"Come aeroplanini di carta"

ChinaNera tarafından

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Un amore sfortunato, nato in una pozza di fango, in un giorno piovoso. Un amore maturato nel tempo. Un amore... Daha Fazla

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[52-The End]
Ringraziamenti &... Sequel(?)^
Squel^
SEQUEL CANCELLATO^

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ChinaNera tarafından

Dopo il nostro "spogliarello", che ci aveva rese più conosciute fra la popolazione scolastica, era stata una festa dopo l'altra. Nonostante la velata litigata fra Eva e Tom, contrariamente a quello che ci aspettavamo, ci invitarono a quasi tutte le feste organizzate nel giro di due settimana. Eravamo a casa di Tom ed Eva non gli staccava gli occhi di dosso, come sempre dopotutto. Non capivo però come fosse iniziata questa cosa. Mi aveva accennato ad uno scontro mentre, il giorno in cui io stavo male per la racchetta in testa datami da Christina, lei stava andando al corso di arte. In poche parole, da quello che mi aveva detto, lui le era andato addosso, avevano iniziato a parlare ed erano finiti per andare al parco insieme. Insomma, ultimamente si sentivano e lei sembrava essere persa di lui. Come biasimarla, era biondo, occhi verdi, alto e con un fisico da togliere il fiato. Il ragazzo in questione, sentendosi probabilmente osservato, si avvicinò a lei sorridendole. –So di essere uno spettacolo, ma così mi sciupi tesoro. – disse spavaldo, con un sorriso sghembo che avrebbe convertito la lesbica più accanita. Le fece l'occhiolino e si allontanò lasciandola ammaliata dalla sua bellezza e senza fiato. Semplicemente pendeva dalle labbra. –Gioco della bottiglia ragazzi, tutti qui! – urlò poi, sedendosi sul divano. Senza obbiettare, pur pensando che questo fosse davvero un gioco idiota, eseguimmo i suoi ordini e lo imitammo, sedendoci alcuni sui divani e altri a terra, intorno al tavolo. –Allora, le regole sono sempre le stesse, si gira, chi esce, esce, niente storie. Là c'è lo sgabuzzino, cinque minuti di estasi per voi, poi si riprende il gioco. Iniziamo! – spiegò brevemente per poi dare il via al gioco. La prima a girare fu Eva. La bottiglia girava e girava, e sul suo viso la tensione si faceva sempre più visibile, come anche nella stanza. Tutti erano concentrati sul ruotare della bottiglia. C'era talmente tanto silenzio che si poteva sentire il rumore del vetro a contatto con il legno. Poi lentamente si fermò, bloccandosi definitivamente su Tom. La ragazza diventò rossa come un pomodoro e guardò il pavimento imbarazzata mentre dei sussurrii e delle isatine leggere si diffondevano per tutta la stanza. Tom, vedendo che se non fosse intervenuto la ragazza non si sarebbe mossa, la prese per mano, facendole coraggio sussurrandole qualcosa all'orecchio, e la portò nello sgabuzzino, tenendole una mano sulla schiena, fra applausi e fischi di tutti i presenti. Dopo che la porta si fu lentamente chiusa, la stanza si riempì di un leggero brusio, alimentato dal chiacchiericcio degli amici di Tom. Io non conoscevo praticamente nessuno lì, a parte Sebastian, Luca e quella vipera di Christina, e a nessuno sembrava importare di me, quindi rimasi in silenzio, facendo vagare lo sguardo un po' per tutta la stanza. La casa di Tom era veramente bella, arredata in stile antico con divanetti in velluto e mobili in legno intagliato. Sua madre doveva essere una donna di molta classe, che teneva all'arredamento. Il mio sguardo, dal lampadario in cristalli esageratamente grande che era appeso al soffitto, cadde su qualcosa di altrettanto piacevole da vedere. Mi accorsi in quel momento che Sebastian era solo, proprio come me, ma a differenza mia si distraeva con il telefono. Passai qualche minuto ad osservare la sua aria concentrata mentre digitava di tanto in tanto qualcosa sul cellulare, alternando qualche sorriso ad una smorfia strana. Probabilmente stava scrivendo ad una delle tante ragazze con cui si divertiva la sera. A distrarmi fu lo scattare della serratura dello sgabuzzino, su cui posai lo sguardo e da cui vidi i ragazzi