25.

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A casa, sotto alla doccia, mi lasciai andare ad un pianto liberatorio. Avevo bisogno di fare uscire tutto il nervoso, la rabbia ed il dispiacere. Non riuscivo a capire perché si era comportato così, perché non riusciva a considerarmi una persona importante affianco a lui. Ero riuscita ad aprirmi di nuovo con qualcuno dopo tanto tempo, riuscendo a vivermi il momento e soprattutto stavo riuscendo a fidarmi di nuovo di qualcuno. Così come facevo? Era come tornare all'inizio, di nuovo al punto di partenza.

Mi sistemi e mi infilai subito sotto alle coperte. Volevo dormire e smettere di pensare. Lily mi aveva mandato qualche messaggio per sapere come stavo, le avevo risposto di non preoccuparsi e che volevo tornare a casa e stare un po' da sola. Di Tyler nemmeno l'ombra, né un messaggio né una telefonata. Cercavo di non pensarci, di non pensare al suo comportamento, alla nostra conversazione ma la mia testa tornava sempre lì. Non sarei riuscita a dormire così facilmente come pensavo, soprattuttocon il suo profumo sulle lenzuola. Accessi il computer e aprii il file del concorso, rilessi dieci volte le parole che già avevo scritto ma non sembrò darmi un significato e men che meno riuscì a proseguire la scrittura. Sarebbe stata la notte più lunga di sempre.

Scesi in salotto e accessi la tv, forse un po' di casino avrebbe fermato i miei pensieri.


Aprii gli occhi e vidi un raggio di luce entrare dalla finestra. Era mattina. Mi misi seduta, sfregai gli occhi ancora addormentati e mi voltai verso la cucina e vidi Lily. «Buongiorno tesoro» «Buongiorno» risposi ancora con la voce assonnata. «Ti unisci a me per la colazione?». Avevo assolutamente bisogno di caffè e il mio stomaco reclamava cibo «Arrivo». Raggiunsi Lily in cucina. Ero stravolta, mi serviva davvero un caffè. «Scusa se non ti ho svegliato stanotte ma stavi dormendo così bene che mi dispiaceva» mi disse Lily mentre toglieva le fette di pane dal tostapane. «No, hai fatto bene, avevo bisogno di dormire e nel letto non ci riuscivo». Presi il barattolo di marmellata, il burro e mi sedetti al tavolo con Lily. «Stai bene? Josh mi ha detto che hai litigato con Tyler» «Non so come sto, voglio solo cercare di non pensarci» dissi mentre preparavo la mia fetta di pane. "Lo hai sentito?» «No e non ho intenzione di farlo». Ero ferma su questa decisione. Non ero stata io prendere e ad andare via senza nemmeno una parola se non "scusa ma devo andare". «Allie, forse è il caso che ne parliate» «Di cosa dovremmo parlare? Gli ho chiesto delle spiegazioni e non ha voluto darmele. Forse non è davvero così interessato a me» dire quelle parole faceva ancora più male. Dovevo cercare di non pensare a lui. «Possiamo cambiare discorso? Non mi va di parlarne ancora» chiesi a Lily sperando che capisse. «Certo che sì». 

Andammo avanti a fare colazione in silenzio, poi ad un tratto Lily mi disse «Ricordi che volevo parlarti di una cosa? La sua faccia diventò seria. «Si, se ti va ne parliamo> ero pronta ad ascoltarla almeno la mia mente non iniziava a farsi strani viaggi. «Che succede Lily?». Vedevo che era in difficoltà, così le lasciai qualche minuto. «È successa una cosa e ora mi rimangono pochi giorni per pensarci e per prendere una decisione» «Ok...una decisione per che cosa?» le chiesi bevendo il caffè. Fece un bel respiro e mi disse. «Sono incinta». A quelle parole ho fatto fatica a tenere il caffè in bocca. Era incinta?! «Lo so, penserai che sia un irresponsabile, che non penso a quello che faccio, ma nel momento che mi resi conto di quello che era successo, ormai era troppo tardi> mi disse affranta. «Ma com'è potuto succedere?» le chiesi ancora sconvolta. «Come pensi sia successo Allie!» «No, ok non intendevo quello. Intendo quando è successo, sai chi è il padre? Di quante settimane sei?». Penso che si riferisse a questo quando parlava di non avere più tempo e di dover prendere una decisione. «Ecco, non ti arrabbiare. Sono di sette settimane». Feci un rapido calcolo a mente e. «Lily sono più di due mesi!!! Quando avevi intenzione di dirmelo?!». 

