Capitolo 42

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Jace diceva che doveva parlarmi.
Sarebbe venuto qui, per parlarmi e questo mi incuteva abbastanza.

Lui non verebbe qui per una sciocchezza.
Nascondo questa mia ansia a mio fratello, a Nicole, al mio amico Michael e Milly.

Qualcuno si è insospettito, ma ho camuffato tutto dicendo che sono un poco nervosa, visto che sono in quel periodo del mese.

Con Milly ho cambiato argomento, le ho chiesto su mio fratello.
Ovviamente era come la pensavo, ma onestamente anche io avrei fatto la stessa cosa.

Domenica, verso le sedici.
Mi preparo, per vedere il mio ragazzo.

Ho come la testa pesante a pensare di continuo cosa voglia dirmi.
Forse dovrei pensare a qualcosa di bello, ma il buco nello stomaco che mi sta divorando comunica tutt'altro.

E non riesco a stare serena.

Ieri mentre mi facevo la doccia, sono scoppiata a piangere.
Chissà forse, ho aspettato il momento migliore per sfogarmi.

L'acqua che scorreva sovrastava ogni rumore e Luca non sospettava nulla.
Sono stata doppiamente fortunata, perché quando piango si nota, gli occhi rossi ed i contorni gonfi persistevano per dieci minuti, urlando a tutti quello successo a qualche minuto prima.

Mi fisso attraverso lo specchio, mentre metto un filo di mascara, tanto dobbiamo solo parlare.

"Luca io esco, vado a fare una passeggiata con una mia compagna di scuola"
Mio fratello è in camera, quindi di sopra ed io sono già fuori.
Così ho la scusa pronta per non aver risposto al quarto grado.

Mi allontano da casa, mando le indicazioni a Jace che era fermo a casa mia.

Voglio tenere tutti alla larga da me, ora come ora.

"Ciao"
Nonostante tutto sono felice di vederlo, lo abbraccio.
È una pugnalata al petto quando mi allontana da lui.

Lo guardo interrogativa.
"Ti devo parlare ed è una cosa seria, molto"
Dice.

Quel nodo allo stomaco diventa duro come la pietra e fa ancora più male.

Annuisco e velocemente mi siedo sulla panchina.

Si siede accanto a me, stringe la mia mano.
Gli occhi gli luccicano ed ha un sorriso malinconico.
Bacia un secondo le mie labbra a stampo.

"Ricordi quello che ho fatto un paio di sere fa?"
Tiro su il naso.

Annuisco, perché so già che la voce mi morirebbe in gola.

"Quella ragazza dice di essere"
Neanche riesce a finire la frase.

Scoppio, in mille lacrime, lascio la sua mano e copro il mio volto.
Un figlio, suo e di quella ragazza.

Suo figlio crescerà nel ventre di un'altra.
Non sarà la mia pancia a crescere, non sarà me che coccolerà, non sarò io che lo sentirò muoversi per la prima volta.

Io non darò la vita a suo figlio.

"Grace"
Le sue mani che toccano le mie braccia, bruciano.
Mi allontano subito.

"Jace fa male, io non ce la faccio non ci riesco"
Dico tutto d'un fiato, con la testa verso il basso.

La sua mano tocca la mia schiena ricurva.
"Tranquilla non ci dovrai pensare.
Credo che sia meglio per entrambi di lasciarci"
Scatto verso di lui, a guardarlo ancora più confusa e persa di prima.

Gli occhi non si chiudono, forse non sto neanche respirando.
Anche lui sta male, lo sto esaminando senza neanche rendermene conto.

Singhiozza ad ogni parola.

"Jace.
No, per favore.
Vedrò di farcela.
Io ti amo"
Piagnucolo, con la testa sulla sua spalla.

"Starai male, hai già sofferto abbastanza a causa mia.
Dimenticami e vivi.
Sappi che ti amerò sempre"
Unisce per l'ultima volta le nostre labbra.

Stringe la mia mano, vuole accompagnarmi a casa.

Gli dico di dover andare in un bar, a prendere un dolce per me e mio fratello.
Non demorde e così lo lascio accompagnarmi.

Quando si ferma, faccio finta di entrare nel bar e quando è distratto me ne vado.
Vagando nelle strade di questa città per me sconosciute.

Che ne pensate?

Sei la mia rovina 3.Where stories live. Discover now