1. Un altro addio

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Sento le sue dita magre e fredde allentare l'intreccio dalle mie, le lacrime iniziano a solcare il mio viso e il dolore del distacco si sta facendo largo dentro di me. Non voglio perderla ma so esattamente quello che sta per accadere, e non riesco a non avere paura. Questa volta si tratta di Grazia, della mia stellina, di quell'adorabile vecchietta che amo e curo da anni come se fosse mia nonna, e non riesco ad essere lucida, anche se l'etica professionale me lo impone. L'etica non sa quanto io le voglia bene e quanto lei ne ha voluto a me. Devo forzarmi e pensare che è vissuta novantasei anni e che ha avuto una vita piena e bellissima che è venuta a terminare in questo istituto dove lavoro da quattro anni.

Ecco, Giulia, pensa che è stata felice!
Pensa alla fortuna che abbiamo avuto ad incontrarci.

~•~

Un giorno le rughe appesantiranno il mio volto, non sarò più bella e forse nemmeno interessante, forse diventerò un peso per i miei figli, gli occhi non vedranno bene come ora, e le mie gambe avranno bisogno di te, allora desidererò con il cuore, la presenza di un Oss come me. Auguro a voi tutti di averne uno accanto che ha intrapreso questo mestiere non solo per lo stipendio ma come missione di vita. Non mi sono mai sentita meno di nessuna figura professionale che ha avuto la fortuna di essere riconosciuta per ciò che è dallo stato italiano. Per noi ancora non è così, non siamo professionisti e non godiamo di un profilo sanitario, ma soltanto tecnico.
Nonostante ciò, adoro ciò che si crea con i miei pazienti. Concluso il corso ho trovato lavoro in una residenza protetta per anziani di cui vi racconterò. Da qui è iniziata la mia carriera e la mia storia d'amore con chi ha bisogno di una sola mia carezza per non sentirsi solo e reietto.

~•~

L'RSA Santa Barbara è un istituto religioso che sopravvive grazie alle donazioni di beni mobili e immobili che gli ospiti decidono di dare in lascito alla fine della loro vita.
Non avendo nessuno che si potesse prendere cura di lei, per Grazia rappresentava la scelta migliore.
Ed è proprio grazie a questo istituto, che io e lei ci siamo potute trovare.

Sono le sei del mattino, il suo cuore si spegne lentamente come un lumino, e Grazia esala il suo ultimo respiro con me accanto.

"Sono qui, non sei sola, non aver paura...
Il dolore sta finendo, da ora in poi solo gioia, beatitudine e leggerezza." bisbiglio piangendo e accarezzandole la fronte.
È così pallida e scavata, poverina.
"Vola leggera, ti voglio bene, non dimenticarmi, ovunque andrai..."

L'abbraccio per l'ultima volta. Prendo coraggio e rimuovo con delicatezza gli accessi venosi, il sondino naso-gastrico e il catetere, le passo un batuffolo di cotone imbevuto di alcol sulla pelle, la lavo, le cambio il pannolone e le preparo gli indumenti che aveva scelto da tempo per questo infausto giorno: voglio che sia perfetta come amava sempre essere e mostrarsi.
Le immagini del primo giorno che ci siamo conosciute viaggiano nella mia mente veloci e dolorose.
Era così piccola ed esile, seduta sulla sua carrozzina che mi guardava e io guardavo lei non sapendo ancora bene cosa dovevo fare.
Subito si instaurò un legame particolare e non nego che avevo un debole per lei.
Cercavo di non farmi notare troppo dalle suore per paura di un loro richiamo. Continuo nel mio impegno nel renderla perfetta e prendo dal suo comodino la pochette contenente i suoi cosmetici.

Emozionata e con la mano tremante, le applico un velo di gloss color ciliegia sulle labbra sottili tanto da esaltarle, e una pennellata di ombretto dalla tonalità nude sulle palpebre ancora crucciate dalla sofferenza. Per ravvivare la pelle diafana applico due pennellate di blush sulle guance, ed esaudisco in parte il suo ultimo desiderio.

Infine, le pettino i capelli grigio argento ripercorrendo con la mente i momenti in cui manifestò il suo interesse per le mie mollette con le farfalle, era così dolce che in poco tempo la riempii di farfalle di ogni colore.
Dovevamo essere caute perché le suore con cattiveria e scherno le sfilavano via brutalmente dai capelli.
"Sei una vecchia! Dove vai conciata così?"

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