Più proseguivamo la conversazione e più rimanevo scioccata. Mi ero resa conto che c'era qualcosa che non andava ma non pensavo a questo. Pensavo che il suo mangiare troppo era dovuto allo stress da esami, non di certo ad una gravidanza. Ed ora? «Allie sono consapevole di aver sbagliato e soprattutto di non avertelo detto prima ma non sapevo come dirtelo ed ero molto spaventata. Lo sono ancora oggi, però ho avuto modo di pensarci e se all'inizio pensavo che fosse una pazzia tenerlo ora invece sono felice all'idea di averlo con me». Era una decisione difficile da prendere, soprattutto visto che non aveva un lavoro fisso, faceva qualche ora a supermercato per tirare su qualcosa, non aveva ancora finito su l'università e soprattutto sapeva chi era il padre? Sapeva lui cosa volesse fare? Aspettava ad entrambi la decisione. Crescere da sola un bambino non è facile. 

«Lily, aspetta un attimo, ne hai parlato con il padre?» «Ecco, anche questo» «Lily sai chi è vero?» 

«Si, so chi è» disse frustata coprendosi il viso con le mani. 

«È una cosa buona sapere chi è, non credi?» 

«Si sì, voglio vedere la tua faccia appena ti dico chi è» 

«Dimmi» 

«Dio! Perché». Era davvero stravolta. Non riuscivo nemmeno a pensare ad una persona. Ne erano passati tanti e se dovevo essere sincererà non mi vedevo nessuno di quelli come padre. 

«Lily» 

«Ok. E' Nick». Alla sua risposta ci rimasi un attimo. Aveva detto Nick? Il nostro Nick? Il migliore amico di Tyler? No, non era vero. Ma quando è successo poi, perché non mi accorgo mai di nulla?

«Con Nick? Lily è un nostro amico, è il migliore amico di Tyler» 

«Lo so ma ti posso garantire che è successo tutto prima che iniziassimo ad uscire, ed è successo solo una volta» 

«Dio Lily». Ora ero io quella sconvolta. 

«Lo so ho sbagliato, ho commesso un errore però ora, questo bambino, mi sembra una nuova vita che posso iniziare. Tutti i dubbi, tutte le insicurezze...lui forse, ad oggi, è l'unica sicurezza che ho» disse mettendosi una mano sulla pancia e abbassando lo sguardo. 

alzai ed andai ad abbracciarla. Forse non era il momento giusto, non era una cosa a cui aveva pensato, sarebbe stato difficile ma le sarei stata vicina e l'avrei aiutata come potevo. 

«Nick lo sa?» le chiesi sparecchiando la tavola. «No, non sa ancora nulla> 

«Forse è il caso che parli con lui, ha diritto anche lui di prendere una decisione e soprattutto di sapere> 

«Si lo so, gli parlerò». Sorrisi. Una volta finito di lavare i piatti andai a darle un bacio sulla guancia e mi diressi in camera. 

«Vado a prepararmi, ho bisogno di fare una corsa>

«Va bene, posso chiederti un'ultima cosa?» 

«Certo, dimmi> 

«Oggi ho l'ecografia, sono sempre andata da sola, ti andrebbe di venire con me?». Sorrisi, certo che sì, sarei stata lì a fianco a lei. 

«Non devi nemmeno chiedermelo»

«Grazie».

Fidati di meWhere stories live. Discover now