Capitolo 38 - seconda parte

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Charlie mi guarda con calma e attenzione. "Spiegati meglio"

Alzo la testa di scatto scioccata dalla sua reazione. Non se n'è andato. Come se mi avesse letto nel pensiero lui scuote la testa. Così come la prima volta che si siamo visti, anche adesso le sue parole ed i suoi gesti mi scavano dentro. È impossibile ignorare questa sensazione. Non mi permetterà di allontanarlo così facilmente e confesso che sono troppo scossa per inventarmi altre balle.

"Mio padre...un tempo aveva un ottimo lavoro come amministratore di un'azienda molto importante. Dopo l'incidente ha iniziato a bere e ha perso il lavoro. Uno dei soci dell'azienda ha un figlio che conosco da quando sono piccola, era il mio migliore amico" La voce mi si incrina così mi schiarisco la gola. "Con il passare degli anni, questo mio amico si è innamorato di me ma io l'ho rifiutato. Lui a mia insaputa mi ha...mi...mi ha...comprata da mio padre. Stava finendo i soldi in alcol e prostitute così ha accettato quelli del suo collega e mi ha venduto per un mese al figlio del suo così caro amico. Questo è successo due anni fa ed è accaduto di nuovo la settimana scorsa"

Evito i dettagli così che nessuno soffra più del dovuto. "Cosa non mi stai dicendo?"

Incasso la testa nelle spalle per provare a nascondermi prima di rispondere con la voce arrochita dalle lacrime. "Lui...è...lui è...un sadico e ha abusato di me"

Un forte rumore mi fa alzare di scatto la testa. Vedo le nocche di Charlie insanguinate e la parete di un box piegata verso l'interno. La rabbia che leggo sul suo volto viene sostituita dal dolore e dallo stupore quando mi guarda. Riabbasso la testa ma poi lui viene di fronte a me e con un paio di dita sono il mento, si fa guardare negli occhi. Mi toglie il cappuccio, gli occhiali e rabbrividisce.

"Mia..."

Appoggia delicatamente la fronte alla mia mentre passa una mano dietro la mia testa. Mi attira verso di sé guardandomi negli occhi. Vorrei smettere di piangere ma non ci riesco. So di averlo ferito più di quanto faccia vedere.

"Dimmi chi è"

Il tono duro che usa entra in contrasto con la dolcezza con cui mi accarezza la guancia.

Mi irrigidisco. "No"

Stringe i denti. "Perché?"

Pensando al suo bene, dico: "Perché...non posso"

Le sue mani stringono il bordo del lavandino fino a farsi sbiancare le nocche. "Perché?"

Agitata, scendo dal lavandino e inizio a camminare avanti e indietro per il bagno. "Perché lo conosci"

Si volta. "Dimmelo"

Scuoto la testa incapace di trascinarlo in una situazione che riguarda solo me. "Non voglio rovinare niente"

Mi guarda confuso. "Cosa dovresti rovinare?" Si avvicina. "Mia, cos'hai paura di rovinare?" Implorante, grida: "Mia!!"

"L'azienda di tuo padre"

Rendendomi conto delle mie parole, mi metto una mano sulla bocca.


L'ho detto! Io l'ho davvero detto!

Oh merda!


Il suo sguardo si fissa al muro mentre elabora le mie parole. Riesco a vedere i suoi ingranaggi che lavorano a pieno ritmo. Poi, ecco che i suoi occhi si sgranano per la sorpresa mentre i suoi pugni si serrano con forza.


Ha capito.


Mi guarda incredulo e sussurra: "Matthew Hilton" Inizia a camminare avanti e indietro prendendosi la testa tra le mani. "Perché non me lo hai detto? Io ti ho parlato di lui quando ci siamo messi insieme, cazzo...io...io ti ho parlato bene di quel figlio di puttana. Ti ho detto che stavo per vendere a suo padre. Dio..."

Non ho ancora smesso di tremare. Il mio intero corpo è cosparso da brividi talmente forti che mi intorpidiscono le dita dei piedi. La tensione che sto trattenendo insieme ai singhiozzi che provo a placare, si riverberano nel mio corpo con spasmi involontari.

"Non volevo cambiare la tua vita, tu avevi dei programmi. Vendere per poi andare al college e non potevo né volevo stravolgerli"

È venuto in America per vendere e frequentare il college. Non potrà studiare se deve occuparsi dell'azienda.

