3. Presentazioni uniche

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Il sacerdote parla, predica e alza le mani verso il cielo, dice un sacco di cose ma nessuna che la rappresenti veramente, nessuna che parli di lei e che la racconti per la persona eccezionale quale era.
Non sa di chi parla.

"La nostra sorella Grazia..."

Le poche persone presenti sono molto distaccate.
Chi controlla l'orologio, chi si passa le mani fra i capelli, chi sbadiglia e chi si stropiccia gli occhi. Tutto ciò mi snerva, mi irrita.
Per fortuna taglia corto con le prediche di circostanza e finisce l'omelia.

Torno a casa sfinita, voglio abbandonarmi sotto il soffione della doccia per almeno mezz'ora, ho bisogno di rilassarmi un po', metto in carica il telefono e mentre la luce si accende sul display vedo quattro messaggi da un numero sconosciuto.

Vabbè! Ora mi lavo e poi provo un pochino a dormire, più tardi leggerò.

Il calore e la tranquillità che sprigiona l'acqua calda che scivola sul mio corpo è lenitiva, su di me ha questo potere, e quando lo raggiunge appieno, so di poter uscire diversa da come sono entrata. Mi avvolgo nell'accappatoio, mi asciugo e vado in camera da letto intenta ad indossare il pigiama celeste con i panda rosa. Stremata mi abbandono tra le braccia di Morfeo. Voglio che questa giornata volga al termine il prima possibile.

Riesco a dormire circa tre ore, un sonno travagliato è sempre meglio di niente.
Apro le finestre e un leggero raggio di sole mi scalda il viso è: così confortante! Così bello!

Rimango lì per due minuti, inspiro aria carica di profumo di rose che proviene dal giardino sottostante la finestra, rose rosse, rose inglesi che coltivo da anni con grande passione, sembrano ripagarmi con il loro dolce profumo.
Espiro lentamente e mi dirigo verso il telefono che è in ancora carica sul comodino.
Apro la sezione messaggi e leggo.

"Signora, sono al pronto soccorso, si è riaperta la ferita e non smetto di sanguinare".
Strabuzzo gli occhi e mi assale il panico.
Oh, cazzo! Al pronto soccorso?
Nooo, nooo!

Sgancio il telefono dalla carica, sono passate troppe ore, sarà meglio che chiami...
Compongo velocemente il numero e finalmente il telefono squilla...
"Pronto? Sono Giulia! Come sta? È ancora in ospedale?"domando in preda all'angoscia più totale.
"Giulia?"
Rimane interdetto per un istante.
"Sono quella che ti ha spaccato il labbro, ricordi?"

Tra me e me quell'idiota che ti ha spaccato il labbro con lo spigolo di un libro mentre ti si è schiantata addosso, perché invece di guardare dove andava stava armeggiando con il telefono.

Un ghigno si percepisce dall'altro capo del telefono...
"Ah, finalmente! Sì, certo, Giulia! Sono ancora qui! Mi vieni a prendere, per favore?"pretende stizzito.
"A prendere? Perché?"domando stupita.
"Perché sono a piedi!"sbotta sarcastico.
"Mi ha accompagnato Davide e poi se n'è andato! Ha rimediato una e non poteva stare qui!".
Trasecolo.
"Cosa? "
Che razza di amico è?
È proprio uno stronzo!
Il suo amico è al pronto soccorso e lui rimorchia una e lo molla? Era meglio ai miei tempi...
Bell'amico!

"Va bene! Dammi dieci minuti! Ti chiamo appena sono lì."
Faccio un salto dal letto verso il bagno, mi lavo i denti e mi trucco al volo.
I capelli stranamente sono lisci in tutta la loro lunghezza e non devo piastrarli.

Ritorno in camera, prendo dalla cabina armadio un jeans elasticizzato nero e una camicetta bianca, indosso tutto alla velocità della luce.

Due spruzzate di Narciso Rodriguez nero, un paio di calzini bianchi con il merletto nero che fuoriesce dalle scarpe che richiamano gli stessi colori.
Lascio il letto sfatto, afferro giacca, borsa e guido in tutta fretta verso l'ospedale di Fano.

Piccola OssWhere stories live. Discover now