Quando indietro non si torna più

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Lo Sconosciuto mi guardava.

Cameron mi guardava.

Io, invece, non riuscivo ad allontanare i miei occhi da Jackson.

Feci un passo indietro, nello stesso istante in cui le lacrime avevano incominciato a riempire i miei occhi.

Era troppo.

Tutto troppo.

Non c'era più un limite di sopportazione per me. Le mie forze, quelle della mia testa, erano rimaste aggrappate a tutti gli scogli che avevano trovato ovunque, nei posti più improbabili, più impensabili.

Ma adesso era finita, e lo era davvero. C'era solo più oceano intorno a me.
La sensazione che potevo provare - l'unica- era quella di lasciarmi scivolare verso il fondo ad occhi chiusi.

Non era soltanto per ciò che sentivo nei confronti di Desmond, per la gratitudine che avevo verso di lui.

Era per tutto.

Adesso mi era davvero chiaro che tutto quell'inferno non sarebbe mai finito.

Chiunque fosse mai stato importante per me avrebbe rischiato di lasciarmi per sempre, senza preavviso. Senza che io potessi fare nulla per impedirlo.

Era più di quanto fossi capace di sopportare. Era lo stesso confine di cui aveva parlato Jackson. L'avevo superato anche io a mio modo, e tornare indietro, adesso, sarebbe stato impossibile.

Mentre lasciarmi cadere era così semplice.

Il silenzio, sotto di me, era così perfetto.

Mi voltai, diedi le spalle a tutti e mi diressi verso l'uscita.

Aprii la porta della locanda e me ne andai da lì.

Correndo, morendo dentro. Sentendo le lacrime che mi tagliavano il viso, e il sale che mi entrava in bocca.

Forse la libertà esisteva, da qualche parte.
Oltre il bosco, dove l'acqua era più scura. Nel punto da cui tutto quel male aveva avuto origine.

Giù, in profondità.

Forse il lago era davvero il posto che meritavo.

Mentre correvo, da sola, ebbi un flash improvviso.

Io che attraversavo quel tubo enorme. Lo Sconosciuto che non era più con me.

Si stava avverando.
Quella visione terrificante, l'ultima che avevo avuto.
Metro dopo metro, me ne rendevo conto. Ed ero io che stavo facendo in modo che si avverasse.

Ecco perché ero sola. Lo Sconosciuto non mi aveva abbandonata, nel mio sogno. Ero io che volevo essere sola.

Ed era perfetto.

La fine di tutto.

Il bosco era così vicino, adesso. L'avrei attraversato per un'ultima volta, e poi il dolore sarebbe scomparso.
Chiunque laggiù mi volesse, adesso avrebbe vinto. Ero finalmente pronta a lasciarmi prendere. Da lui, da loro.
Non mi importava più.

Mentre i miei passi diventavano sempre più veloci, la mia mente riavvolse i ricordi.

I miei diciotto anni.
I litigi sempre più frequenti di Mitch e Cecile.

Il loro addio.

L'arrivo a Saint Claire e l'incontro con lo Sconosciuto. I suoi occhi così perfetto incollati ai miei, a guardarmi come nessun altro al mondo mi aveva mai guardata prima.
La scoperta di quelle emozioni. Poi la paura, le grida, i fogli di giornale, le visioni.

Desmond. La morte di Joey e Susan è ancora Desmond, il suo discorso e le sue lacrime.

Desmond e la prima volta che io e lui ci eravamo incontrati, quella notte nel bosco. Già allora mi aveva salvato la vita.

Desmond e i suoi sacrifici, la sua guerra, il bene che aveva scelto di tenere da parte per me senza chiedermi nulla in cambio.

Nate, Melissa, le mie origini.

L'amore con lo Sconosciuto, come non l'avevo mai fatto prima con nessuno e come non l'avrei mai più fatto dopo.

I tubi, gli uomini senza occhi che mi ricordavano gli Aztechi, e la porta oltre la quale lui mi stava aspettando.

Poi ancora Desmond. Il modo in cui aveva rischiato tutto per salvare Cecile.

Per salvare me, ancora una volta e per sempre.

Avevo corso più di quanto avessi potuto immaginare, e non mi ero nemmeno resa conto di avere già attraversato quasi tutto il bosco.

Vidi il lago davanti a me, al di là degli ultimi pini.
Immobile, bellissimo.

Adesso, non mi faceva più paura. Non provavo più nulla. Nessuna emozione.

Desmond che mi lasciava il suo numero di cellulare.

La nostra ultima telefonata, mentre ero sul treno per Jamestown con lo Sconosciuto.

Il modo in cui mi aveva detto che gli mancavo.

Tutto il bene che avrei voluto avere il tempo di dimostrargli.

Tutta la sicurezza negli occhi di Jackson mentre mi diceva che non sarebbe mai più tornato.

Poi, il nulla.

Solo più il nulla.

Percorsi correndo più velocemente che potevo gli ultimi metri che mi separavano dal lago, e alla fine lo raggiunsi.

Rimasi immobile per qualche istante, respirando l'aria stupenda di quella notte.

Poi chiusi gli occhi, mi sfilai le scarpe e feci un passo in avanti, verso l'acqua.

Entrai, lentamente.

Non appena i piedi furono dentro, sentii un gelo immenso, indescrivibile avvolgere tutto il mio corpo.

Ma i pensieri, tutti quei pensieri, lentamente stavano incominciando ad andare via da me.

Ero così leggera, all'improvviso.

Continuai ad avanzare nell'acqua, con i vestiti addosso. Più andavo avanti più diventava profonda.

Poi, all'improvviso, un grido ruppe il silenzio della notte.

<<Rose, non farlo!>>

Rose e lo SconosciutoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora