Capitolo 65 - il mio Daddy

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Nel pomeriggio il tempo migliorò, smise di nevicare e poterono uscire. Una passeggiata, niente di più, ma bastò a risollevare l'umore di Lisa.

Michael aveva passato la mattina davanti al laptop a sbrigare la corrispondenza e lei se ne era stata stesa sul divano ad ascoltare musica in cuffia e a messaggiare con Giulia, Adelaide e Bianca.

Lo scricchiolio della neve fresca sotto le scarpe era una sensazione incredibile. Le dava una gioia priva di senso, ma per questo ancora più bella. Provava per quel suono la stessa meraviglia di quando era stata bambina.

Aveva degli scarponcini piuttosto vissuti e scorrazzando come una scema nella neve più alta, dopo appena cento metri, i calzini erano fradici e i piedi gelati, ma era troppo entusiasta per curarsene e troppo orgogliosa per dire qualcosa a Michael. Si era rifiutata categoricamente di comprare dei dopo-sci al negozio per evitargli ulteriori spese.

Al rientro si spogliarono dei vestiti freddi e provarono la sauna. Michael si avvolse un asciugamano attorno alla vita e fu il primo a entrare. Lisa si attardò per mettere le scarpe ad asciugare e per nascondere i calzini zuppi facendone due palle premute a forza dietro al termosifone.

Rabbrividendo per essere nuda e per i piedi gelidi, Lisa prese tre asciugamani dalla pila e raggiunse Michael nel piccolo spazio caldo e vaporoso della sauna. Lui la osservò deporre i primi due asciugamani ancora piegati sulla panca, avvolgersi nel terzo e poi sedersi con una lieve smorfia.

«Cos'hai da guardare? Mi fa male il sedere ed è colpa tua!» brontolò lei allo sguardo interrogativo di Michael, poi gli si appoggiò contro la spalla. «Ma come fai a essere già così caldo? Io sono gelata.» Lisa si rannicchiò meglio contro di lui stringendosi al suo braccio.

Michael la accolse, offrendogli il suo fianco come un rifugio accogliente. «Stavo pensando che potremmo andare a cena fuori. Non nevica più e la strada è già stata pulita. Ma se non puoi stare seduta...»

«Già, non posso! Che fai prendi in giro?»

«Solo un po'» sorrise Michael; Lisa gli dette una gomitata giocosa e sorrise con lui.

«Sei stato cattivo!»

Michael si volse verso di lei, le fece una carezza e con una seconda guidò le sue labbra verso le sue. Si baciarono.

«Facciamo così: io ti preparo una cenetta migliore che al ristorante» propose Lisa tra un bacio e quello successivo. «Poi prendiamo lo champagne avanzato da ieri e lo finiamo in camera.»

«Sì, penso di potermi accontentare» annuì Michael, sorridendo poi della finta offesa di Lisa e baciandola ancora.


Dopo la cena, squisita come promesso, salirono in camera. Brindarono con lo champagne avanzato, nonostante la perplessità di Michael sul fatto che avesse mantenuto il suo gusto. Dopo essersi punzecchiati un po', dopo che Lisa gli aveva detto ridendo di "non fare il palloso" con la storia dello champagne, dimentichi di tutto che non fosse il reciproco desiderio dell'altro, fecero l'amore.

Più tardi, nel dormiveglia, Lisa sentì Michael tornare dal bagno. Aprì un occhio e la vista di lui nudo la destò del tutto. Immobile, tra i cuscini, si godé il profilo imponente del corpo, la linea ampia delle spalle e del torace, il profilo dei muscoli delle braccia e delle gambe.

Tirò su la testa mentre lui tornava a stendersi nel letto.

«Ti ho svegliata?»

«No, non stavo dormendo» mentì Lisa.

«Dovresti farlo. Il meteo dice che domani potremo sciare e devi essere riposata.»

«Meglio così. Domani non saresti riuscito a tenermi chiusa in casa. Voglio sciare con te, musone!»

Michael si volse a guardarla e Lisa gli fece la linguaccia.

«A proposito di questo» disse Michael, «domani, dopo lo sci, intendo parlare con te anche della tua condotta a capodanno. Ti sei ubriacata oltre il limite dell'accettabile.»

Lisa si sentì immediatamente e profondamente colpevole. «Va bene» annuì remissiva

«Nessuna protesta? Niente scuse?»

Lei scosse la testa, cercando il suo abbraccio e rannicchiandosi contro il suo petto.

«Ti senti così tanto in difetto? Oppure ti vergogni di quello che mi hai detto?»

Lisa aveva un ricordo nebuloso della telefonata e quella domanda la mise in allarme. Tirò su la testa guardandolo. «Che ti ho detto?»

«Non te lo ricordi neppure?» l'espressione divertita di lui mitigò parzialmente la sua paura.

«No, nebbia completa sulla seconda telefonata. Ero troppo ubriaca.»

«Mi hai chiamato con un nomignolo, ricordi quale?»

Sollievo e imbarazzo si mescolarono, facendola arrossire. Non doveva aver detto niente di compromettente altrimenti la questione del nomignolo sarebbe stata di davvero scarsa rilevanza, ma l'aveva sicuramente chiamato in quel modo

«Daddy» confermò lui.

«Ti ho chiamato... davvero?... Daddy?»

«Mi hai definito il tuo "Daddy musone" per la precisione.»

Adesso Lisa si sentiva guance e orecchie in fiamme.

«Non molto carino darmi del Daddy, va bene che la differenza d'età...»

«No!» esclamò Lisa interrompendolo. «No! No, no! Non è per quello, non è affatto per quello, davvero, credimi!»

Infervorata, si spinse sopra di lui prendendogli il viso tra le mani e lo baciò.

«Cos'è allora?» le domandò lui specchiandosi nei grandi occhi di lei, lucidi di pianto. A sua volta lei non distolse lo sguardo dai suoi, così profondi.

«Mi proteggi e ti prendi cura di me, mi riprendi se sbaglio, mi sostieni quando vacillo, sei il mio riferimento, il mio punto fisso, il mio eroe, sempre presente, sempre pronto a soccorrermi, ad arrabbiarti quando necessario, sei... sì, sei il mio Daddy!»

Michael non disse niente, ma adesso anche i suoi occhi erano lucidi, sentì le sue mani accarezzarla e poi stringerla.

«Mi sento al sicuro tra le tue braccia» mormorò Lisa.

«Lo sei.»

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