uscire. La ragazza aveva le guance leggermente più arrossate di quando era entrata, mentre Tom uno scintillante sorriso e gli occhi puntati su Eva. La accompagnò, sempre con una mano sulla schiena, a sedersi accanto a me, e con un ultimo sorriso tornò al suo posto. Mi avvicinai all'orecchio di Eva, che con lo sguardo aveva seguito i movimenti del ragazzo. –Sembri felice. – le dissi sottovoce, per non farmi sentire dagli altri. Si voltò verso di me, che le sorrisi, e annuì sorridendo a sua volta. Dopo poco, richiamati dal padrone di casa, con un altro giro tornammo al gioco. Rimasi quasi tutto il tempo a fissare ragazzi e ragazze che si trovavano obbligati ad entrare in quel poco invitante sgabuzzino, fra le urla e le incitazioni di tutti gli altri. Mi sembrava quasi di non essere in mezzo a loro, che non mi vedessero. Persino Eva era riuscita ad ambientarsi e aveva iniziato a parlare con molti dei ragazzi presenti, spostandosi quindi dall'altra parte della stanza, seduta sulle gambe di Tom. Ero felice per lei, sapevo che in fondo le piaceva molto il ragazzo, ma avrei preferito che magari mi tenesse compagnia o almeno non mi lasciasse da sola. Dopo circa sei turni, in cui avevo fatto la bella statuina silenziosa, un giro di bottiglia decretò che toccava a me. Mi guardai in torno, trovando gli sguardi di tutti su di me, e titubante mi alzai, andando verso il tavolo. Mi ci inginocchiai davanti e, nel silenzio in cui era calata la stanza, girai la bottiglia, producendo un rumore sordo di vetro che striscia. I secondi che seguirono furono carichi di tensione, mentre gli occhi di tutti passavano dal collo della bottiglia al mio viso. Un ultimo giro. Trattenni il respiro mentre la bottiglia rallentava e si fermava su Sebastian. Il silenzio che già regnava nella stanza sembrò ancora più pesante, mentre lo sguardo dei presenti passava sul ragazzo. Con gli occhi seguii la traiettoria che indicava la bottiglia e incontrai gli occhi intensi di Sebastian, già fissi sul mio viso. Rimase immobile a guardarmi, senza fare niente, dalla sua espressione non trapelava nessuno stato d'animo. Senza dire una parola, sempre fissandomi negli occhi, si alzò, e con un gesto secco del mento mi incitò ad alzarmi e seguirlo. Così feci, mi alzai, e con me si alzò anche un fastidioso chiacchiericcio, alimentato probabilmente da Christina, che già mi guardava malissimo, sparlando con una sua amica. Distolsi lo sguardo dalla ragazza e seguii Sebastian nello stanzino buio, entrando subito dopo di lui, che chiuse la porta. Lo spazio stretto ed opprimente era per la maggior parte occupato da scope, un aspirapolvere e oggetti per pulire la casa, poggiati su delle mensole appese al muro. L'ambiente era angusto e talmente buio che vedevo appena la sagoma del ragazzo davanti a me, fissarmi ancora. Presi un respiro profondo, rilasciando poi l'aria. –Senti, a me non piace stare qui quanto non piace a te. – dissi sospirando. –Quindi prima mi baci e prima usciamo. – affermai, puntando un dito sul suo petto. Sentii il riverbero della sua risata vibrargli nel petto, contro il mio dito. –Chi ti dice che non mi piace stare qui con te? – obbiettò, scacciando il mio dito e incrociando le braccia al petto. Sbuffai una risata scettica, e lo guardai male, anche se lui non poteva vedermi. –Andiamo, non dire stronzate. Non ci credi neanche tu. Sprechi solo fiato. – sbottai, con un sopracciglio sollevato. Ridacchiò leggermente e con un gesto secco mi spinse contro la porta, tenendomi le mani sui fianchi. Sobbalzai per la velocità con cui compì la mossa e sgranai gli occhi. Sentii subito dopo la sua bocca appoggiarsi al mio collo, lasciando una scia di baci dalla mascella alla clavicola e risalendo. –Pensi ancora che non mi piaccia stare qui con te? – chiese, staccandosi dal mio collo giusto un secondo, prima di riprendere a baciarmi. Il mio stomaco si annodò non appena la sua bocca si posò sotto l'orecchio, un punto delicato per me. Una serie di brividi mi risalirono tutta la spina dorsale e sentii come una scarica elettrica infiammare ogni cellula del mio corpo. Il sangue confluì alle mie guance e mi sentii accaldare, diventando improvvisamente rossa. E quella tortura di baci era forse la più piacevole che mi avessero mai inflitto, e avrei voluto che non finisse mai, ma dovevo fermare tutto. Lui e il mio cuore, che aveva preso a battere all'impazzata, scontrandosi contro la mia gabbia toracica, improvvisamente più stretta. Portai le mani sulle sue spalle e lo spinsi leggermente indietro, incitandolo a staccarsi, mentre davo voce ai miei pensieri. –Penso che tu voglia solo portarmi a letto e aggiungermi alla lista delle tue conquiste. –

