Capitolo 39 - Pensione Marina

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La luce bianca al neon dà a tutto contorni troppo netti, reali, ordinari; la piccola stanza d'ufficio, il tavolo ingombro di carte, il portamatite dell'Isola d'Elba posato di fianco al monitor del pc, l'uomo seduto di fronte a lei. Ai suoi occhi niente di tutto quello è ordinario, la sua mente gira a vuoto come pedali di una bici a cui sia saltata la catena. Voci che le urlano, il viso contro la ruvida tappezzeria anni sessanta, rombi arancioni e blu, qualcuno che la spinge, luci blu, il "bip" delle ricetrasmittenti e poi, dopo il buio della sera, tutta quella luce.

Un rumore di sedie spostate, un vago sentore di sigaro. La fanno sedere, l'uomo che si siede al suo fianco lo conosce bene e si domanda come faccia, ogni volta, a essere presente solo ai suoi fallimenti. Immancabile segnale che ancora una volta ha combinato un casino.

Lisa ascoltò i convenevoli, le vuote frasi di rito tra due uomini che, era evidente, si detestavano e poi la sua coscienza tornò a distaccarsi e nuovamente la riportò indietro.


Il taxi si allontana e dall'altro lato della strada vede l'insegna della pensione Marina. Un'unica stella che balugina a causa della lampadina prossima a fulminarsi. L'anonima strada di periferia le pare fin troppo buia. Ancora non sa che presto sarà anche troppo illuminata. Alla reception, un buco incastrato nello spazio sotto le scale che salgono al piano superiore, un ragazzetto dall'aria annoiata la osserva in attesa che parli. Quando gli chiede della stanza 209 si limita a indicarle la scala.


Sbatté le palpebre sentendo una mano posarsi sulla sua, era morbida, curata, ma a lei parve viscida. Provò a ritrarsi, ma era necessario per il teatro e lui non glielo permise. Non era cambiato proprio niente.

Fu un momento poi la sua mentre tornò a scollegarsi per andare nuovamente indietro. Più indietro.


Esce dalla cucina, attraversa il soggiorno e trova Mr Berger nel salotto, affondato nella poltrona di chintz, con un bicchiere di whisky in mano. Non beve mai prima di pranzo e mai così tanto whisky tutto in una volta, ma in quel momento non ci fa caso. La frustrante sensazione di essere nuovamente in balia di Lore non le fa pensare ad altro. Non può pretendere di telefonare dopo settimane di silenzio e trovarla pronta per lui. Invece eccola lì, che già pensa come fare a raggiungerlo. Si odia per questo.

Michael Berger non si alza quando entra. Lei che avrebbe voluto lanciarsi tra le sue braccia, trovare il tepore che l'aveva avvolta in cucina poco prima, si ferma a guardarlo. Anche lui la guarda, ma non come si sarebbe aspettata. La dolcezza nei suoi occhi, quella tenerezza che aveva mentre erano in cucina, è scomparsa.

«Miss Bellini la prego, rimetta a posto la cucina. Per il pranzo invece, lasci pure perdere, non ho più appetito.»

Quelle parole distaccate e fredde rendono la distanza tra loro due incolmabile. Lisa sente le lacrime tornare a rigarle le guance, ma lui non se ne accorge, non la guarda più.

«Ho bisogno di un permesso» dice con una voce tanto impersonale che non riconosce quasi. «È urgente. Devo andare via subito, ma...»

«Nessun problema. Prenda pure tutto il giorno.»

Lei vorrebbe domandare, vorrebbe capire, più di tutto vorrebbe sedersi sulle sue ginocchia e farsi abbracciare, invece si volta ed esce senza una sola parola.

Chiama il taxi e sale su a cambiarsi. Continua a sperare per tutto il tempo di sentirlo salire per stringerla e darle quel bacio che stava per darle in cucina, invece la casa resta silenziosa.

Quando esce di casa non si ferma a salutarlo. Non intende affrontare di nuovo tutta quella freddezza. La rabbia sta montando e le dà la forza di chiudersi la porta di casa alle spalle senza voltarsi. Il meccanismo di autodifesa con cui è cresciuta la protegge dal dolore e dalla paura. Monta sul taxi giurando a se stessa che Lorenzo pagherà anche quella.

Miss Belliniحيث تعيش القصص. اكتشف الآن