Capitolo 72 - Una poco di buono

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Due ore più tardi Michael dormiva beato mentre Lisa non riusciva proprio a prendere sonno. Appena tornati a casa avevano fatto l'amore in modo appassionato. Era stato intenso, dolce. Dopo erano rimasti stesi sotto le coperte, nudi, guardandosi come se fino a quel momento non si fossero mai veramente visti fino in fondo. Lui le aveva ripetuto che l'amava e l'aveva stretta a sé. Lei si era lasciata abbracciare ed era rimasta in silenzio. Lo amava, ne era certa, non aveva dubbi. Amava Michael Berger con un'intensità quasi dolorosa. La cosa che la spaventava era che lui amasse lei. Come poteva? L'avrebbe amata ancora, una volta che avesse saputo tutto di lei? Lei che era sempre stata una mela marcia. Avrebbe amato tutti i suoi difetti una volta che fossero venuti fuori come brutte verruche? E l'avrebbe amata ancora quando avrebbe scoperto tutte le bugie che gli aveva detto, tutte le cazzate che aveva fatto?

Più ci pensava e più aveva voglia di piangere, magari di urlare e fare tutto a pezzi. Al tempo stesso aveva una gran voglia di prendere la porta e scappare via, lontano da quell'uomo magnifico che un giorno o l'altro avrebbe capito chi era Lisa Bellini e l'avrebbe guardata con lo stesso sguardo di suo padre: un misto di biasimo, pietà e disgusto.

Incapace di restare a letto, scivolò via dall'abbraccio di Michael, fuori dalle coperte e senza curarsi di rivestirsi attraversò il corridoio ed entrò in soggiorno.

L'orologio digitale sotto al televisore indicava che erano le due e diciotto. Lisa guardò il mobiletto dei liquori e le ombre invitanti delle bottiglie nei suoi recessi. Faceva freddo nell'appartamento, un freddo dannato, così, prima di scegliere con quale bottiglia iniziare a darci dentro, cercò qualcosa con cui coprirsi.

Si guardò attorno ma nel soggiorno non c'era niente. Aprì gli sportelli del guardaroba e assieme ai cappotti trovò un golf di Michael. Lo infilò. Aveva il suo odore. Le lacrime ebbero la meglio sulla sua determinazione a non piangere. Prese la prima bottiglia che le capitò a portata, il suo telefono, il piumino, le chiavi di casa e uscì dalla porta.


L'appartamento di Michael si trovava all'ultimo piano del palazzo, ma le scale salivano un altro piano fino alle soffitte, usate in parte come ripostigli e in parte in stato di abbandono. Lisa era salita lassù solo una volta da quando stava a Vienna. Scalza prese le scale, stringendosi nel golf e contro il piumino tra le braccia, con le mani impegnate dalla bottiglia e dal cellulare. Se l'appartamento le era sembrato freddo il corridoio delle soffitte era gelido. Tirando su col naso e tremando incontrollatamente posò bottiglia e cellulare e si infilò il piumino, imprecando e cercando di tirare giù il golf il più possibile lungo le cosce.

Entrò nella soffitta di Michael aprendo la porta con le chiavi e accese la luce. Una lampadina tremolante fissata alle travi del soffitto spiovente illuminò a stento il vecchio locale. Lisa avanzò sul pavimento in tavoloni di legno guardandosi attorno, in cerca di un luogo dove sistemarsi. Una voce nella sua testa le stava consigliando, sempre più insistente, di lasciare quel posto sinistro e buio, tornare al piano di sotto e infilarsi di nuovo tra le braccia di Michael. La affogò con un lungo sorso preso dalla bottiglia, storcendo poi la bocca per il gusto forte dell'alcool. Non le piaceva troppo il whisky.

Da una mensola tirò giù un cumulo di consunte coperte di lana facendole rovinare a terra. Ci si sedette sopra, rannicchiandosi con la schiena poggiata contro un grosso baule. Per combattere il freddo diede un altro sorso e un terzo per non pensare alla lana e alla polvere che le facevano pizzicare la pelle.

