Capitolo 39 - prima parte

22 1 0
                                    

Entriamo in casa mantenendo sempre questo silenzio che mi sconcerta talmente tanto da farmi pensare di aver sbagliato a seguirlo senza esitazioni. Lo osservo ma lui senza dire niente va verso la cucina. Gli sento aprire il frigo, riappare pochi secondi dopo e sale in camera sua senza degnarmi di uno sguardo.

Rimango impalata all'ingresso senza sapere cosa fare. Sapevo di doverlo allontanare perché non è facile reggere tutti i miei problemi. Non avrei dovuto raccontargli niente. Maledetta me che gli ho dovuto raccontare tutto, non era pronto...anzi, in realtà non avrebbe mai dovuto sapere niente. Potevo semplicemente sparire della sua vita e invece no, ho dovuto aprire bocca e rovinare tutto.

Sobbalzo quando sento una porta sbattere e vedo Charlie scendere le scale con lo sguardo duro rivolto verso il pavimento e la postura rigida. In tuta e mantenendo un religioso silenzio entra in salotto ma non si ferma. Accanto al camino nell'angolo a sinistra, si trova una porta che io non avevo mai visto, ma credo sia stato fatto apposta dato che è mimetizzata. Lo guardo mentre la supera e aspetto qualche minuto per cercare di capire ciò che provo e ciò che voglio fare. Penso di andarmene ma non voglio veramente farlo, però non voglio neanche che Charlie sia arrabbiato con me, cavolo ha detto che mi ama.

Lui mi ama!

Ed io ho rovinato tutto.

Decido di seguirlo così vado verso la porta, la apro e mi trovo davanti a delle scale che credo portino ad uno scantinato. Sento dei rumori mischiati a dei grugniti. Alla fine delle scale vedo un corridoio con diverse porte sulla destra mentre a sinistra si apre una grande sala con le pareti grigie e il pavimento in mattonelle del medesimo colore. La stanza non credo fosse stata costruita per questo ma adesso è una palestra. Non attrezzata come quelle professionali ma diciamo che gli attrezzi non mancano. In un angolo ci sono tapis roulant e cyclette. Accanto c'è un bilanciere con un mobile dove sono appoggiati tutti i pesi e poi altre macchine in fila di cui non conosco il nome.

Charlie però non è da quel lato della stanza ma dall'altra parte dove l'unica cosa che c'è è un tappetino morbido sotto ad un sacco da box pendente dal soffitto. Il mio ragazzo non mi ha ancora visto perché troppo impegnato a sfogarsi. Noto che non ha i guanti ma ha solo fasciato le nocche con del nastro bianco che non mi ispira molta protezione per le sue povere mani d'artista.

Mi faccio vedere ma non parlo, perché so che non risolveremmo nulla. Charlie adesso ha bisogno di questo e non voglio negargli nulla. Silenziosamente mi avvicino e mi siedo a terra, appoggio la schiena al muro, incrocio le gambe e guardo Charlie che si aiuta da solo. Vorrei potermi rendere utile ma mi conviene stare zitta.

Ormai è più di mezz'ora che lo guardo picchiare il sacco. Mi sto preoccupando, ciò con cui si è coperto le mani non ha resistito neanche dieci minuti e oltre ad avere le nocche sanguinanti sta schizzando sangue ovunque. Lo guardo allarmata ma senza proferire parola perché l'unica cosa che aspetto è il momento giusto.

Potrei solo peggiorare le cose ed è l'ultima cosa che voglio.

Il tempo passa e lui è sempre più sudato, rosso in viso e con il respiro affannoso. Continua a perdere sangue e sembra che le vene del collo gli vogliano esplodere. Mi sto per alzare e fermarlo nonostante io sappia che non è la cosa giusta da fare, quando lui cade a terra in ginocchio. Ha la testa china in avanti ed il fiato corto.

Mi avvicino gattonando e prendo il suo viso bagnato tra le mani. "Charlie" Sorvolo sulla cosa pensando che sia sudore perché ormai ci sono abituata ma quando mi guarda negli occhi vedo che in realtà sono lacrime. Gli butto le braccia al collo e lo stringo forte perché vederlo così mi spezza il cuore. "Mi dispiace. Mi dispiace tanto"

Lui mi stringe e si lascia cadere indietro finché non mi trovo sdraiata su di lui.

Non voglio lasciarlo.

La vera pugnalata la provo quando sento che è lui ad allontanarmi. Con le mani sui miei fianchi mi spinge, allontanandomi. Le lacrime non solcano più il suo viso ma gli occhi sono ancora rossi ed esprimo una delusione tale da farmi abbassare lo sguardo per la vergogna.

D'un tratto, come se niente fosse successo, le posizioni si invertono e Charlie è sopra di me. Posa le sue labbra sulle mie in un bacio delizioso. Inizialmente mi irrigidisco e ci metto un po' a rilassarmi ma queste meravigliose labbra appartengono ad un ragazzo pieno di pazienza che mi bacia piano per farmi abituare.

Solo l'idea di andare oltre mi fa rabbrividire, ma Charlie non sembra volere più di questo. Non mi accarezza e non so se perché non vuole, se ha paura di farmi male o deve solo tenersi in equilibrio per non schiacciarmi con il peso del suo corpo. Le nostre lingue si perdono tutto il tempo per andare piano. Non so perché ma ho la sensazione che Charlie voglia dimostrare qualcosa. Se a me o a sé stesso non lo so. Lo lascio fare finché non ci separiamo con le labbra gonfie.

Invece che starmi vicino Charlie si alza e va ad appoggiarsi al muro opposto al mio. Mi guarda dall'alto in basso senza proferire parola. Lo guardo rimanendo seduta sul tappetino, vedo che si lecca le labbra e scuote la testa.

Sappiamo di Matthew? Abbiamo il suo sapore?

Scuote ancora la testa e infine mi guarda."Non capisco" Se non capisce lui, figuriamoci io. Indica la distanza checi separa. "Non riesco a capire come tu volessi rinunciare a questo" 

Seconda Chance - Amore oltre ogni confineWhere stories live. Discover now