Mi punta un dito contro mentre le vene del collo sembrano per scoppiare e il suo viso si fa paonazzo. "Tu mi hai stravolto la vita in quel cazzo di ufficio in vicepresidenza più di un mese fa"

Abbasso lo sguardo sulle mattonelle sporche. "Mi dispiace"

Non avevo capito fino a che punto lo avessi ferito. Non avrei mai voluto tutto questo se avessi saputo che Charlie avrebbe sofferto così tanto.

Si avvicina e mi prende il volto tra le mani. "A me no" Mi guarda negli occhi e passa i pollici sulle guance per asciugarmi le lacrime. "A me non dispiace perché mi sono innamorato di te proprio in quel momento" Il suo sguardo è così confortevole e familiare. Mi lascia un dolce bacio sulla guancia. "E proprio per questo motivo io ti assicuro che non avrai mai più a che fare con gli Hilton o tuo padre"

Piango scuotendo la testa. Mi allontano da lui perché tutto questo è assurdo. "No, tu non puoi. Non ti permetto di amarmi, non voglio che mi ami. Io causo solo problemi o morti. Io...io...ho fatto sesso con un altro. Io dovrei farti schifo. Io mi faccio schifo"

Lacrime salate continuano a rigarmi le guance. Maledizione, ma da dove arrivano?

"Mia, tu non mi fai schifo. Io ti trovo bellissima e tu non hai fatto sesso con un altro, sei stata costretta da un maniaco del cazzo la cui vita è breve. E ci tengo a ribadire che non mi importa di avere o no il tuo permesso. Io ti amo e basta"

Mi guarda alzando le spalle come se fosse la cosa più semplice del mondo. Un leggero sorriso compare sul suo viso mentre mi guarda come se fossi la cosa più bella che avesse mai visto.

"Ma...ma no! Io..." Devo essere brutale e diretta. Mi tolgo la felpa e resto in canotta. "Tu ami questo?" Il suo sguardo rimane basso. Alzo la voce disperata perché non riesco a capire più niente. "Non riesci neanche a guardarmi e questa mi sembra la reazione più realistica data la situazione, non dirmi che mi ami. Tu non puoi guardare questi segni e dirmi che non ti fanno rabbrividire. Fanno rabbrividire perfino me!"

Charlie mi si avvicina e mi prende la mano con la sua.

Mi ammutolisco e segui suoi movimenti, incantata da ciò che mi provoca il suo semplice tocco. Chiudo gli occhi lasciando scorrere le ultime lacrime rimaste incastrate nelle ciglia. La sua mano sale sul mio braccio, supera il polso graffiato e i segni dei morsi. Poi arriva alla spalla e si sposta lentamente sul collo dove sento la punta delle sue dita delineare il contorno di ogni dito lasciato da Matthew. Supera anche questo livido e mi accarezza la guancia con un tocco delicato al quale mi appoggio inconsapevolmente. Il suo pollice passa sul labbro spaccato mentre trattengo il respiro.

Improvvisamente, inizia a parlare con un tono particolarmente basso. "Le cicatrici che ho sulla schiena me le sono fatte in affidamento" Sbarro gli occhi e sento il mio cuore saltare un battito. Me ne sta parlando! "Ero finalmente arrivato in una casa famiglia dove i genitori affidatari non erano poi così male. Trattavano bene me e gli altri ragazzi. Loro avevano già un figlio biologico al quale volevano dare dei fratelli ma non riuscivano più a concepire, così stava con noi. Nessuno però poteva immaginare che sarebbe stato proprio lui a venire nelle nostre stanze nel cuore della notte con un coltello, per lasciarci dei segni indelebili sulla pelle. Ogni giorno che passavi in quella casa, ti veniva segnato addosso, come un carcerato che segna i giorni di reclusione sul muro della prigione. Avevo provato a parlarne con i genitori ma non mi hanno mai creduto perché gli altri ragazzi avevano così tanta paura da subire in silenzio. Grazie a lui ho deciso di emanciparmi. Le cicatrici sono trentatré perché sono rimasto lì fino al mio sedicesimo compleanno"

Osservo il suo sguardo pieno di dolore. "Perché? Perché adesso?"

Mi afferra il viso, saldamente. "Perché io ho le mie cicatrici e tu avrai le tue. Ti amo lo stesso"

Titubante, chiedo: "T-ti va di-di baciarmi?"

Senza ricevere una risposta verbale, sento lesue labbra che premono dolcemente sulle mie. Rimaniamo fermi, senzaaccarezzarci. I nostri corpi si sfiorano. Solo le nostre labbra si uniscono conuna delicatezza che non credevo possibile. Mi sembra di tornare a respirare, comese avessi trattenuto il fiato fino ad ora. 

Seconda Chance - Amore oltre ogni confineWhere stories live. Discover now