Capitolo 21 - prima parte

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"Parlami dei tuoi genitori"

Le mani che mi stavano accarezzando la schiena, si bloccano di scatto. "Dritta al punto, eh?"

Cerca di ridere ma vedo l'ombra che è calata sul suo viso. È diventato tutto rosso e sta sudando. Non voglio rendergli tutto più complicato, quindi mi affretto a prendere un pezzo di cotone e a imbeverlo di disinfettante.

Con la mano sinistra prendo il viso di Charlie e lo alzo così che mi possa guardare. Passo il pezzo di cotone sul taglio che ha sul labbro per pulirlo bene ed evitare che si gonfi ancora di più. Dopo aver finito, metto un po' di pomata.

Terminato con il labbro, prendendo della pomata per i lividi e inizio a massaggiare un po' sulla mascella.

"Sono morti quando avevo otto anni. Per...una rapina a mano armata" Inizia a scuotere la testa come se volesse far volare via il ricordo che gli si sta ripetendo in testa. "Eravamo in uno stupidissimo autogrill, in direzione di Sydney, stavamo andando all'opera. Mia madre la adorava e si divertiva un mondo a trascinarci anche me e mio padre che dormivamo durante tutto lo spettacolo" Un sorriso gli aleggia in volto ripensando ai bei momenti. "Mi avevano lasciato in auto. Mia madre era scesa per andare in bagno e mio padre per comprarmi qualcosa da mangiare. Uno sconosciuto si è avvicinato al mio finestrino e mi ha chiesto come mai avessimo una così bella macchina e io da idiota quale sono gli ho risposto che eravamo gli Anderson" Trattengo il respiro nel vedere il viso di Charlie distorto dal dolore. Ha gli occhi lucidi e rossi ma nessuna lacrima gli bagna il viso. "Lui è entrato e ha sparato ai miei genitori, gli ha rubato i gioielli e i portafogli"

Lo abbraccio sentendo un peso sul petto. Vorrei potergli rubare il dolore. "Oh mio dio"

"Sai, mi ha anche ringraziato. Quando è uscito era sicuramente molto più ricco di prima così è passato di nuovo davanti al mio finestrino e mi ha ringraziato. Io avevo un brutto presentimento così sono sceso dall'auto per entrare nell'autogrill. Sentivo delle persone che parlavano al telefono con l'ambulanza mentre altri con la polizia. Tutto quel casino mi agitava, così ho iniziato a correre per le varie corsie degli snack fino a quando non ho trovato mio padre a terra, ferito e in lacrime che teneva sulle sue gambe il corpo di mia madre già morta"

Lo stringo ancora più forte perché capisco benissimo il suo dolore. Lacrime calde mi bagnano il viso. Se lui non ci riesce o non vuole, allora sarò io a piangere per entrambi. "Mi dispiace così tanto. So quanto possa essere straziante"

"Sento che prima o poi la mia anima verrà logorata dal senso di colpa"

Charlie si aggrappa a me come se fossi la sua ancora di salvezza. Purtroppo non sa che io sto affondando. È ormai da tempo che non vedo la superficie e non sento la leggerezza che si prova a galleggiare libera. Farsi trasportare dalle onde. Io sono in un perpetuo stato di annegamento, cado e basta.

Annuisco e sussurro: "Posso capire anche questo"

"Non so se te lo stai chiedendo, comunque i miei genitori erano possessori del 80% delle azioni della AndHilt&co. Sono qui in America per l'azienda ma in Australia tutti conoscevano il nostro nome, mio padre aveva aiutato molto il paese ed ero fiero di lui"

Mi asciugo le guance e lo guardo in faccia. "Quindi sei qui per portare avanti il patrimonio familiare?"

"In realtà avevo intenzione di vendere le azioni all'altro socio, Edward Hilton. Lo conosco da anni e anche se non è proprio un uomo affidabile so che lascerà tutto in mano al figlio, Matthew. So che lui è molto bravo"


Scioccata, cerco di cacciare indietro il conato di vomito che mi mette in subbuglio lo stomaco.

Non possono essere loro!

Magari si sbaglia.

Impossibile, ha detto nome e cognome.

Magari esiste qualcun altro con quel nome.

No, sono loro, ne sono sicura.


Mi guarda, confuso. "Tutto bene?"

