I hate u, I love u

By mariposaa97

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Macarena รจ riuscita a scappare e vive in Marocco, pronta a iniziare una nuova avventura: diventare mamma. Dov... More

Capitolo 1 - Parte 1
Capitolo 1 - Parte 2
Capitolo 2 - Parte 1
Capitolo 2 - Parte 2
Capitolo 3 - Parte 1
Capitolo 3 - Parte 2
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Capitolo 6 - Parte 1
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ANNUNCIO
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Capitolo 30 - Parte 2

Capitolo 19 - Parte 2

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By mariposaa97


Macarena


Yasmin ha chiesto undici volte di Zulema, le ho contate. Non capisce perché non venga a dormire a casa e non crede più alla scusa del lavoro, che di solito funzionava.

"Non può lavorare di notte se fa la nanna!" ha urlato, irritata.

"Amore, fa la nanna fuori perché lavora lontano da qui."

"E che lavoro fa?"

"Consegna i regali alle persone."

"Come Babbo Natale?"

"Più o meno sì."

Sono una madre bugiarda, ma non me ne vergogno. In questo caso si tratta di sopravvivenza. Cosa potrei dirle? Ha tre anni.

Deciderò insieme a Zulema cosa dirle nei prossimi giorni, ma sto prendendo tempo anche perché spero ancora di risolvere le cose con mia moglie.

"Mamma, sei triste?"

"No, sto bene."

"Ti manca Zuzu?"

Oddio, vuole farmi piangere?

"Sì, un pochino."

"Non essere triste mamma, lei torna presto."

"Hai ragione."

"Vuoi giocare con me?"

"Certo, con cosa vuoi giocare?"

"Con le mie Barbie preferite: tu fai Barbie Principessa e io faccio Barbie Shakira."

Barbie Shakira è la sua preferita, è stata Zulema a regalargliela.

Questa Barbie costava 600€ perché è da collezione e le avevo detto che secondo me era esagerato comprarla a una bambina di tre anni, ma lei non aveva voluto sentire ragioni.

Dopo aver giocato per un po' con Yasmin cerco di convincerla ad andare a dormire, ovviamente senza successo.

Continua a premere sulla chitarra di Barbie Shakira facendole cantare "Whenever, Wherever" in loop.

"Yasmin, basta."

"No, io voglio giocare ancora."

"Devi dormire, domani hai la scuola."

"Io non voglio dormire, mamma!"

"Yasmin, ti prego, non ho voglia di sgridarti."

"Zuzu giocherebbe ancora con me..."

"Zuzu non è qui." le dico, con un tono glaciale.

Oddio, sono una madre terribile.

O forse sono solo esasperata.

"Sei cattiva!"

Inizia a piangere, mettendo in atto il classico capriccio delle dieci di sera.

Per farla smettere uso l'arma, in questo caso sbagliata e totalmente diseducativa, del castigo.

"Se non vai a dormire niente cartoni per una settimana." le dico.

E per sentirmi meno stronza le leggo una favola della buonanotte.

Quando lei si addormenta torno nella mia stanza e mi rendo conto di essere sola.

Zulema non è qui, non dormirà con me. Il letto è così grande, vuoto e schifosamente spazioso senza di lei. Mi manca, mi manca da morire.

Vorrei solo un suo abbraccio, un suo bacio, vorrei che mi dicesse che andrà tutto bene.

Invece non andrà tutto bene.

Mi sta pensando? Ovviamente no.

Dov'è? Con chi è? Cosa sta facendo?

Uno scenario terrificante si proietta nella mia mente: di sicuro sta scopando con James. Immagino i loro corpi, avvinghiati l'uno all'altro. Immagino i sospiri, i gemiti, lui che tocca lei, lei che tocca lui. Immagino James che le tira leggermente i bellissimi capelli neri mentre la penetra, mentre fa l'amore con lei.

Con la mia Zulema, mia moglie.

Mi prendo la testa fra le mani, mi sembra di impazzire. Cerco disperatamente di cancellare quei pensieri dalla mia mente, ma non riesco a smettere di rimuginare.

Domani ho una giornata importante al lavoro e ci tengo a fare le cose bene, ma temo che stanotte non riuscirò a dormire. Non che sia una novità, ormai soffro di insonnia da anni.

Dopo la tortura, il mio sonno già precario mi ha abbandonata del tutto. Dormo quattro/cinque ore a notte, ma più spesso due o tre.

Mi domando come sia possibile che io non mi sia sentita ancora male.

Nonostante la mia riluttanza iniziale, ho provato con gli psicofarmaci, ma nemmeno con quelli riesco a rilassarmi di notte.