SEBASTIAN POV

-Penso che tu voglia solo portarmi a letto e aggiungermi alla lista delle tue conquiste. – sbottò, dopo minuti di silenzio. La sua voce era affannata, sapevo che in realtà, anche se stava cercando di allontanarmi, le piaceva che la baciassi. Sentivo il battito del suo cuore accelerare contro il mio petto, la pelle d'oca incresparle le braccia nude, appoggiate alle mie. Ma non riuscivo veramente a capire perché volesse a tutti i costi respingermi, e soprattutto dove trovasse la forza per farlo ogni volta. Da un lato aveva ragione, volevo solo aggiungerla alla lista delle ragazze che mi ero portato a letto, ma dall'altro lato un po' mi stuzzicava. Mi piaceva soprattutto il suo modo di fare così inconsapevolmente eccitante. Come con me tentava in tutti i modi di essere sempre sgarbata e acida. C'era poi da dire che il suo viso d'angelo giocava a suo favore. Nonostante non fosse il solito stereotipo di ragazza figa, bionda platinata, occhi azzurri e fisico da urlo, aveva il suo fascino. Dei semplici occhi marroni e capelli biondo scuro, ma con i suoi lineamenti delicati e poco marcati era comunque una calamita per gli occhi. Forse un po' sottovalutata da tutti. La presa sulle mie spalle si intensificò e provò a spingermi via con più forza, ma la sua pelle emanava un profumo afrodisiaco di vaniglia e un piacevole calore a contatto con le labbra. Era bellissimo. La sentii dimenare appena i fianchi, provando a staccarsi da me, ma non riuscivo a smettere. Staccò una mano dalle mie spalle e la portò alla maniglia della porta, con il preciso intento di aprirla, e in quell'istante mi decisi a smettere, per evitare di dare spettacolo davanti al resto dei ragazzi. Mi spinse troppo forte, sempre tentando di allontanarmi, ma perse l'equilibrio, rischiando di cadere all'indietro mentre apriva la porta. Mi affrettai a correrle incontro, le misi una mano dietro la schiena, trattenendola appena prima che cadesse, e circondandole la vita con l'altro braccio, incrociando le nostre gambe e facendo aderire i nostri bacini. Aveva gli occhi chiusi, aspettandosi probabilmente di sentire l'impatto con il pavimento, ma non appena si rese conto che non sarebbe successo li riaprì, fissandomi spaesata. In un gesto involontario, sentendosi ancora poco sicura, si aggrappò alle mie spalle, avvicinandosi ulteriormente. Fu in quel momento, guardando i suoi occhi spaventati fissi nei miei, che ebbi l'stinto di baciarla, e così feci. Allacciai le nostre labbra, sentendo un brivido lungo la schiena non appena assaporai per un secondo il suo sapore, e automaticamente chiusi gli occhi, colto dall'improvviso piacere che mi trasmettevano le sue labbra calde sulle mie. Chiesi di più, picchiettando la lingua sul suo labbro inferiore, ma serrò le labbra, facendomi capire che non mi avrebbe concesso oltre. Com'era cocciuta. Mi staccai dal bacio e lentamente mi avvicinai al suo orecchio, sentendola chiaramente rabbrividire quando non a caso lo sfiorai con le labbra. –Anche se faccio così non ti faccio effetto, eh bambolina? – mi leccai le labbra. –Sai, ti dona la pelle d'oca. – sussurrai. La tirai su, tornando in posizione verticale, e dopo essermi staccato la vidi arrossire, imbarazzata. Sorrisi compiaciuto, beccandomi una sua occhiataccia, e ridacchiando la accompagnai al suo posto, per poi tornare al mio. Durante i giri successivi lanciai spesso delle occhiatine a Chiara, la quale spesso e volentieri incrociava il mio sguardo, e misi su qualche sorriso sghembo, per infastidirla, grazie