36.

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Stavo lavorando tranquilla, senza pensieri e con un bel sorriso sulle labbra. Era una serata tranquilla e ne ero felice perché non avevo molta voglia di correre come una matta da un tavolo all'altro.

Mentre tornavo al bancone con il vassoio pieno di bicchieri sporchi sentii pronunciare il mio nome. Mi voltai, prestando attenzione a non far cadere i bicchieri, e vidi un uomo vestito con giacca e cravatta. Non conoscevo quell'uomo ma lui sapeva il mio nome. Mi venne un nodo alla gola. Questo ora chi era? Rimasi lì ferma, immobile, non riuscivo a muovermi, era come se avessi dei chiodi che mi tenessero ferma al pavimento. Cercai di ricordarmi l'uomo che mi aveva fermato al Flamenco ma non ricordavo fosse così giovane. Era senza barba e sembrava di stazza più grossa.

L'uomo di fronte a me si avvicinò di più fino ad essere di fronte a me. Ringraziai di avere il vassoio in mano, in modo da creare della distanza. «Ha bisogno di qualcosa?». Cercai di mantenere una voce ferma e tranquilla ma quello che uscì dalla mia bocca fu paura, preoccupazione e un volume di voce più basso del normale.

Il suo sguardo non si staccò dal mio e iniziai a sentire le gambe tremare. 

«Hai riferito il messaggio?> alle sue parole, d'istinto, feci un passo indietro cercando di mantenere saldo il vassoio. In quel momento avrei voluto scappare, ma una parte di me mi disse di rimanere lì altrimenti la situazione sarebbe peggiorata. 

«L'ho riferito» gli risposi con voce tremante. Dovevo cercare di rimanere tranquilla e non farlo dubitare. Così ci si comportava? Non lo sapevo ma sembrava una buona idea in questo momento.

«Sei sicura? Il tuo bel ragazzo ci sta forse prendendo in giro?» Parlava con una sicurezza e un tono così inquisitorio. Cosa voleva da me? Avevo dato il messaggio a Tyler. Perché continuare a venire da me. Cosa volevano ottenere? Tyler incazzato. Lo era già!

Mi schiarì la voce «Si, sono sicura. Posso fare altro per te? Altrimenti dovrei tornare al lavoro».

Non so con quale coraggio mi uscirono quelle parole ma dovevo in qualche modo uscire da questa situazione e soprattutto dovevo avvisare Tyler. Erano in giro di nuovo e mi avevano trovato un'altra volta. Bisognava risolvere assolutamente questa faccenda. 

«Mi stai per caso prendendo in giro?». La sua faccia divenne più ombrosa e la sua voce più forte. 

«Assolutamente no. Non so quali siano i vostri problemi. Ho riferito quanto mi è stato detto. Ho un lavoro da terminare quindi perdonami ma ora devo andare. Riferirò a Tyler che lo cercavi». 

Wow! Tirai un bel sospiro e pronunciando quelle parole mi sentii molto meglio. Pensai che in un luogo pubblico e davanti ad altra gente intorno non avrebbe potuto farmi nulla quindi perché non rispondergli a dovere, ovviamente senza esagerare. Avevo semplicemente detto la verità. Rimase fermo davanti a me e quando feci un passo indietro per allontanarmi da lui e tornare da Tessa mi bloccò. «Il prossimo non sarà più un avvertimento» Appena finì di pronunciare quelle parole si voltò ed uscì dal locale. Appena sparì dalla mia visuale, mi diressi velocemente al bacone, lasciai giù il vassoio e andai subito nell'ufficio di Fred. Era l'unica cosa che mi venne in mente di fare. Dovevo subito dirlo a qualcuno e il più vicino in quel momento era Fred. Avrei chiamato Tyler subito dopo. 

«Allie che succede? Chi era quello?» mi disse Tessa mente camminavo verso l'ufficio di Fred. 

«Ti spiego tutto dopo, promesso» le dissi continuando a camminare. Non bussai nemmeno alla porta, la aprii e la chiusi subito dietro di me. Non so perché ma lì dentro mi sentii all'istante più sicura.

«Allie» disse Fred alzandosi appena entrai in ufficio. Chiusi gli occhi e tirai un respiro profondo. 

«Allie» mi ripeté Fred con un tono più deciso. Aprii gli occhi e lo guardai. 

Fidati di meWhere stories live. Discover now