Capitolo 90 - Noi dobbiamo parlare

340 23 4
                                    


Michael si svegliò col profumo del caffè nelle narici. Udì il borbottio della moka provenire dalla cucina e, schermandosi gli occhi dalla luce abbacinante che inondava il soggiorno, si guardò attorno, leggermente confuso.

Aveva un fastidioso cerchio alla testa e la bocca secca. La bottiglia di whisky vuota, abbandonata sul tappeto, gli confermò che aveva decisamente esagerato. Doveva essersi assopito sul divano. Guardò confuso il plaid che lo copriva e poi l'orologio digitale del lettore dvd. Mancavano pochi minuti alle otto.

Un tintinnio di stoviglie proveniente dalla cucina riportò la sua attenzione sulla stanza. Si protese in avanti e vide Lisa intenta a versare il caffè in due grandi tazze. Tornò a sdraiarsi mentre, oltre al malessere fisico, una profonda stanchezza mentale tornava a opprimerlo.

La vide avanzare scalza verso di lui e con un certo allarme si ricordò del bicchiere in frantumi, ma gli bastò un'occhiata al pavimento per vedere che si era già premurata di raccogliere i vetri. Da quanto si aggirava per casa?

«Sei sveglio?» domandò a voce bassa. Lui non rispose, ma protese la mano per prendere la tazza che gli porgeva. Aveva indosso una sua vecchia camicia e i capelli erano umidi. Doveva essersi fatta una doccia.

Il caffè era bollente, forte e poco zuccherato, come piaceva a lui. La guardò in piedi di fronte a lui, le belle gambe nude. La camicia, poco abbottonata per restare chiusa, lasciava vedere chiaramente che non portava reggiseno.

«Ci voleva» dichiarò lei posando la tazza vuota sul tavolino.

«Sì, era indispensabile» annuì Michael consegnandole la sua.

Si guardarono. Entrambi apprezzavano quel piccolo interludio di apparente normalità, ma era chiaro che non sarebbe durato.

Michael si tirò su a sedere, i postumi della sbornia si facevano sentire.

«Lisa noi dobbiamo parlare.»

Lei annuì, ma non sembrava affatto desiderosa di farlo e ne comprendeva bene i motivi. Michael trasse un profondo respiro e cercò le parole per iniziare. «Tu e io...»

«No!» lo interruppe lei.

«Lisa?»

«Michael no! Non voglio, tu non puoi! Io...» le lacrime presero a scenderle lungo le guance.

«Lisa noi...»

«NOO! Non devi farlo! Non dirlo!»

«Non possiamo far finta...»

«No!» insisté Lisa, la voce rotta dal pianto. «Michael aspetta... dammi almeno il tempo di...poi... poi potremo... potrai...»

Lui esitò solo un momento poi le fece cenno di parlare e la guardò trarre a sua volta un profondo respiro.

«Ho sbagliato, sbagliato tutto cercando di fare da sola, ti ho mentito e so di averti deluso, ti ho trascinato nei miei guai, ti ho scombinato la vita e ancora una volta mi dispiace. Tutto qui. Volevo solo dirti che mi rendo conto di essere un disastro su tutta la linea.»

Michael si prese del tempo prima di parlare nuovamente. «Prima che tutto questo iniziasse, mi hai chiamato. Era notte e mi hai detto di aver fatto un pasticcio. Me lo sono domandato più volte, quella sera intendevi vedermi per parlarmi di questo?»

La tentazione di mentire fu forte, ma poi scosse la testa. «No, non era per questo.»

Lui sembrò soppesare attentamente le sue parole. «Cos'era allora?»

«Un problema economico, niente di veramente importante in confronto, ma subito dopo mi chiamò Helga per informarmi del video. So che non vale niente, ma dopo intendevo parlartene appena ci fossimo visti.»

Miss BelliniWhere stories live. Discover now