a cui mi beccavo occhiatacce e sguardi di fuoco. Proprio mentre mi stava rivolgendo uno di questi, qualcuno le disse che era di nuovo il suo turno. Senza dire niente si alzò e proprio come aveva fatto prima prese la bottiglia e la fece girare con un gesto secco della mano. La osservai mentre rallentava e sperai davvero che si bloccasse di nuovo su di me, ma non fu così. Il giro si arrestò delicatamente davanti a Luca, il mio migliore amico. Le sopracciglia della ragazza si aggrottarono mentre fissava con occhi vuoti il collo della bottiglia e le sue guance si coloravano appena di un rosa tenue, smorzato dalla carnagione olivastra. Con la coda dell'occhio vidi l'espressione compiaciuta di Luca e il suo sorriso allargarsi a dismisura. Al solo pensiero di quello che sarebbe successo in quella stanza mi venne voglia di prendere a pugni il muro. Sentii tutti i muscoli contrarsi e un cipiglio solcarmi la fronte mentre osservavo il sorrisetto appena accennato di cui avevano preso la piega le labbra di Chiara. Perché diavolo sorrideva? Mi chiesi. Lui si avvicinò a lei con un gran sorriso, la aiutò ad alzarsi, tenendola per mano, e la prese in braccio in stile sposa. Sul viso di Chiara si aprì un'espressione sorpresa mentre circondava le spalle del ragazzo con le braccia, lasciandosi poi andare entrambi ad una risata sincera. Sentii il sangue ribollirmi nelle vene. –Ve la riporto fra un po'. – disse il mio amico, facendo ridere tutti i presenti, tranne me. Furono letteralmente i cinque minuti più lunghi e stressanti della mia vita e non sapevo perché, ma avevo una tremenda voglia di aprire quella maledetta porta e tirare fuori entrambi da quello stupido sgabuzzino. Finalmente, dopo un tempo che mi sembrò eterno, uscirono. Entrambi ridendo, con due espressioni ebeti in viso. Mi faceva venire il voltastomaco solo guardarli. Si sedettero, uno accanto all'altra, e continuarono a scherzare, colpendosi e lanciandosi occhiatine fugaci di tanto in tanto. –Okay basta, sono stufo. Facciamo Obbligo o Verità, che ne dite? – chiese Luca, guardando Chiara. Lei gli sorrise, e si lasciò scappare una risatina, coprendosi la bocca con una mano. –Inizio io. – Christina richiamò l'attenzione di tutti su di lei, come al solito, alzando una mano in aria e urlando a squarcia gola. –Chiara, visto che ci sai fare, fai uno dei tuoi spogliarelli da troia, andiamo. Così i ragazzi si divertono un po'. – la sfidò, con un sorrisetto malefico stampato sulle labbra. Le ragazze che l'accerchiavano risero tutte, anche se probabilmente non sapevano nemmeno che si stesse riferendo a qualche sera prima, quando eravamo tutti alla festa a casa di Luca. Spostai gli occhi su Chiara e la vidi serrare la mascella, stringendo i pugni. Era su tutte le furie, gli occhi stretti in due fessure, improvvisamente più scuri. –Certo, perché qui la poco di buono sarei io, giusto? Questa mi è nuova. – rispose a tono, piegando il viso verso destra. –Mi stai dando della poco di buono? – chiese Christina, assottigliando lo sguardo, sempre più tagliente e velenoso. –Si, non ci vuole un genio a capirlo. – ribatté Chiara, sporgendosi verso di lei. Attorno a loro si creò silenzio, colmato dalle scariche elettriche che si lanciavano con sguardi fulminei. Nella stanza c'era una strana tensione che sembrava creare inquietudine a tutti, concentrati a guardare la scena. Qualcosa mi diceva che se nessuno fosse intervenuto si sarebbero picchiate, e Tom sembrò avere la mia stessa idea. –Buone tigri, calmatevi. – tentò di tranquillizzarle. Entrambe le ragazze spostarono lo sguardo su di lui e stranamente si diedero un contegno, rimettendosi dritte e schiarendosi la voce come imbarazzate dal momento che era venuto a crearsi. In realtà mi sarei aspettato che lo picchiassero per averle interrotte. –Allora Chiara, obbligo o verità? – Christina la stava guardando con un sopracciglio alzato, pronta a metterla in difficoltà con una domanda o ad imporle di fare qualcosa di sgradevole. –Obbligo. – rispose, sicura di se, sfidando a sua volta la ragazza. Christina sorrise maligna, alzando un lato della