Capitolo 79 - L'ora più buia della notte

208 17 7
                                    

Sotto i piedi sospesi nel vuoto scorrevano le acque nere del fiume. Seduta sulla spalletta del ponte Lisa le guardava assorta stringendosi nel piumino contro il freddo notturno.

Un ragazzo che passava lungo il marciapiede le disse qualcosa che non comprese, ma che la fece riscuotere. Da quanto aveva lasciato Ema e gli altri al concerto di Sasha?

«Mi sono innamorato!» le gridò il ragazzo, trascinato via dai suoi amici che ridevano come matti. Era ubriaco. «Sei la ragazza più bella che io abbia mai visto!»

Era dovuta venire via perché nella ressa del concerto, all'improvviso, si era sentita sola. Non ricordava precisamente cosa stesse pensando, ma si era sentita come trascinare sotto. Come affogare. Era scappata fuori e poi aveva iniziato a camminare. Non sapeva da quanto era lì e nemmeno che ore fossero.

«Ti amo!» le urlò ancora il ragazzo provocando altre risate. Doveva essere tardi perché quel ragazzo ubriaco e innamorato con i suoi amici erano le uniche persone visibili lungo il ponte e l'argine.

Al pensiero dell'amore sentì una struggente mancanza di Michael, ma anche una profonda paura.

Nel cielo, oltre la luce calda dei lampioni, alla luna mancava una metà per essere completa e si specchiava pallida e tremolante sul nero specchio del fiume.

Sapeva che non aveva senso rimandare oltre. Ci aveva provato a far funzionare le cose, a risolvere i suoi casini, ma non era stata capace e ora più aspettava e più doloroso sarebbe stato.

Tornò a guardare le acque scure sotto di lei. Michael si sarebbe buttato per salvarla dalla corrente che la trascinava via? E dopo che avesse saputo, avrebbe voluto farlo ancora?

Cercando di non pensarci accese il cellulare e avviò la chiamata. I messaggi delle chiamate perse si susseguirono mentre il segnale di libero si protraeva insopportabile. Era prossima ad arrendersi quando finalmente la sua voce rispose.

«Lisa che succede? Che ore sono?» La voce di Michael era impastata di sonno.

«Non lo so» guardò il display del cellulare. «Le due e cinquantacinque.»

Pausa di silenzio. Lo immaginò mentre si girava nel letto. «Stai bene?»

«No, ho freddo e ho fatto un casino.»

«Dove sei? Non sei a casa?»

«No, sono fuori.»

Altra pausa di silenzio. «Fuori dove? Che succede Lisa?»

«Michael ho bisogno di te.»

«Posso prendere l'aereo nella tarda serata di domani ed essere da te per l'ora di cena. Mi dici dove sei e che succede?»

«Lo faresti davvero?» domandò Lisa con gli occhi pieni di lacrime, ignorando del tutto le sue domande.

«Volevo comunque venire a dare un occhio alla casa.» Era un pessimo bugiardo. «Puoi resistere fino a domani sera?»

«Sì, posso farcela.»

«Stai piangendo?»

«Non è niente.»

«Lisa mi vuoi dire che succede?»

«Devo dirti delle cose. Forse dovevo farlo prima di partire, anzi sicuramente, ma intendo farlo appena ci vediamo.»

«Vuoi dirmele adesso?»

«No, adesso torno a casa. Te le dirò domani.»

«Allora mi racconterai tutto domani.»

«Buona notte. Ti amo.»

«Ti amo anch'io. Anche se continui a svegliarmi nel cuore della notte.»

Lisa riattaccò. Ora che l'aveva fatto, ora che gli aveva detto che era nei guai, non sarebbe tornata indietro. Avrebbe detto a Michael dei suoi casini e di Bucarest, anche se non tutta la verità.

Miss BelliniWhere stories live. Discover now