6. Imprevisti

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"Ehi, ciao!Pronto".
Ingoio ansia mista ad aria : "scusami tanto se ti disturbo a quest'ora ma sono rimasta letteralmente a piedi, la mia macchina non ne vuole sapere di partire  e nessuno può venire a prendermi, che per... c..."
Non mi fa finire di parlare...
"Arrivo! Fermati. Non muoverti. Dove ti trovi?"
Alzo le sopracciglia e aggrotto la fronte, rimango senza fiato.
"Sono al parcheggio del Santa Barbara, sai dov'è?"
Non sento più nulla, controllo il telefono...
Sullo schermo compare chiamata terminata.
Mi ha chiuso il telefono in faccia?
Non ci posso credere!
Mi ha mollato così? Sarà in compagnia di qualcuno? Oh no!
Scorro sulla rubrica per cercare qualcun altro da chiamare, non posso passare la notte in auto, la zona non è sicura dai delinquenti.
Nemmeno due minuti dopo vedo dei fari  puntati sulla mia auto che mi sflashano.
Oh merda! Adesso? Mi agito poi scorgo la sua figura.
È Paolo.

"Ehi, ciao! Sali!"
Mi invita ad entrare con un modo così ammiccante, come se mi conoscesse da sempre.
Esco, chiudo tutto e mi dirigo timidamente verso lo sportello del passeggero con un'ansia tremenda che mi attanaglia lo stomaco.
Oddio Giuly! Oddio! Lo hai fatto davvero!
Ormai il danno è fatto e poco mi posso inventare.

"Sali!"
Salgo...
"Ciao."
Mormoro impacciata.

"Scusami. Non sapevo davvero come fare, chi chiamare, ho provato ma erano tutti in capo al mondo... E... mi sei venuto in mente tu..."

Ridacchia.

"Figurati!
Non avevo nulla da fare...
Non sono tornato a casa con gli altri."

Mi sento in imbarazzo, non riesco a chiedergli il motivo, lui mi fissa, faccio finta di non notarlo.
Percorriamo la strada senza dire tante parole.
Osservo la sua auto lussuosa, interni neri, credo sia pelle cucita con un filo bianco.
Sul volante c'è il logo Maserati.

È davvero una gran macchina per un ragazzo della sua età... una vera bomba.
Sarà davvero sua? Ma no! Sarà del papi...
"Non mi accompagni a casa?"
Domando rendendomi conto di non percorrere la strada per andare a casa mia.

"Beviamoci una birra dai".

"Devo fare la doccia, sono indecente".

Mormoro con un filo di voce, nel tentativo di fargli capire che potrei essere meglio di così, visto che sono reduce da un turno di otto ore di lavoro.

"Ma dai! Sei bella anche stanca, se vuoi fare una doccia vieni da me che tanto non c'è nessuno."

Colpita e affondata! Il ragazzino non si frega.
Mi ha appena detto che sono bella. Siii! Siii!
Queste sue ultime parole hanno provocato una reazione strana nel mio stomaco. Farfalle.
Mi sento leggermente in imbarazzo... volo!

I ragazzi sono tornati tutti in Umbria mentre lui no perché ha un esame venerdì , cioè domani.

"Sicuro che non c'è nessuno?!"
"Sicurissimo!"
"Va bene, okay, ma solo un'oretta".

Accetto, e in un attimo siamo in ascensore, appena lo specchio rivela il mio volto come fossi la protagonista di un film dell'horror mi poggio una mano sopra il viso in segno di resa.

Cazzo Giuly! Come hai fatto a presentarti così? Sei la peggiore!

Ho un'espressione disperata e i suoi occhi azzurri mi fissano come volessero dirmi qualcosa di pericoloso. Il suo sguardo e' magnetico, ipnotico, enigmatico. Non riesco a resistergli.
Mi sta salendo l'ansia, ho la gola secca, cerco una via di fuga in quel piccolo abitacolo e non la trovo.
Mi massaggio il collo evidentemente in imbarazzo.
Se non si apre subito rischiano di implodere. Ma lui non molla, le sue iridi corrono sulla linea delle mie labbra, desiderose di saccheggiarle.
Aiuto. Sto per bruciare. Un estintore please!

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