Prendo altra pomata sempre per la mascella e cerco di scacciare il pensiero. "Si, sto bene"

Charlie cerca di sdrammatizzare. "Ora tocca a te. Quel è il tuo grande segreto?"

Sarebbe tutto molto più semplice se avessi solo UN grande e grosso segreto. Ma no, invece ne sono sommersa, sarebbe più facile chiedermi cosa è vero di tutta la mia vita.

"Il giorno del mio decimo compleanno ero in macchina con mia madre e mio fratello, Ethan aveva sedici anni. Stavamo tornando a casa da mio padre per festeggiare. A causa di uno stupidissimo peluche che mi era volato via dal finestrino, ho fatto fermare mia madre su una curva. Sono scesa per riprendermi il mio amico, in quel momento un camion è sbucato dal nulla e li ha buttati giù da un dirupo. Mia madre è morta per schiacciamento perché è rimasta intrappolata nella cintura e Ethan invece durante la caduta è volato fuori dall'auto e si è infilzato in un albero. Io ho visto tutto a pochi metri di distanza"

Faccio un respiro profondo non appena finisco di parlare. Un pezzo del macigno che mi pesa sul cuore smezzar essersi alzato.

"Oh merda, è orribile"

Ringrazio mentalmente il mio ragazzo per aver evitato la classi espressione di compassione. L'ultima cosa che voglio è la pena altrui. "Da allora, oltre che al senso di colpa che sta cercando di uccidermi, c'è anche mio padre che ignora la mia esistenza oppure mi insulta. Ogni volta che sente la mia voce, dato che assomiglia a quella di mia madre, diventa più violento"

Voglio fargli capire la situazione senza dover entrare nei dettagli. Istintivamente poggio una mano sul taglio che mi sono procurata dopo l'ultima lite ma inaspettatamente ci trovo già la mano di Charlie. Mi sta accarezzando delicatamente e forse non se n'è neanche accorto.

Charlie si irrigidisce e con tono freddo, dice: "Denuncialo"

Se reagisce così per mio padre non posso certo dirgli di Matthew. Abbasso il capo in segno di resa. "Non posso, ha ragione a volermi punire. Gli ho portato via tutto il suo mondo" Mi prende il viso tre le mani e mi guarda negli occhi.

"No, non pensarlo neanche. Eri solo una bambina"

"Anche tu"

"Io e te abbiamo visto troppo nella nostra breve vita"

Annuisco impercettibilmente. "Sono d'accordo"

"È per questo che vuoi andartene?"

Sorrido, felice di essere passati ad argomenti più leggeri. "Si, la musica mi ha più volte salvato dall'abisso. Quindi voglio che essa diventi la mia ragione di vita"

Charlie ricambia il sorriso. "Anche l'arte sarà la mia"

"Perché lotti se non ti servono i soldi?"

"Be' gli incontri mi servono per scaricare la colpa e la rabbia, immagino la mia faccia al posto dell'avversario. È l'alternativa l'autolesionismo, almeno così riesco a guardarmi allo specchio. Lottavo prima di emanciparmi perché ero sempre arrabbiato e ho continuato anche dopo per non cadere in depressione"

Sempre più curiosa, chiedo: "Ti sei emancipato?"

"Si, ero così stanco di passare da una casa famiglia ad un'altra dove i genitori non facevano che peggiorare, così ho mollato. Sapevo di aver ereditato questa casa e il patrimonio così il giudice si è convinto che avrei potuto benissimo vivere da solo e mi ha lasciato piena libertà della mia vita"

Il cuore mi si stringe mentre ripenso a ciò che ho visto. Abbasso lo sguardo sulle mie mani e chiedo titubante: "Le...le cicatrici che hai sulla schiena?"

Evita il mio sguardo. "Mi dispiace ma non credo di riuscire a parlarne al momento. Scusami però è davvero brutto doverci ripensare e non voglio rovinare niente"

Ciò che Charlie si porta addosso da anni è davvero orribile e se voglio aiutarlo a superare le sue paure e i suoi demoni devo essere forte per lui. Se non è pronto non posso far altro che accettare la sua decisione perché infondo neanche io sono stata completamente sincera con lui. Le mie non sono cicatrici fisiche, o almeno non tutte, però ci sono e fa davvero troppo male.


Seconda Chance - Amore oltre ogni confineWhere stories live. Discover now