Appena mi sdraio sento il cuore rimbombarmi forte contro il petto, quando sono a pancia in giù penso possa trapassarmi il torace e bucare il materasso.

Forse la verità è che io non voglio dormire perché se lo faccio rivivo i miei peggiori incubi. Rivedo Ramala, i suoi uomini, il sangue che mi scende dalle ferite, gli ematomi sul mio corpo. Rivedo il suo sigaro, gli attizzatoi, le bruciature sulla mia pelle. Sento l'odore di cuoio e di muffa di quel luogo terribile, l'acqua nei miei polmoni e il respiro che mi manca.

Inoltre, non riesco a smettere di pensare a Zulema. Mi ha lasciata, mi ha abbandonata, ha deciso di chiudere con me e so che la sua è una decisione definitiva.

Non avrei mai pensato di divorziare.

E non avrei mai pensato di divorziare da lei.

Passo la notte totalmente in bianco, piango fino al suono della sveglia.

Accompagno Yasmin a scuola, cercando di dissimulare il mio malessere.

Mia figlia però è molto intelligente e nota subito che qualcosa che non va.

Mi fissa dal seggiolino, sul sedile posteriore della mia auto, con uno sguardo interrogativo.

La vedo dallo specchietto retrovisore, ma faccio finta di niente.

"Zuzu è andata via perché è arrabbiata con te?" mi chiede, dopo un po'.

"No amore, a volte lavora lontano da casa."

"È andata via perché tu sei arrabbiata con lei? Sei arrabbiata perché deve lavorare e non ti fa più le coccole?"

"Yasmin, nessuna di noi è arrabbiata."

In quel momento, per uno strano scherzo del destino, mi suona il cellulare. Si illumina il display e vedo che è Zulema.

Non guardo mai il telefono mentre sto guidando, lo tengo nell'apposito spazio.

Schiaccio il pulsante per rispondere, con il cuore a mille.

"Sto guidando, sto portando la bambina a scuola. Sei in viva voce se vuoi salutarla..."

La avviso subito perché non voglio che la piccola senta determinati discorsi.

"Ciao piccola peste!"

"Zuzu, stai lavorando?"

"Sì, ma torno presto. Devo chiedere una cosa veloce alla mamma."

"Ci manchi tanto."

"Ci vediamo presto piccolina."

Yasmin sorride e inizia a guardare fuori dal finestrino, contando le macchine gialle.

Lo fa sempre, il giallo è il suo colore preferito.

Io e Zulema non sopportiamo il giallo, per noi è il colore della divisa di Cruz del Sur.

Yasmin però, come tutti i bambini, è innocente e non può sapere perché le sue mamme odiano tanto quel colore.

"Cosa volevi dirmi?" chiedo a Zulema, cercando di nascondere il mix di emozioni che sto provando e che nemmeno io riesco a riconoscere con precisione.

"Possiamo vederci oggi all'ora di pranzo? Devo parlarti dell'armadio che avevamo visto su internet per camera nostra."

So cosa sta facendo, non vuole che Yasmin capisca la situazione.

Di che cosa vuole parlarmi?

Probabilmente vuole spiegarmi come potremmo dividerci i giorni in cui teniamo Yasmin o ribadirmi che tra di noi è finita sul serio.

"Va bene, ci vediamo a casa?"

"Vieni da Ismael."

Da Ismael? Perché da lui?

Non so cosa pensare, ma decido di non farle domande davanti a mia figlia.

"A che ora?"

"Puoi raggiungermi quando esci dal lavoro, ti aspetto lì."

"Va bene, a dopo."

Accompagno mia figlia a scuola, vado al lavoro e cerco di impegnarmi al massimo.

Oggi è una giornata particolarmente faticosa perché Hassan, che è il mio capo, rimane al bar appositamente per osservarmi e valutarmi. Vuole mettermi alla prova, vedere come lavoro.

Credo sia giusto, in fondo si è fidato di me senza conoscermi e sono una ex carcerata.

Ho la testa da un'altra parte, ma riesco ad affrontare la mattinata in maniera dignitosa.

Hassan mi fai complimenti e io mi sento davvero fiera di me stessa. Se riesco ad essere brava in qualcosa dopo una notte insonne e con i mille pensieri che ho per la testa allora forse sono meglio di quello che credo.

Forse sbaglio a sottovalutarmi sempre.

Quando esco dal lavoro devo affrontare ciò che mi fa più paura: l'idea di perdere Zulema.

L'ho già persa perché lei mi ha lasciato, però una parte di me spera che lei mi dica che mi ama e che ha fatto una cazzata.

So che mi sto illudendo, ma non sono ancora pronta ad abbandonare l'ultimo briciolo di speranza che mi è rimasto.

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