Capitolo 31 - Cinquanta colpi

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La porta di casa si aprì lentamente e un'ombra scura si allungò nel soggiorno. La televisione era accesa, trasmetteva uno dei tanti reality e le voci querule dei partecipanti che litigavano coprirono il suono della porta che si richiudeva e quello dei passi che si avvicinavano. Lisa continuò a dormire, ignara di non essere più sola nella grande casa e dei due occhi scuri che adesso la osservavano.

Michael Berger non avrebbe dovuto essere già lì, ma era atterrato con quasi tre ore di anticipo sull'orario di arrivo previsto. Aveva preso al volo la coincidenza a Francoforte dopo un incontro di lavoro nel pomeriggio inaspettatamente breve.

La guardò assopita sul divano con i lunghi capelli sparsi sul cuscino. Indossava dei leggings neri, un maglione lavanda a collo alto e aveva un'espressione serena, da angelo. Un angelo che non indossava la sua divisa, che aveva sparso briciole sul tappeto, lasciato una cartaccia e un bicchiere semivuoto di cola sul tavolo da tè del settecento. Un angelo che per di più indossava lo stesso maglione che aveva nelle riprese registrate sul dvd chiuso nella sua ventiquattrore.


Ore 1:38, le telecamere si riaccendono e la riprendono mentre accompagna il suo amante attraverso il giardino, fino al muro, con indosso solo quel maglione. In alcuni momenti è possibile intravedere i due ovali del fondoschiena fare capolino da sotto al golf. Quando, scalza, si mette in punta di piedi per baciare il ragazzo, il suo sedere balza fuori nudo e la mano di lui si sofferma a stringerlo.


Il fatto che lui fosse in anticipo non giustificava in alcun modo Miss Bellini, la sua assenza di disciplina, il suo beffarsi delle regole. Come non era giustificabile quello che aveva fatto con quel maglione indosso. Tornò verso la porta, la aprì di nuovo e la richiuse con maggior vigore. Niente da fare, Miss Bellini continuò beatamente a dormire. Riaprì la porta e uscì per andare a prendere il trolley dal baule dell'auto. Irritato pensò ai provvedimenti da prendere nei confronti di Miss Bellini e anche del bracciante, Luis Vargas. La condotta di entrambi era stata oltraggiosa e non poteva tollerarla. Il pensiero di Vargas che entrava in casa con Miss Bellini gli fece sbattere rabbiosamente il baule. Afferrò il trolley e la ventiquattrore con tanta forza da far sbiancare le nocche. Colma di rabbia, la sua mente recuperò il non troppo casuale commento di Arja sul licenziare i dipendenti che non facevano il loro dovere. Attendere il suo arrivo era un dovere di Miss Bellini e invece la trovava a dormire. Se la notte stava sveglia per i suoi amanti era una sua scelta, ma questo non doveva influire sul suo lavoro. Che poi ricevesse uomini in casa sua, questo era inaccettabile.

Rientrò in casa e stavolta lasciò andare la porta con un tonfo, facendo scattare su la ragazza come una molla.

«Mr Berger...» mugugnò lei, stropicciandosi la faccia e ravviandosi i capelli come meglio poteva «Che ore sono? Mi ha fatto prendere uno spavento...»

«Sono le 19 e 50, Miss Bellini. Orario lavorativo per lei, ciononostante vedo che non indossa la sua uniforme.»

«Cosa? Ah, sì, è che non l'aspettavo così presto, l'avrei messa dopo.»

«Intende dopo aver mangiato sul divano?»

Lisa guardò colpevole il casino che c'era dietro di sé.

«Mi dica, Miss Bellini, quante volte le ho detto che non deve posare bicchieri sul tavolo da tè trattandosi di un pezzo d'antiquariato?»

«Ha ragione, sistemo subito.»

Michael la guardò alzarsi raccogliere le cartacce, liberare il tavolo e sgattaiolare in cucina. Era scalza. Proprio come nel video.

«Vuole che le prepari qualcosa da mangiare?» gli domandò dalla cucina.

«Miss Bellini, torni qui.»

Miss BelliniWhere stories live. Discover now