20. Segreti

1.1K 107 181
                                    

Se non parla, giuro impazzisco.
Ha lo sguardo pieno di scuse, mi stringe la mano e sospira come chi sta per dirmi qualcosa di importante.

"Mio padre ha reagito in un modo disumano... non solo per chi sei e quello che fai... ha reagito così, perché io, insomma..."

Guarda fisso il volante dell'auto e lo stringe con le mani, fino a farle diventare ancora più bianche. Il silenzio satura l'abitacolo e la tensione sale.

"Ti prego, vai avanti."
Nervosamente picchietto la punta delle dita sul cruscotto.

"Vedi... ho avuto un'adolescenza molto difficile, ho creato un sacco di problemi si miei e sono stato giudicato dalla mia famiglia, come quello "strano". All'età di tredici anni, ho iniziato a farmi problemi, si insomma, a cercare di capire se quello che ho poteva rappresentare un problema e mi sono chiuso in me stesso, non studiavo ed ero molto scontroso con tutti e tu invece nonostante quello che hai visto, non te ne sei fatta un problema e non lo hai creato a me".

Ma di che parli? Non si capisce niente! Io non ho visto niente! Ti droghi?

"Cosa ho visto?"

"Be', quando abbiamo fatto l'amore, si, insomma, le macchie, lì".
Non capisco.
"Che macchie? In tutta onestà, non ho visto niente. Perché? Che cosa avrei dovuto vedere?
Che hai? Sei malato?"
Sono confusa e agitata, non riesco a seguire le sue parole, non riesco a metterle in linea con la realtà.

"Ho la vitiligine!
Possibile che non ti sei accorta di nulla?"
Con un sospiro mi calmo perché so che non è nulla di grave.
"No!"
Ribatto secca.
Mi vergogno anche un po' a dire che non mi sono resa conto ma è così.

"Okay! Hai la vitiligine... quindi?
Non lo ho notato e non la ritengo invalidante, ne' contagiosa. Cerca di spiegarmi meglio.
Sii più chiaro per favore, perché non capisco dove vuoi arrivare."

Sospira ancora una volta e continua a parlare.
Nonostante io sia disposta all'ascolto, lui non riesce ancora a guardarmi negli occhi, forse oltre la vergogna percepisce la mia inquietudine.

"Vedi?
Queste macchie per me sono state una vera e propria croce, mi hanno reso l'adolescenza un inferno.
Mio padre ha anche cercato di farmi partecipare a gruppi di sostegno, ma io non sono mai, insomma, non sono mai riuscito ad approfondire rapporti con nessuna.
Ecco lo ho detto!"

Trasecolo.
La saliva mi si strozza in gola. Non riesco a deglutire.

"Vuoi dire che prima di me... non avevi mai..."

Oh, Gesù Santo, dimmi che non è possibile, che non è vero, dimmelo!

Sto per avere un mancamento, non trovo nemmeno la voce che mi occorre per porgli tutte le domande che vorrei. Ora e solo ora, inizio a capire un po' di più la posizione del padre. Mi sento sempre più morire.
Lui non riesce a trattenere le lacrime e crolla coprendosi il volto con i palmi tremanti delle mani.

"Scusami.
Sembravi perfetta, avevi tutte le caratteristiche.
Sei grande abbastanza da non beffeggiarmi, da non giudicarmi e soprattutto non avevamo nessuna amicizia in comune. Due mondi lontani.
Non giudicarmi male, ti prego.
Non avevo messo in conto i sentimenti.
Ti prego, di qualcosa."
Io sgomenta rimango intrappolata nella realtà che mi circonda. Sono stata una cavia.

Paolo è in stato di completa agitazione, con le mani stringe il capo, spettinando i folti capelli biondi, che ho sempre visto essere pettinati  alla perfezione.
Un macigno pesa sul mio cuore.
Ora so per certo che non abbiamo la benché minima speranza di stare insieme, di costruire qualcosa di bello.
Devo solo rassegnarmi.
Con le lacrime agli occhi, lo abbraccio forte, ormai lo amo e non posso più oppormi o razionalizzare questo sentimento.

Piccola OssWhere stories live. Discover now