bocca. –Bene. Rifai quello che hai fatto con Luca poco fa. – la obbligò, pensando magari che alla ragazza avrebbe dato fastidio. Eppure avrebbe dato di sicuro più noia a me che a lei. Senza ulteriori lamentele la ragazza afferrò la mano di Luca e si alzarono, intenti a tornare nello sgabuzzino. –Oh no. Forse non hai capito. – scosse la testa divertita. –Non nello sgabuzzino. Qui davanti a tutti. – continuò. Le fece un sorriso compiaciuto, accompagnandolo con uno sguardo velenoso. I due ragazzi si fermarono, mano nella mano, e si guardarono un secondo negli occhi in modo complice. Lui sospirò, guardandola, e lei annuì, capendosi solo guardandosi negli occhi. La tirò a se, circondandole il viso con le mani, e avvicinò lentamente il viso al suo. Le mani di Chiara si appoggiarono ai polsi di Luca, stringendoli, e le loro labbra aderirono. Il bacio partì in modo lento e dolce, del tutto diverso dallo stile che di solito aveva Luca. Poi, mano a mano che il tempo passava e loro prendevano più confidenza, si fece sempre più impetuoso. Le mani di lui si posarono dietro la schiena della ragazza, avvicinando i loro corpi fino a farli aderire, e le braccia di Chiara si allacciarono dietro il collo di Luca, portandosi più vicina a lui. Vidi chiaramente la lingua del ragazzo sgusciare fuori dalla sua bocca per infilarsi in quella della ragazza, che non tardò a ricambiare. Lo stomaco mi si contorse alla vista di quel bacio decisamente poco casto. Era indecente. Le mani di Luca sgusciarono verso il fondo schiena di Chiara, ma la ragazza lo bloccò in tempo, mordendogli il labbro inferiore per avvertirlo di non muovere ulteriormente le mani. Dopo più di due minuti di scambi indecenti di saliva finalmente si staccarono e tornarono a sedersi sotto lo sguardo di tutti. I loro visi erano impassibili. Baciarsi in quel modo davanti a tutti non sembrava avergli dato fastidio, a parte un pelo di rossore sulle guance non sembrava nemmeno che lo avessero fatto. Christina, dopo aver lanciato uno sguardo di fuoco a Chiara, sbuffò e incrociando le braccia al petto si mise a sparlare con la ragazza accanto a lei. –Allora Tom, Obbligo o Verità? – sbottò Chiara, per smorzare l'atmosfera pesante che era venuta a crearsi nella stanza. –Obbligo. – rispose il ragazzo, appoggiando le mani sui fianchi di Eva e la testa sulla sua spalla. Chiara fece un sorrisetto furbo all'amica e ridacchiò compiaciuta. –Devi uscire con Eva, sabato sera. – Tom non obbiettò, anzi, lasciò un bacio sulla spalla della ragazza seduta sulle sue gambe e sorrise annuendo. Tom era sempre stato così, faceva il coglione e lo spavaldo, ma quando voleva davvero bene ad una ragazza diventava il ragazzo più dolce sulla faccia della terra. Eva, che nel frattempo era diventata di un colore simile a quello di una rapa, guardò malissimo Chiara e le mimò un "questa me a paghi" con le labbra. Quando arrivò il suo turno infatti, ne approfittò. –Chiara, obbligo o verità? – chiese. La ragazza, ignara delle intenzioni dell'amica, rispose come la volta precedente. –Obbligo. – Ad Eva si stampò un sorriso maligno sulle labbra, illuminate da un velo di lucidalabbra, e lanciò un occhiata furba all'amica. –Non ti dispiacerà rifare quello che hai fatto con Luca, ma con Sebastian. – Chiara sbiancò improvvisamente, spostando lo sguardo su di me con disperazione, chiedendomi con gli occhi di fare qualcosa. Mi stampai un sorriso sghembo sulle labbra e dissentii con la testa, fissandola negli occhi. Mi incenerì con gli occhi e mimò un "Ti odio" prima di spostare nuovamente lo sguardo sulla sua amica. –Ricordami perché sei mia amica. – chiese esasperata, sbuffando. –Anche io ti voglio bene. – ridacchiò sorridendo. Mi alzai, avvicinandomi a lei, che nel frattempo si era alzata e mi si stava avvicinando titubante, e le appoggiai le mani sui fianchi, avvicinando il suo corpo al mio. –Oh vi prego, non qui, in camera da letto, per l'amor del cielo. – sbottò Eva, inorridita, interrompendoci. La guardammo entrambi, aggrottando le sopracciglia. –Che c'è? – aprì le braccia confusa –Ringraziatemi che non vi faccio fare niente qui