82. Tarli allo stomaco

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La mattina in compagnia di Katia è stata un tocca sana dopo lo schifo che ho dovuto vivere. Di Paolo nessuna traccia. Ho provato a chiamarlo ma è del tutto irraggiungibile.
Lorenzo a differenza sua si è fatto sentire più volte e per questa sera, visto che Maria è appena volata a Parigi con tutti e cinque i nonni per andare all'Euro Disney durante il ponte dell'immacolata, ha organizzato qualcosa per cena.

Oggi pomeriggio abbiamo a che fare con un caso molto delicato e complesso, un paziente oncologico, recentemente diagnosticato, ha espresso il desiderio di lasciarsi andare tra le braccia della morte rifiutando le cure. Vorrebbe godere dell'affetto dei suoi cari fino alla fine ma sua sorella ha iniziato ad urlare ad alta voce per i corridoi dandoci degli assassini. Ha perso completamente il senno e Luigia è stata costretta a chiamare la sicurezza per allontanarla e farla riavere.
La moglie sta attraversando tra le mie braccia la fase più dura, la doccia fredda che mai nessuno vorrebbe sentirsi sparare addosso. Per quanto io sia dolce e compassionevole, ho il dovere di non farla cadere nell'oblio. Cinquant'anni sono davvero pochi per perdere la persona che hai amato, con cui hai messo su famiglia e che ami ancora. Lo capisco molto più di quanto crede. I suoi lamenti si trasformano in urla e il corpo cede di peso sul pavimento.
Tutto questo davanti a Maurizio, suo marito.

"Sara, ora alzati, basta! Smettila."

"Smettila, cosa? Perché vuoi abbandonare le cure, perché vuoi lasciarci. Io..."continua a piangere.

"Sara... sto morendo, abbiamo poche ore a disposizione per goderci gli ultimi abbracci, gli ultimi sorrisi, tutti insieme. Le metastasi alla testa stanno invadendo il mio cervello, tra poco mi farò tutto addosso, non mi reggerò più in piedi e probabilmente se perdo tempo non potrò salutare i nostri figli con la giusta percezione. Ho molti dolori e ho bisogno della morfina e sai che con quella in circolo non vi riconoscerò più. Vuoi davvero questo?"

Sara gli corre incontro e si lascia abbandonare tra le sue braccia.
"No! No, amore mio..." singhiozza senza tregua.
"Perché a noi, amore mio... perché?"

Maurizio sembra essere passato invece alla fase dell'accettazione.
"Non conosco il motivo, ma so che non possiamo più fare nulla se non amarci per un ultima volta. Mi permetterai di salutare Marco e Alessia?"

Rassegnata, annuisce e organizza il tutto per rendere felice il suo amore.
Lascio la stanza per concedere loro un po' di privacy con la promessa che per qualsiasi piccolo cambiamento o difficoltà devono suonare il campanello.
Mentre mi chiudo la porta alle spalle penso che il vero valore della vita sia proprio questo. Non soldi, non bugie, ma il vero amore. Il sacrificio e le dure prove che costantemente si devono superare per mantenerlo. E la domanda che mi tormenta da stamattina sorge spontanea.

"Sto davvero facendo la cosa giusta? È questo che voglio davvero?"
Un campanello mi distoglie dai pensieri e le venti arrivano in un batti baleno.
Nel raggiungere il mio spogliatoio mi fermo un istante davanti alla stanza di Maurizio.

Dalla fessura della porta osservo l'atmosfera che lo circonda e il calore che questa immagine emana. Anche se si tratta di malattia e di morte, l'amore ha trovato il modo di rendere tutto intimo, bellissimo, importante e profondo. Hanno ancora un giorno per amare il loro padre fisicamente e dire lui tutto quello che hanno nel cuore e viceversa.
Non è mia intenzione disturbare perciò, faccio un passo indietro lasciando loro questo momento prezioso che non ha bisogno di intrusioni e corro a cambiarmi.

Che Dio li benedica tutti!

Una volta raggiunta l'auto afferro il telefono e chiamo mia madre.

"Salut, ma jeune fille!"
Faccio una smorfia con le labbra e riattacco il microfono all'orecchia.
"Ehi... ciao, mamma! Che fare? Siete arrivate in albergo?"
Odo un rumore indistinto che la circonda.

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