Michael si sarebbe incazzato quando quella cosa sarebbe venuta fuori. Si sarebbe incazzato un bel po'.

«Cazzo!» imprecò Lisa asciugandosi le lacrime con il dorso della mano. «Cazzo!» ripeté con la voce rotta, battendo più volte la testa contro il baule alle sue spalle.

Bevve ancora. Michael l'avrebbe lasciata, era solo questione di tempo e forse avrebbe fatto meglio a farlo prima lei, a darci un taglio prima che lui scoprisse tutto, che si accorgesse che fregatura fosse Lisa Bellini.

«No!» scrollò le spalle Lisa, singhiozzando, spaventata da quel pensiero. Non ce la faceva nemmeno a pensare di lasciare Michael. Faceva troppo male.

Cercò un po' di coraggio nella bottiglia, buttando giù più sorsi, e poi tossì per il liquore che le bruciava in gola. Posò la testa contro il baule e chiuse gli occhi.

Michael avrebbe scoperto presto che era una poco di buono.

«Una poco di buono» mormorò Lisa, trovando strane quelle parole nella sua bocca. Nella sua testa quelle parole avevano la voce di suo padre.

Sì, era una poco di buono, una stronza, e Michael l'avrebbe abbandonata, avrebbe smesso di prendersi cura di lei. Lo facevano tutti prima o poi.

Anche la bottiglia era già a fine, constatò delusa.

«'Fanculo!» imprecò scalciando via le coperte. Diede fondo al whisky e si rimise in piedi. Doveva solo andare via, così Michael non avrebbe potuto lasciarla. Avrebbe fatto le valige, preso le scale e non si sarebbe più voltata indietro.

Fece un passo verso la porta, lasciando la bottiglia vuota sul baule mentre si rendeva conto di avere ancora il cellulare stretto nell'altra mano.

Doveva avvisare Giulia. Doveva dirle che sarebbe tornata a casa dopo il suo ennesimo casino. Avviò la chiamata mentre le gambe decidevano per lei che era meglio tornare a sedersi sul baule. La bottiglia cadde e solo le coperte impedirono che andasse in frantumi. Lisa non ci fece caso, troppo concentrata sul segnale di libero che proveniva dal cellulare.

«Lili...» nel tono della voce di Giulia, Lisa avrebbe potuto sentire la tristezza se non fosse stata così ubriaca.

«Giagia, io torno a casa. Ho fatto un casino e... insomma...»

«È arrivata anche a te?» la domanda lasciò Lisa spiazzata. All'altro capo del telefono sentì Teo, accanto a Giulia nel letto, che borbottava qualcosa a proposito dell'ora, poi la voce di Giulia riprese. «Aspetta» e ci fu un'altra lunga pausa di silenzio.

«Giagia?»

«Eccomi, sono venuta in cucina. Senti, non c'è bisogno che torni a casa subito, abbiamo ancora un po' di tempo e Teo vuole anche parlare con...»

«...Michael?» domandò perplessa Lisa. Che cosa mai poteva dire Teo a Michael per fargli cambiare idea su di lei?

«Che c'entra Michael?» fu il turno di Giagia di restare spiazzata. «Lili, ma sei ubriaca?»

«Direi di sì!» ridacchiò colpevole Lisa. «Un bel po' anche! Non lo reggo 'sto cazzo di whisky...»

«Si può sapere che ti dice la testa!» sbottò Giulia, anche se con tono di voce forzatamente basso, la sentì trarre un respiro e cercare di controllarsi. «Senti, capisco che quest'ennesima bastardata di Vincenzo sia difficile da digerire, ma sbronzarti non è proprio il modo di reagire. Cazzo, Lili! E Michael? Lui che ne pensa?»

Era la prima volta che Giulia chiedeva il parere di un uomo di Lisa, ma questo passò in secondo piano di fronte al nome di suo padre.

«Di che cazzo stai parlando?!» domandò Lisa rigida e improvvisamente più lucida.

Miss BelliniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora