrebbe detto di tornare al lavoro. Lui sarebbe tornato a leggere il Kurier e lei avrebbe ripreso a spolverare la mobilia, senza mutandine sotto la corta divisa e col fondoschiena in fiamme. L'orgasmo la prese costringendola ad affondare la faccia nel cuscino per soffocare i gemiti.

Solo quando ebbe ripreso il controllo si rese conto di aver appena avuto una fantasia sul suo ex datore di lavoro e peggio ancora di essersi eccitata con l'idea di subire una punizione.

Si rigirò nel letto tirando giù la canottiera e cercando le mutandine senza riuscire a trovarle; le aveva scalciate via ed erano andate a finire chissà dove.

Non riusciva a capire cosa le fosse passato per la testa, non c'era mai stata nessuna tensione sessuale tra lei e Mr Berger.

Le venne da pensare che dopotutto Michael Berger era un bell'uomo, ma era anche vero che aveva almeno vent'anni più di lei. Ricacciò con forza l'idea di lei con Mr Berger.

Trovò gli slip, se li rimise e tornò a girarsi. Erano quasi le tre ormai. Era meglio mettersi a dormire e non pensarci più o non sarebbe riuscita ad alzarsi in tempo per il suo appuntamento delle nove, all'agenzia interinale. Le avevano promesso un posto come commessa, anche se solo per un paio di mesi.

Miss BelliniDonde viven las historias. Descúbrelo ahora