davanti a tutti, come un'altra persona. – disse, e guardò Christina, fulminandola con gli occhi, la quale ricambiò subito. Senza aspettare un secondo in più, non volendo perdere tempo, le afferrai un polso e mi orientai per la casa, portando Chiara nella camera da letto degli ospiti, quella più vicina. Appena entrammo, lei davanti a me, l'afferrai per i fianchi e la tirai a me, facendola ruotare su se stessa, in modo che si voltasse verso di me. Feci salire una mano alla sua guancia e con il pollice tracciai il segno della mascella, guardando il suo bellissimo viso, su cui dominava un'espressione corrucciata. Mi concentrai sugli occhi, incorniciati perfettamente da una precisa linea di eye-liner e uno spesso strato di mascara, che le piegava le lunghissime ciglia. Ne osservai il colore, intenso e brillante. Erano davvero bellissimi. Avvicinai il viso al suo e sfiorai le sue labbra con le mie in una carezza, prima di premerle con delicatezza su esse. Erano della dimensione perfetta e di una morbidezza incomparabile, o almeno così sembrava a me. Continuai a tracciare la sagoma della sua mascella con il pollice, tenendo le altre dita sotto al suo mento, alzandoglielo in modo da poterla baciare più comodamente. Approfittai di quando schiuse per un momento le labbra per approfondire il bacio, facendo scivolare la lingua nella sua bocca. Non ricambiò con molta enfasi e tentò in tutti i modi di camuffare la sua voglia invece di farlo, di ricambiare. Lo sentivo dal ritmo del suo cuore, dal fatto che, probabilmente, non si rendeva conto di starmi accarezzando le braccia già da un po'. Mi staccai dalle sue labbra e scesi a baciarle la mascella, poi il collo, la clavicola e scesi sempre di più, lasciando numerosi segni sulla sua pelle abbronzata. Indietreggiai e la spinsi con il mio corpo, buttandola sul letto. Mi misi a cavalcioni sul suo bacino e ripresi a baciarla, sempre più voracemente. Le sue labbra davano dipendenza, il suo sapore, il suo profumo. Infilai la mano al di sotto del tessuto della maglietta e la sentii irrigidirsi. Le sue mani si posarono sulle mie spalle e tentò di spingermi via, di allontanarmi. –Non mi sembra di aver fatto nulla del genere a Luca. –disse sulle mie labbra, indietreggiando e scivolando via da sotto il mio corpo. Si tenne su sugli avambracci e si pulì la bocca con il braccio. Boccheggiai incredulo. –Perché fai così tanta resistenza con me? – chiesi amaramente, aggrottando le sopracciglia. –Perché tu vuoi solo scoparmi, di me non te ne frega un cazzo. Non lascerò che mi usi e poi mi spezzi il cuore. – disse amareggiata, guardandomi come se la cosa fosse ovvia. –Credo che anche Luca voglia fare lo stesso, ma con lui ci saresti stata. – le rinfacciai la cosa, sempre più arrabbiato. –Ma di lui non me ne frega niente. Lo avrei usato almeno quanto lui avrebbe usato me. Non ci sarei stata male. Invece con te... – lasciò la frase in sospeso, abbassando lo sguardo alla federa azzurrina del cuscino. La guardai, aspettando che continuasse. –invece...? – la incitai. –Non lo so perché, so che ci starei male e non voglio. – disse, improvvisamente triste. Si alzò, sistemandosi i capelli passandoci una mano in mezzo, e in silenzio tornammo in salotto. –Ora dobbiamo andare. – ci avvertì, guardando in modo strano Eva. L'amica ricambiò il suo sguardo, preoccupata, e si alzò dalle ginocchia di Tom, dirigendosi verso Chiara. Rimasi un po' deluso, sia dal fatto che prima mi avesse rifiutato, che dal fatto che se ne stesse andando. Era da quando mi ero seduto che Christina non faceva altro che straparlare dei suoi capelli e ovviamente io non l'ascoltavo, ero troppo concentrato su Chiara e Luca. Dio, quanto si vedeva che lui ci stava provando e io ero qui come un salame senza fare niente, mentre Luca se la scopava con lo sguardo. Non riuscivo neanche a guardarli, ma non gli staccavo gli occhi di dosso. Perché? Mi chiedevo. Perché quella donna riusciva sempre a farmi incazzare?

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Lidia00x
Inchiostroalpostodelsangue//

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