Capitolo 43 - Arrivi e partenze

270 19 0
                                    

Dopo una lunga giornata di lavoro Michael sentiva proprio il bisogno di una doccia. Lasciò la ventiquattrore vicino alla porta e si allentò il nodo della cravatta.

Dalla cucina sentì provenire rumori di pentolame e un marcato odore di soffritto tenuto troppo sul fuoco. Non era degno nemmeno per le scarse doti di Fräulein Baumgartner sbagliare così grossolanamente, ma in quel momento non aveva voglia di affrontare ancora una volta quell'ostinata donna sulle basi della buona cucina. Le avrebbe fatto giusto un appunto sull'opportunità di rifare il soffritto e poi sarebbe andato a godersi la sua più che meritata doccia.

«Mr Berger?» domandò una voce che conosceva bene, ma non poteva essere. Lei non poteva essere lì.

Affrettò il passo verso la cucina e se la trovò davanti con l'aria imbronciata di chi l'ha fatta grossa e con indosso solo una sua camicia.

«Arja?!» domandò incredulo. «Che ci fai qui?»

«Credo di aver appena bruciato la sua cena Mr Berger» sorrise lei. «Sono proprio una pessima cameriera.»

Michael la guardò mettere mano alla camicia e iniziare a sbottonarla.

«La prego non mi licenzi, vedrà che saprò farmi perdonare.»

Era certo una bella vista, ma erano il ruolo e il tempismo a essere sbagliati. Lisa Bellini entrò violentemente nei suoi pensieri togliendogli ogni possibilità di godersi la fantasia che Arja aveva approntato per lui.

«Ti pensavo a Helsinki» disse e subito dopo si pentì di averlo fatto. Provò a riguadagnare terreno. «Mi hai fatto proprio una bella sorpresa.»

«Che tu non hai apprezzato per niente» sentenziò gelida Arja lasciando perdere la camicia e regalandogli un'occhiata piena di rabbia. Aveva tutte le ragioni per essere offesa, ma Michael non poteva certo spiegarle il motivo della sua reazione.

«Non credevo che saresti tornata a Vienna due giorni dopo che ci siamo lasciati a Helsinki. Mi ha spiazzato trovarti qui. Credevo ci fosse la cameriera.»

«Magari lo avresti preferito!»

«Come?»

«Lascia perdere Michael, sono io la stupida, non tu!»

La guardò oltrepassarlo e andare in camera. La seguì trovandola intenta a rivestirsi.

«La tua cameriera se n'è andata un'ora fa, le ho chiesto di lasciarci soli, ma a quanto pare non è necessario.»

«Ho solo detto che pensavo fossi la cameriera. Cosa stai facendo?»

«Metto le mie cose in valigia Michael. Mi rimetto i vestiti che mi ero tolta per te e faccio quello che non hai il coraggio di chiedermi.»

«Non ti ho chiesto nulla, dannazione!»

«Esatto! Tu non chiedi nulla perché non ti interessa!»

Senza riuscire a capire di cosa stesse parlando la guardò tirare giù il trolley e puntare diritta verso la porta.

«Dove stai andando?»

«Prendo un taxi e vado all'Hilton. Domani mi cercherò un volo per tornare a casa.»

«Arja per l'amor del cielo! Non fare così! Resta qui, non lasciare che il mio cattivo umore ci condizioni.»

«Non è il tuo cattivo umore Michael» disse lei aprendo la porta dell'appartamento e uscendo. «Non è quello ad allontanarmi.»

Michael la guardò entrare in ascensore e poi le porte richiudersi. Rimase sul pianerottolo a guardare l'ascensore scomparire nel vuoto delle scale, quindi richiuse la porta. Guardò il cappotto appeso all'attaccapanni. Avrebbe dovuto scendere e convincerla a tornare indietro, avrebbe dovuto stringerla forte tra le sue braccia fino a sentire quelle di lei ricambiare l'abbraccio. Avrebbe dovuto baciarla e poi fare teneramente l'amore con lei.

Miss BelliniKde žijí příběhy. Začni objevovat